A DISTANZA DI CINQUE MESI DA QUANDO HA RICEVUTO L'INCARICO DI ELABORARE UN PIANO PER LA SPENDING REVIEW, YORAM GUTGELD NON HA ANCORA ANNUNCIATO NULLA - INTANTO LA SPESA PUBBLICA SALE SENZA SOSTA…
Francesco De Dominicis per “Libero Quotidiano”
Che fine hanno fatto i tagli alla spesa pubblica del governo? Da marzo, mister forbici è Yoram Gutgeld. Ma a distanza di cinque mesi dall' inizio dell' incarico, il piano per combattere sprechi ed eccessi del bilancio dello Stato non si vede. Tante le ipotesi, le indiscrezioni, le voci, peraltro mai confermate ufficialmente. Il menù, come al solito, è ampio. E in pasto alla stampa viene dato un po' di tutto: dagli acquisti alle forniture, dalla sanità ai servizi fino alla cosiddetta razionalizzazione delle detrazioni tributarie. Tuttavia, nulla di concreto è stato messo sul tavolo.
Yoram Gutgeld e Umberto Rapetto
L' ex McKinsey boy ha preso il posto di Carlo Cottarelli (rimosso frettolosamente dal governo e rispedito al Fondo monetario internazionale) ed è stato incaricato di gestire il delicato dossier «spending review». Che al momento è un oggetto misterioso, se non addirittura un clamoroso flop. Fatto sta che la dieta forzata del bilancio statale è centrale nel piano dell' esecutivo, specie per quanto riguarda la promessa, a più riprese reiterata dal premier Matteo Renzi, di voler ridurre le tasse per famiglie e imprese.
Il ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan - irritualmente tenuto fuori dalla partita sui tagli, quantomeno sul piano della regia - ha chiarito, mercoledì da Rimini, che per abbattere la pressione fiscale serve un progetto credibile di riduzione delle spese. Padoan ha mandato un segnale a Renzi: non firmerà decreti di riforma fiscale se non saranno affiancati da una spending review robusta. Messaggio diretto anche a Gutgeld, chiamato a uscire allo scoperto in tempi brevi.
I contribuenti non si illudano, però. La prima commissione per la revisione della spesa si era insediata nel 1981. Ministro del Tesoro era Beniamino Andreatta, presidente del consiglio Giovanni Spadolini. In oltre 30 anni non è cambiato nulla. La spesa è sistematicamente cresciuta e le imposte pure. Un andamento parallelo e costante.
Ieri la Cgia di Mestre ha spiegato che negli ultimi 15 anni le tasse in Italia sono aumentate proprio perché la spesa pubblica è cresciuta più rapidamente. Tra il 2000 e il 2014, secondo la Cgia, le entrate tributarie sono aumentate del 38,6%, mentre la spesa statale al netto degli interessi sul debito è salita del 46,5%: queste due voci hanno subito un' impennata nettamente superiore a quella registrata dal Pil italiano che nello stesso periodo di tempo ha segnato un incremento del 30,4%.
Se è corretta (e inquietante) l' analisi dell' associazione degli artigiani, i dati diffusi da Unimpresa fanno ancora più paura. Secondo l' organizzazione presieduta da Paolo Longobardi, nei prossimi cinque anni - Documento di economia e finanza alla mano - ci sarà più spesa per 38 miliardi e più entrate tributarie per 104 miliardi. Renzi deve fare un miracolo. Avvisate Gutgeld.