DEMOCRAZIA O DEMAGOGIA? - TSIPRAS INVITA I GRECI A VOTARE CONTRO L’ACCORDO CON LA TROIKA: “PIÙ ALTA SARÀ LA PERCENTUALE DEL ‘NO’, MAGGIORI SARANNO LE ARMI DEL GOVERNO GRECO PER RILANCIARE I NEGOZIATI”
Lorenzo Salvia per il “Corriere della Sera”
Le bandierine piccole sono in offerta, un euro. Quelle più grandi vengono cinque. Strisce bianche e azzurre, viva la Grecia e già che ci siamo pure la dracma. Delphina ha piazzato il suo banchetto in cima alla scalinata di piazza Syntagma, il cuore della capitale del default. «Sto facendo più soldi che al concerto di Robbie Williams, che ha cantato qui una settimana fa», dice tra una sigaretta e l’altra.
Il patriottismo tira più del pop. E anche stasera la piazza davanti al Parlamento di Atene diventa il centro della protesta. Arrivano in 20 mila per dire «ochi», scrivete no sulla scheda del referendum di domenica prossima sull’ennesimo piano proposto da Bruxelles. E fa lo stesso se la trojka non si chiama più così.
Dovrebbe venire anche il premier Alexis Tsipras. Ma alla fine ripiega su un’intervista alla tv di Stato. Niente cravatta come al solito, giacca blu: «La grande folla radunata a Syntagma — dice — ci dà la forza, con calma e compostezza affronteremo minacce e ricatti». La gente è ancora in piazza quando lui arriva al cuore del ragionamento, la base della campagna che andrà avanti fino alla fine della settimana: Bruxelles, spiega lui e ripetono qui con gli striscioni in mano, vuole che la Grecia resti nell’euro e cacciare il suo governo.
«Volevano spazzare via la speranza — continua Tsipras, guardando fisso in camera — ma non credo che ci sia la volontà di cacciare via la Grecia dall’euro. Un Paese in default ha dei costi altissimi». Intanto, in «default parziale» l’agenzia di rating Fitch ha classificato ieri quattro banche greche: National Bank of Greece, Piraeus, Eurobank e Alpha.
Ma il contrattacco è già pronto. A partire dalla scheda elettorale che domenica 10 milioni di greci sono chiamati a mettere nell’urna. In alto la scritta «ochi», cioè il no al piano in arrivo da Bruxelles. In basso la scritta «nai», il via libera all’accordo che metterebbe all’angolo il governo di Atene. Prima il no, poi il sì: se non un suggerimento almeno una suggestione. «Se vince il no — dice Tsipras — dovremo forse dire addio all’euro. Ma i cittadini greci potranno sopravvivere anche senza il programma di aiuti».
E lo stesso premier greco sottolinea come «più alta sarà la percentuale del no al referendum, maggiori saranno le armi del governo greco per rilanciare i negoziati». E se invece vincesse il sì? «Non sono un uomo per tutte le stagioni», risponde il premier, deciso a usare anche le sue dimissioni per convincere chi ancora non ha deciso. «La gente ha il diritto di scegliere il futuro. Il popolo farà sentire la sua opinione e la sua voce sarà ascoltata».
Stasera, a Syntagma, manifesteranno i sostenitori di Antonis Samaras, il predecessore di Tsipras che, pur tra lacrime e sangue, aveva portato la Grecia fuori dalla recessione. Loro sono per il sì: niente dracma, meglio l’euro. Non saranno exit poll, certo. Ma contare la gente in piazza sarà il primo test per capire da che parte tira il vento del referendum.
greci in coda allo sportello della banca