DISTRATTI DALLA CAMPAGNA ELETTORALE, COMUNE DI NAPOLI E REGIONE “DIMENTICANO” DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE NEL PROCESSO A RIINA - ALFANO MANDA I COMMISSARI A PALAZZO SAN GIACOMO PER STRACCIARE LE NOZZE GAY CELEBRATE DA GIGGINO
Dagoreport
1. ROSSI DI VERGOGNA
E meno male che, sulla poltrona di sindaco, siede un ex pm. E su quella di governatore un garantista a 24 carati. Il Comune di Napoli e la Regione Campania non si sono costituiti parte civile nel processo a carico di Totò Riina per la strage del “Rapido 904” che, giusto trent'anni fa, il 23 dicembre 1984, provocò 16 vittime e il ferimento di 267 persone.
Il capo dei capi di Cosa nostra è stato rinviato a giudizio dal gup di Firenze, nel maggio scorso, come mandante dell'attentato al treno Napoli-Milano esploso nella galleria San Benedetto Val di Sambro alle 19:08. Tra tanti incarichi legali per ricorsi, impugnazioni, appelli e opposizioni, che si sfornano negli Enti, potevano tranquillamente esserci anche quelli per affiancare le istituzioni ai parenti delle vittime – moltissime delle quali napoletane – di quell'assurda stagione di terrore.
2. NOZZE GAY, ISPETTORI AL COMUNE
Pierluigi Frattasi per il “Roma”
luigi de magistris raccoglie l'immondizia di notte 4
Blitz degli ispettori del Viminale all'Anagrafe del Comune di Napoli. Cancellate tutte le trascrizioni delle nozze gay registrate dal sindaco Luigi de Magistris negli ultimi mesi, così come previsto dalla circolare del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, del 7 ottobre scorso. Ma il primo cittadino partenopeo non ci sta e annuncia: «Faremo ricorso al Tar». Sono passati solo 4 mesi dalla trascrizione del primo matrimonio gay, celebrato all'estero, nei registri del Comune di Napoli.
Era il 14 luglio scorso, e il primato del primo matrimonio trascritto tra due persone dello stesso sesso, “officiante” il sindaco de Magistris, è andato a Roberto Solone Boccardi e Miguel Antonio Araujo, che si erano sposati nel 2008 in Spagna, paese nel quale vivono tutt'ora. Ma il documento è già carta straccia, cancellato con un colpo di spugna dai prefetti del Viminale. Il tutto in tempi record. La circolare di Alfano che vieta le trascrizioni è del 7 ottobre.
Un mese dopo, ai microfoni di “Un Giorno da Pecora” su Rai Radio 2, de Magistris toma alla carica: «Noi siamo stati i primi a celebrare le nozze gay, prima di Roma e Bologna, ora aspettiamo che arrivino gli ispettori di Alfano che ci vengono a fare visita. Cosa faremo quando arriveranno? Li sposeremo», si risponde con una punta di ironia. E gli ispettori sono arrivati. «Ci hanno messo 7 giorni - commenta il primo cittadino -, tra ispezione, atto di censura, invito a ritirare il provvedimento e cancellazione. Ci vuole la solerzia per mandarci gli ispettori per farci annullare la trascrizione dei matrimoni gay così velocemente». «Ma noi non ci arrendiamo - aggiunge - faremo ricorso al Tar».
A motivare il provvedimento di Alfano un principio giuridico chiaro: la competenza in materia non è del Comune, ma del Parlamento. Scrive, infatti, il ministro nella circolare: «Sono stati posti all'attenzione degli Uffici ministeriali alcuni provvedimenti sindacali che prescrivono agli ufficiali di stato civile di provvedere alla trascrizione dei matrimoni celebrati all'estero tra persone dello stesso sesso. Tali 'direttive', ad ogni evidenza, non sono conformi al quadro normativo vigente.
E ciò in quanto la disciplina dell'eventuale equiparazione dei matrimoni omosessuali a quelli celebrati tra persone di sesso diverso e la conseguente trascrizione di tali unioni nei registri dello stato ci vile rientrano nella competenza esclusiva del legislatore nazionale».
Una vicenda complicata, insomma, che è stata oggetto anche di feroci polemiche e attriti tra l'amministrazione comunale e la curia arcivescovile, guidata dal cardinale Crescenzio Sepe. Il presule ha più volte espresso censura nei confronti della scelta dell'amministrazione di effettuare le trascrizioni, ricordando come le priorità per il Comune di Napoli siano altre. «De Magistris si occupi delle buche stradali», l'aveva bacchettato il presule a giugno. Ma il sindaco non si era scomposto e a stretto giro aveva replicato: «Non mi distraggo dai grandi problemi».
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