DOPO LA MORTE DELLA DONNA FILIPPINA TRAVOLTA DALL’AUTO GUIDATA DA UN ROM, NELLA CAPITALE PARTE LA CACCIA ALLO “ZINGARO” E A BOCCEA LA RABBIA DIVENTA ODIO
1 - BOCCEA, ESPLODE LA RABBIA ANTI ROM: “RUBANO, SPUTANO E ORA AMMAZZANO GLI ZINGARI DEVONO ANDARSENE DA QUI”
val d ala parco delle valli campo nomadi roma
Federica Angeli per “la Repubblica - Edizione Roma”
«LO SA che farei io? Li prenderei, li metterei davanti a una telecamera a tutti e tre e gli sparerei in diretta. Vogliamo scommettere che se ne vanno da soli dall’Italia?». Pino, il barista del “Silver Bar” di fronte alla stazione della metro Mattia Battistini, dove mercoledì sera sono state travolte otto persone, una delle quali è morta, è un fiume in piena di rabbia. Ha visto la scena in diretta dell’investimento da parte della Lybra guidata da un rom. Chiede vendetta, vuole vendetta e si fa promotore nel quartiere di una giustizia di popolo. «Lo vede quel cartello? Ecco, così». Lo striscione che indica, proprio sopra l’entrata del metrò, recita, a caratteri cubitali: “Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò”.
INCIDENTE A BOCCEA - ROM INVESTE UNA FILIPPINA
«Adesso glielo dico io che sono nato e cresciuto qui cosa faremo o almeno dovremmo fare - prosegue Pino - dobbiamo prendere cinque macchine, andare la notte in questi campi rom e raderli al suolo». Se alla guida ci fosse stato un italiano avrebbe comunque tutta questa rabbia?
«Continuiamo a fare i buonisti. Sono stati gli zingari a fare tutto il macello di ieri. Sono sempre loro che fanno queste cose. Rubano, frugano nei secchi, si mettono davanti alle bancarelle e fanno piangere ogni giorno una persona, infilando le mani nelle borse e castigando chiunque passi. Poi se va bene li arrestano e dopo due giorni stanno di nuovo fuori. Ora basta». Pino del “Bar Silver” parla a voce alta e attorno a lui, davanti al bar tavola calda si fermano gli abitanti del quartiere.
Ognuno dice la sua. La rabbia cresce e si alimenta di battuta in battuta. «Non dico mica di raderli al suolo gli zingari - interviene Renato, un uomo sulla cinquantina che non vuole dire il suo cognome perchè è “comunista” e, sotto sotto, gli dispiace parlare così - ma sono tutti fradici dentro. Ce l’hanno nel sangue di fregare il prossimo, non li raddrizzi, non li recuperi più. È un popolo così».
Quindi che si fa? «Niente li mandi sulle Alpi con le trote e gli orsi, in mezzo alla natura, gli metti una staccionata intorno con l’elettricità così non possono uscire». A Pino e Renato, si aggiungono Angelo, Bruno, Pia, Aldo, Grazia, Antonio, Gisella. E il coro si fa unanime: «Ci dobbiamo pensare noi a farci giustizia, la politica tutta, dalla destra alla sinistra, non è capace a gestire la questione dei nomadi. L’hanno dimostrato. Quelli di destra promettono in campagna elettorale, prendono voti dicendo che li manderanno via e poi non fanno niente; quelli di sinistra parlano di integrazione e li fanno stare qua. Allora ci pensiamo noi», grida Giuseppe, applaudito dalla piccola folla attratta dal comizio improvvisato.
Soluzione? «Facile. Li andiamo a prendere uno per uno - riprende la parola Pino - li aspettiamo fuori dai campi e gli facciamo passare la voglia di comportarsi da padroni e di non avere il minimo rispetto per noi italiani. Mia moglie fa le pulizie proprio qui alla metro di Mattia Battistini. Ogni giorno a gruppetti e con i ragazzini in braccio vanno a borseggiare i passeggeri. Una settimana fa una turista si è accorta che le stavano infilando le mani nello zaino ed è riuscita a scappare dentro. Quelle le sputavano e le facevano il dito medio, capito come fanno?».
Il problema dunque non sono gli stranieri, sono proprio i nomadi. «E sì - dice l’anziana signora Lia - io non voterò mai Salvini perchè è un chiacchierone pure quello, ma in questo quartiere vivono tanti filippini, ma proprio tanti e sono bravissimi e dolcissimi, come la povera signora che è morta. Poi ci stanno anche i nordafricani che si fanno gli affari loro e più che provare a venderti calzini non fanno. I rom no: ti sfidano, ti entrano in casa, non hanno paura di niente, fanno quel che vogliono tanto sanno che non li punisce nessuno». Giustizia di popolo. A Boccea la chiamano così. Ed è evidente che l’incidente di mercoledì è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ma se li additi di essere razzisti si offendono. No. «Siamo solo esasperati».
2 - CELENTANO MOLLA GRILLO E SINISTRA «STO CON CHI VUOLE LA SICUREZZA»
Maurizio Caverzan per “il Giornale”
La politica viene dopo. La coerenza e la fedeltà alla linea sono balle. Mistificazioni. Imposture. Prima di tutto c'è la persona. C'è la vita. Ma se una donna muore, incolpevole, dopo esser stata falciata da un'auto guidata da un rom fuori controllo che fugge a 180 all'ora da un posto di blocco, allora di che cosa parliamo? Andate a quel paese, voi politici a caccia di voti. «Ciao GrillòRenzi!», scrive Celentano nel suo blog, annunciando l'addio ai leader della sinistra, di lotta e di governo. Non sarà un abbandono definitivo, forse.
Ma suona come una netta presa di distanza. Un'aperta sconfessione. Se la sinistra si perde nei tatticismi della campagna elettorale, incapace di tutelare la vita dei cittadini, non merita la mia adesione. Il mio voto. E così: «Sto cominciando a pensare a Salvini». Testuale. Una svolta clamorosa, un'acrobazia da rocker, una piroetta inattesa. Tanto più considerando le critiche rivolte alla Lega di Umberto Bossi per la gestione dei fondi e i favoritismi ai suoi familiari.
Ma il Molleggiato non è mai stato uomo di appartenenze granitiche. La sua adesione a un leader o a una forza politica si basa su circostanze precise e argomenti concreti. Niente politichese, niente distinguo capziosi. Ha uno sguardo semplice sulla vita pubblica. Lo sguardo di un bambino, verrebbe da dire. Il potere e la gestione del bene comune devono essere a servizio delle persone. Fine delle trasmissioni. E anche dei comizi. Cari «GrillòRenzi... così concentrati nella lotta a chi arriva primo, vi dimenticate di parlare del problema “non più importante” ma vitale che è la certezza della pena».
Anche tutte le analisi improntate all'ottimismo, che parlano di «crescita» e che fanno leva sugli inviti a «consumare di più» sono prese in giro colossali. Maggiormente in campagna elettorale. «Perché la gente dovrebbe consumare di più se ha paura anche a uscire di casa? E chi se ne frega degli 80 euro o del diritto di cittadinanza se poi arriva una macchina e ti travolge». Ecco qua, è la distanza tra promesse e realtà quotidiana il metro su cui Celentano misura l'efficacia dei politici. E quando la distanza è troppa, allora «ciao».
la visita al campo rom di matteo salvini 12
L'addio a Grillo e Renzi è solo l'ultimo di una serie di cambi di rotta. Ma non è questione d'incoerenze. Sarebbe un'analisi un superficiale. Berlusconiano ai tempi della discesa in campo, Celentano era fiducioso in un leader che scardinasse il teatrino del Palazzo. Poi aveva disapprovato l'editto bulgaro e si era spostato a sinistra.
Con l'avvento di Beppe Grillo, aveva come tanti intravisto una possibilità di rinascita. Che trovava nell'ambientalismo del primo M5S un ulteriore motivo di condivisione, documentato dai dialoghi sul Corriere della Sera a proposito della Milano con vista sull'Expo. Nella battaglia contro le navi giganti in laguna, invece, aveva trovato meno ascolto. E così anche con Grillo l'intesa si era rafferddata.
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Da ultimo, era toccato a Renzi catalizzare le aspettative dell'ex ragazzo della Via Gluck. Pochi giorni fa gli aveva scritto sulla questione dell'immigrazione e l'indifferenza europea alle richieste italiane: «Caro Matteo, non devi amareggiarti...». Esortandolo a organizzare «in Sicilia un campo, che solo inizialmente sarà di accoglienza...».
Quest'ultima uscita pro-Salvini spiazza tutti. Un Celentano leghista nessuno se l'aspettava. Tuttavia, non è uomo da ruspe, Celentano. E non è il caso di trarre conclusioni assolute. Nel suo pensiero schietto, è prioritaria sul resto la questione della sicurezza. E con quello sguardo da bambino sottolinea che «il famoso aumento dei consumi è strettamente legato a un disegno artistico che può scaturire solo attraverso il sorriso dei cittadini. Ma se i cittadini hanno paura e si sentono abbandonati, non sorridono. E se non sorridono, non consumano. Quindi...».
la visita al campo rom di matteo salvini 10
3 - «CHI SE NE FREGA DEGLI 80 EURO SE UN'AUTO TI FALCIA PER STRADA?»
Adriano Celentano per www.ilmondodiadriano.it
Ciao GrilloRenzi! Mentre voi ve la battete sul tavolo dei «VOTI», nel frattempo a Roma c'è un' auto che sfreccia a 180 km all'ora e, con noncuranza travolge 9 passanti, trascinandosi per 50 metri una giovane donna che poi MUORE. Otto i feriti di cui quattro in modo grave. Ma voi, così concentrati nella lotta a chi arriva primo, vi dimenticate di parlare del problema «non più importante» ma VITALE che è la CERTEZZA della PENA. Perché la gente dovrebbe consumare di più se ha paura anche a uscire di casa? E chi se ne frega degli 80 Euro o del diritto di cittadinanza se poi arriva una macchina e ti travolge.
salvini inseguito dal maiale nel campo rom
Poveri illusi, la tanto invocata «crescita» di cui parlano gli economisti e l'accecata massa politica, non ci sarà mai. Nessuno ha capito che il famoso aumento dei consumi e' strettamente legato a un disegno artistico che può scaturire solo attraverso il sorriso dei cittadini. Ma se i cittadini hanno paura e si sentono abbandonati, non sorridono. E se non sorridono, non consumano. Quindi?…Sto cominciando a pensare a Salvini.