Andrea Tornielli per LaStampa.it
RATZINGER E BERGOGLIO jpegBERGOGLIO RATZINGERPapa Francesco starebbe pensando a un'enciclica sulla povertà. Ma prima potrebbe pubblicare l'enciclica sulla fede al cui testo sta lavorando il suo predecessore, il «Sommo Pontefice emerito» Benedetto XVI (titolo consacrato nella nuova edizione dell'Annuario Pontificio). La «rivelazione» arriva da uno dei presuli italiani ricevuti nei giorni scorsi dal Papa per le visite ad limina, Luigi Martella, vescovo di Molfetta, ed è contenuta nell'ultimo numero del settimanale diocesano «Luce & Vita»
Monsignor Martella ha descritto l'udienza con Francesco e ha riportato il dialogo con lui, affermando che il Papa «ha voluto fare una confidenza, quasi una rivelazione». «Benedetto XVI - scrive il vescovo - sta terminando di scrivere l'enciclica sulla fede che sarà firmata da Papa Francesco». «In seguito - ha aggiunto - intenderà egli stesso approntare la sua prima enciclica sui poveri: "Beati pauperes!" La povertà - ha precisato - intesa non in senso ideologico e politico, ma in senso evangelico».
Secondo il vescovo di Molfetta lo stesso Ratzinger starebbe dunque direttamente lavorando al testo sulla fede. Si tratta di un progetto in cantiere da molti mesi, che doveva essere pubblicato nel 2013, al culmine dell'«Anno della Fede» indetto dallo stesso Benedetto XVI. Da quanto si sapeva, però, su quel testo non si era ancora impegnato personalmente il Papa, ma vi lavorava la Congregazione per la dottrina della fede dopo aver ricevuto indicazioni da lui.
Padre Lombardi, all'indomani dell'annuncio della rinuncia di Ratzinger, aveva confermato l'esistenza di un testo come pure il fatto che non sarebbe stato pubblicato prima che le dimissioni di Benedetto diventassero effettive. E qualcuno aveva pensato che la riflessione sulla fede - il completamento di una trilogia dedicata alle virtù teologali fede, speranza e carità (le ultime due oggetto delle encicliche ratzingeriane «Spe salvi» e «Deus caritas est») - si sarebbe trasformata in un libro, o comunque in un testo «privato» dell'ormai ex Pontefice.
Da quanto rivela invece monsignor Martella, Francesco avrebbe deciso di far proprio il progetto. Qualcosa di simile accadde anche all'indomani dell'elezione di Benedetto XVI, che si servì, nella sua prima enciclica «Deus caritas est», anche dei materiali presenti in una bozza già preparata per Giovanni Paolo II, ma a suo tempo congelata e messa in un cassetto.
Il vescovo di Molfetta ha anche raccontato che per due volte il Papa gli ha chiesto: «Preghi per me!». «Si è sentito molto gratificato quando gli abbiamo detto che gli vogliamo bene e che la nostra gente è ammirata della sua persona, che è circondato da tantissimo affetto. Lui si è schivato dicendo che non era opera sua ma un dono di Dio. Non ha mancato di mostrare il suo arguto humor di fronte alla domanda: "Santità, come sta? Come si trova qui? Egli con il sorriso sulle labbra ha risposto: "Quando vedevo che i voti in conclave salivano non ho perso la pace. Pertanto, dormo bene qui". Subito dopo ha aggiunto: "Ma c'è tanto da fare". Lo abbiamo incoraggiato a proseguire su questa linea perché siamo con lui».