Paolo Bracalini per “il Giornale”
Al posto che fu di Maurizio Lupi, fatto fuori dalle Infrastrutture per il Rolex al figlio e l'abito su misura cucito dagli imprenditori a caccia di appalti pubblici, anche il nuovo inquilino Graziano Delrio ha avuto il suo conflitto d'interessi parentali, finito però nel nulla, anzi con minaccia di querele per chi prova a insinuare. Nel frattempo la ditta di famiglia, la «Delrio Bonfiglio e Figli di Delrio Paolo Sas», società edile di Reggio Emilia guidata dal cugino Paolo, è fallita, mentre l'altro cugino, Graziano, faceva una carriera formidabile a Roma, prima ministro del governo Letta, poi sottosegretario e fedelissimo del premier Renzi, adesso ministro di un ministero pesante.
Prima era stato sindaco di Reggio Emilia, e proprio tra la fine del primo mandato e la riconferma per il secondo la ditta del cugino Paolo si aggiudica - lasciando a bocca asciutta altre 19 imprese in gara - un appalto da 140mila euro per l'ampliamento di una scuola comunale. L'unico appalto - raccontò il Fatto - vinto quell'anno dalla ditta di Paolo Delrio, proprietario al 99% della società. E il restante 1%?
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Appartiene alla moglie, Rita Enrica Montanari, una funzionaria nel Comune di Reggio Emilia, e proprio nell'ufficio appalti dell'ente guidato, per nove anni, dal cugino del marito, il Graziano Delrio nuovo ministro delle Infrastrutture. Niente di illecito, nessuna indagine, niente di niente. Ma abbastanza, forse, per mettere a rosolare sui giornali il renzianissimo ex sindaco, com'è capitato ad altri non indagati.
E invece no. Neppure quando, sotto il fuoco delle interrogazioni in consiglio comunale, viene fuori che la funzionaria-parente sapeva dell'appalto un mese prima dell'aggiudicazione da parte della società di cui è socia insieme al marito.
Perché proprio al suo ufficio, e alla sua attenzione, era stata inviato l'elenco delle aziende partecipanti alla gara. Nessun problema, però, anzi irritazione e una nota ufficiale minacciosa del Comune: «La dottoressa Enrica Montanari, funzionaria del Servizio Appalti e Contratti del Comune di Reggio, coniuge di Paolo Delrio, ha avuto un ruolo d'ufficio minimale, non si è occupata dell'invito alle ditte e non ha partecipato ai lavori della commissione. Il sindaco di un Comune, in tal caso l'allora sindaco Delrio, non si occupa, non si è occupato e non ha alcuna competenza in materia d'appalti.
Il Comune ha incaricato i propri legali di valutare se sia stata lesa l'immagine e l'onorabilità dell'Amministrazione stessa». L'istruttoria interna avviata dal Comune poteva concludersi con un provvedimento disciplinare per la funzionaria-parente, ma così non è stato, perché non si è trovato nulla da eccepire. Quanto a Delrio (Graziano), guai solo ad associarlo alla storia dell'appalto del cugino. Vicinanze parentali e appalti che se si verificassero adesso, che guida un ministero delicatissimo, potrebbero avere un peso differente.
Persino una innocua nomina, come quella che gira, come semplice rumor, sui giornali locali di Reggio Emilia. Scrivono che nello staff ministeriale Delrio pensa di portarsi anche l'architetto Massimo Magnani. Segni particolari: cugino anche lui di Graziano Delrio, impiegato anche lui al Comune di Reggio Emilia, come dirigente della Pianificazione strategica e gestione delle Infrastrutture (107mila euro lordi il compenso).
«Magnani entrò in Comune quando Delrio era sindaco - scrive il quotidiano La Nuova Prima Pagina -. Ma il suo staff si premurò di minacciare querela a tutti i giornalisti che ne avrebbero parlato». Il «metodo Delrio» per non sporcarsi di fango ha funzionato, finora.