putin obama kissinger

PER IL DISGELO CON PUTIN, OBAMA SCONGELA IL 91ENNE HENRY KISSINGER - DOPO LE APERTURE A IRAN E CUBA, IL PRESIDENTE USA HA BISOGNO DI ALLENTARE LA PRESSIONE SU MOSCA, ALLEATO PREZIOSO PER LE GRANE IN MEDIO ORIENTE

henry kissingerhenry kissinger

Federico Rampini per “la Repubblica”

 

Come capo della diplomazia Usa i suoi exploit risalgono a sei presidenti fa. Ma a 91 anni, Henry Kissinger non è arrugginito. Barack Obama gli ha affidato una missione informale e delicata: sondare Vladimir Putin, per riallacciare un dialogo costruttivo tra Washington e Mosca. Potrebbe essere questa la sorpresa del 2015. Obama ha chiuso il 2014 con il clamoroso disgelo verso Cuba, un gesto lungamente meditato dal presidente americano che già ci pensava sei anni fa quando era un semplice candidato alla Casa Bianca.

 

Nell’ultimo biennio della sua presidenza ha in serbo altre svolte in politica estera. Tutti gli indizi puntano verso l’Iran: ristabilire le relazioni con Teheran dopo L’Avana, vorrebbe dire chiudere due fra le più gravi cesure diplomatiche. Perché non aggiungerci anche un disgelo con Mosca?

Helmut Schmidt Richard von Weizsaecker Henry Kissinger Helmut Schmidt Richard von Weizsaecker Henry Kissinger

 

Le indiscrezioni pullulano su tutti i media americani, da Bloomberg News a The Daily Beast . E’ proprio Kissinger ad essere stato avvicinato da Obama per uno di quegli incarichi informali che l’ex segretario di Stato padroneggia a perfezione. Fu lui l’artefice del capolavoro nella diplomazia della guerra fredda, il disgelo tra Richard Nixon e Mao Zedong che fece uscire la Cina dall’isolamento e conquistò all’America un cruciale alleato contro l’Urss.

 

KISSINGER ANDREOTTIKISSINGER ANDREOTTI

Kissinger non è l’unica pedina che Obama sta muovendo per riaprire i contatti con Mosca. L’attuale segretario di Stato, John Kerry, ha infittito i dialoghi con il suo omologo russo, il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Poiché Lavrov parla un inglese perfetto, i due si sentono a tu per tu, senza interpreti né assistenti. L’obiettivo: esplorare una via d’uscita dall’impasse ucraina. Che consenta alla Russia di sottrarsi al suo isolamento attuale.

 

E all’America di incassare la collaborazione russa su altri fronti di crisi: Iran, Siria.

La Casa Bianca si è convinta che Putin sia in una condizione di debolezza, quindi alla ricerca di un “ponte”: un’offerta che gli consenta di salvare la faccia, che non sembri umiliante per il nazionalismo russo, e al tempo stesso lo riabiliti almeno parzialmente agli occhi dell’Occidente.

 

Norman Podhoretz con Kissinger Norman Podhoretz con Kissinger

Obama è stato esplicito, perfino brutale nel suo sarcasmo, in occasione dell’ultima intervista (alla Cnn ) in cui ha parlato del leader russo: «Sotto la gestione di Putin c’è un crollo del rublo, un disastro finanziario, una pesante crisi dell’economia reale. Questa non mi pare la descrizione di uno che abbia messo in difficoltà l’America».

 

Gli ultimi segnali dall’economia russa sembrano confermare l’analisi di Obama. Lo stesso governo di Mosca ormai si prepara ad una recessione: le previsioni sono di un calo del Pil pari a meno 4% nel 2015.

 

Le ultime ore del 2014 sono state segnate da salvataggi pubblici di banche russe sull’orlo del de- fault (ultima della lista la Gazprombank, terzo istituto di credito nazionale, che ha ricevuto 700 milioni di dollari di aiuti per scongiurare la bancarotta). Con la caduta del petrolio, che ha perso il 50% in sei mesi, le risorse a disposizione di Putin si assottigliano. Più delle sanzioni occidentali, è il contro-shock petrolifero a mettere in questione le ambizioni della Russia.

KISSINGER PUTINKISSINGER PUTIN

 

La diplomazia americana ha passato “ai raggi X” il messaggio di auguri di buon anno nuovo che Putin ha mandato a Obama. Vi si legge l’auspicio che le relazioni bilaterali siano «su un piede di parità» nel 2015. Nella versione ottimista, si può interpretare quel messaggio come un S. O. S, la richiesta di un’offerta che salvi la faccia a Putin.

 

E’ la strada che sta esplorando nelle ultime settimane Kerry, nei suoi contatti con Lavrov. Una delle ipotesi allo studio, sarebbe l’eliminazione parziale di alcune sanzioni contro la Russia, in cambio della fine di tutti gli aiuti di Mosca ai ribelli ucraini. Questa mossa non sarebbe più condizionata al ritiro dei russi dalla Crimea.

KISSINGER OBAMAKISSINGER OBAMA

 

Dunque, Putin incasserebbe una vittoria non trascurabile: per quanto l’annessione della Crimea sia stata condannata come illegale da tutti i paesi della Nato, quest’annessione non impedirebbe che la morsa delle sanzioni venga un po’ allentata. Il dossier Ucraina e il dossier Crimea verrebbero in qualche modo separati. In cambio Putin dovrebbe offrire all’Occidente, oltre alla fine di ogni agitazione secessionista in Ucraina, anche delle contropartite su altri dossier diplomatici che stanno a cuore a Obama, dal nucleare iraniano alla sorte del regime Assad in Siria.

 

E’ tutto molto fluido. L’Amministrazione Obama dovrà stare attenta a non prendere per buona qualsiasi promessa di Putin, se non vuole subire critiche virulente dal suo Congresso a maggioranza repubblicana.

Ultimi Dagoreport

matteo salvini donald trump ursula von der leyen giorgia meloni ue unione europea

DAGOREPORT – IL VERTICE TRA GIORGIA MELONI E I SUOI VICEPREMIER È SERVITO ALLA PREMIER PER INCHIODARE IL TRUMPIAN-PUTINIANO SALVINI: GLI HA INTIMATO DI NON INIZIARE UNA GUERRIGLIA DI CRITICHE DAL MOMENTO IN CUI SARÀ UFFICIALE L’OK ITALIANO AL RIARMO UE (DOMANI AL CONSIGLIO EUROPEO ARRIVERÀ UN SÌ AL PROGETTO DI URSULA VON DER LEYEN), ACCUSANDOLO DI INCOERENZA – LA DUCETTA VIVE CON DISAGIO ANCHE LE MOSSE DI MARINE LE PEN, CHE SI STA DANDO UNA POSTURA “ISTITUZIONALE” CHE METTE IN IMBARAZZO LA PREMIER

ursula von der leyen giorgia meloni macron starmer armi difesa unione europea

DAGOREPORT – SI FA PRESTO A DIRE “RIARMIAMO L’EUROPA”, COME FA LA VON DER LEYEN. LA REALTÀ È UN PO’ PIÙ COMPLICATA: PER RECUPERARE IL RITARDO CON USA E RUSSIA SUGLI ARMAMENTI, CI VORRANNO DECENNI. E POI CHI SI INTESTA LA RIMESSA IN MOTO DELLA MACCHINA BELLICA EUROPEA? – IL TEMA È SOPRATTUTTO POLITICO E RIGUARDA LA CENTRALITÀ DI REGNO UNITO E FRANCIA: LONDRA NON È NEMMENO NELL’UE E L’ATTIVISMO DI MACRON FA INCAZZARE LA MELONI. A PROPOSITO: LA DUCETTA È ORMAI L’UNICA RIMASTA A GUARDIA DEL BIDONE SOVRANISTA TRUMPIANO IN EUROPA (SI È SMARCATA PERFINO MARINE LE PEN). IL GOVERNO ITALIANO, CON UN PUTINIANO COME VICEPREMIER, È L’ANELLO DEBOLE DELL’UE…

trump zelensky vance lucio caracciolo john elkann

DAGOREPORT – LUCIO E TANTE OMBRE: CRESCONO I MALUMORI DI ELKANN PER LE SPARATE TRUMPUTINIANE DI LUCIO CARACCIOLO - A “OTTO E MEZZO” HA ADDIRITTURA SOSTENUTO CHE I PAESI BALTICI “VORREBBERO INVADERE LA RUSSIA”- LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È STATA L’INTERVISTA RILASCIATA A “LIBERO” DAL DIRETTORE DI “LIMES” (RIVISTA MANTENUTA IN VITA DAL GRUPPO GEDI) - L'IGNOBILE TRAPPOLONE A ZELENSKY? PER CARACCIOLO, IL LEADER UCRAINO "SI E' SUICIDATO: NON HA RICONOSCIUTO IL RUOLO DI TRUMP" - E' ARRIVATO AL PUNTO DI DEFINIRLO UN OPPORTUNISTA INCHIAVARDATO ALLA POLTRONA CHE "FORSE SPERAVA DOPO IL LITIGIO DI AUMENTARE IL CONSENSO INTERNO..." - VIDEO

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – DA DE GASPERI A TOGLIATTI, DA CRAXI A BERLUSCONI, LE SCELTE DI POLITICA ESTERA SONO SEMPRE STATE CRUCIALI PER IL DESTINO DELL’ITALIA - ANCOR DI PIU' NELL’ERA DEL CAOS TRUMPIANO, LE QUESTIONI INTERNAZIONALI SONO DIVENTATE LA DISCRIMINANTE NON SOLO DEL GOVERNO MA DI OGNI PARTITO - NONOSTANTE I MEDIA DEL NOSTRO PAESE (SCHIERATI IN GRAN MAGGIORANZA CON LA DUCETTA) CERCHINO DI CREARE UNA CORTINA FUMOGENA CON LE SUPERCAZZOLE DI POLITICA DOMESTICA, IL FUTURO DEL GOVERNO MELONI SI DECIDE TRA WASHINGTON, LONDRA, BRUXELLES, PARIGI – DOPO IL SUMMIT DI STARMER, GIORGIA DEI DUE MONDI NON PUÒ PIÙ TRACCHEGGIARE A COLPI DI CAMALEONTISMO: STA CON L’UE O CON TRUMP E PUTIN?

friedrich merz

DAGOREPORT – IL “MAKE GERMANY GREAT AGAIN” DI FRIEDRICH MERZ: IMBRACCIARE IL BAZOOKA CON UN FONDO DA 500 MILIARDI PER LE INFRASTRUTTURE E UN PUNTO DI PIL PER LA DIFESA. MA PER FARLO, SERVE UN “BLITZKRIEG” SULLA COSTITUZIONE: UNA RIFORMA VOTATA DAI 2/3 DEL PARLAMENTO. CON IL NUOVO BUNDESTAG, È IMPOSSIBILE (SERVIREBBERO I VOTI DI AFD O DELLA SINISTRA DELLA LINKE). LA SOLUZIONE? FAR VOTARE LA RIFORMA DAL “VECCHIO” PARLAMENTO, DOVE LA MAGGIORANZA QUALIFICATA È FACILMENTE RAGGIUNGIBILE…

fulvio martusciello marina berlusconi antonio damato d'amato antonio tajani

DAGOREPORT – CE LA FARANNO TAJANI E I SUOI PEONES A SGANCIARE FORZA ITALIA DALLA FAMIGLIA BERLUSCONI? TUTTO PASSA DALLA FIDEIUSSIONI DA 99 MILIONI DI EURO, FIRMATE DA SILVIO, CHE TENGONO A GALLA IL PARTITO – IL RAS FORZISTA IN CAMPANIA, FULVIO MARTUSCIELLO, È AL LAVORO CON L’EX PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, ANTONIO D’AMATO: STANNO CERCANDO DEI “CAPITANI CORAGGIOSI” PER CREARE UNA CORDATA DI IMPRENDITORI CHE “RILEVI” FORZA ITALIA - LA QUESTIONE DEL SIMBOLO E IL NOME BERLUSCONI…