L’economia dell’Eurozona continua a essere più debole del previsto e questo richiede un’abbondante dose di politica accomodante da parte della Bce. Lo ha detto Mario Draghi al termine della riunione di politica monetaria della Banca centrale europea, confermando l’intenzione di usare ogni strumento per sostenere l’economia reale. «I rischi - ha sottolineato - sono ora al ribasso a causa del protezionismo che pesa sulla fiducia, delle vulnerabilità dei Paesi emergenti e della volatilità dei mercati finanziari».
Anche l’inflazione nei prossimi mesi rallenterà, a causa del calo dei prezzi del petrolio, e questo rafforza la necessità di stimoli monetari. L’indice dei prezzi al consumo a dicembre si è fermato all’1,6% nei 19 Paesi dell’Eurozona (era al 2,2% in ottobre), un livello inferiore all’obiettivo di un’inflazione vicina ma al di sotto del 2 per cento fissato dalla banca.
Il presidente della Bce, giunto al suo ultimo anno di guida dell’istituto centrale, ha insistito sulle numerose incertezze che gravano sull’economia europea, dal protezionismo alle lunghe trattative sulla Brexit, dal rallentamento della Cina fino agli «sviluppi politici in vari Paesi». «Dobbiamo aspettarci un lungo periodo di rallentamento» dell’economia, ha aggiunto.
Le parole di Draghi hanno fatto prima scendere l’euro, scambiato a 1,133 dollari nel primo pomeriggio, ma poi la moneta unica ha quasi azzerato le perdite di giornata. Sull’analisi del quadro macro, ha detto, c’è unanimità tra i governatori dell’Eurozona, secondo i quali pur in un contesto di rallentamento «le probabilità di una recessione europea sono basse» mentre non si può escludere un calo del Pil in singoli Paesi.
Un aspetto positivo riguarda il settore bancario dell’area euro, che si sta dimostrando «molto più solido rispetto all'inizio della crisi». Quanto all’andamento del credito, secondo l’ultimo sondaggio della Bce, il restringimento «è stato limitato all’Italia», sia pure in maniera lieve, mentre prosegue l’espansione negli altri Paesi.
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di lasciare i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%. «La Bce non ha esaurito tutte le sue munizioni e la sua cassetta degli attrezzi è sempre lì», ha precisato Draghi.
mario draghi carlo azeglio ciampi
Tra questi strumenti ci sono anche le Tltro, i finanziamenti agevolati a lungo termine alle banche. «Vogliamo che le Tltro siano utili per affrontare un problema di frammentazione nei mercati del credito, deve essere parte di una strategia di politica monetaria, non uno strumento a favore di un settore di un paese».
Il Consiglio si attende che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari a quelli attuali almeno fino all'estate del 2019 e «in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l'inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine». Per quanto riguarda le misure non convenzionali di politica monetaria, il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza «per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse di riferimento», e in ogni caso «finché sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario».
Alla domanda di un giornalista sulle critiche dei governi alla Bce, Draghi ha risposto così: «In molte occasioni vari governi hanno attaccato la Bce e la sua politica monetaria. È normale che quando le cose non vanno come si desidera, i politici protestino e dicano quello che vogliono, ma è anche normale che la Bce non li ascolti».
Quanto alla sua successione - il mandato di Draghi scade il 31 ottobre prossimo, dopo anni alla presidenza - ha commentato: «Non avverto un'urgenza di trovare un mio successore. Forse sono di parte, forse la gente mi vuole bene, ma, scherzi a parte, non decidiamo noi. Queste decisioni vengono prese altrove».
2 – CHI COMPRERÀ I TITOLI DI STATO NEL 2019? LE BANCHE ITALIANE. CON QUALI SOLDI? QUELLI PRESTATI DALLA BCE – UN RETWEET DI BAGNAI FA INTENDERE LO SCENARIO DELL'ERA POST “QUANTITATIVE EASING”– PER GLI ANALISTI DRAGHI ATTIVERA' PRESTO UN NUOVO “TLTRO”. LA BCE DARÀ SOLDI A PREZZO STRACCIATO ALLE BANCHE, CHE USERANNO LA NUOVA LIQUIDITÀ PER INGOZZARSI DI TITOLI DI STATO – MA C'È IL RISCHIO “DOOMLOOP” (4 DICEMBRE 2018)
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/chi-comprera-titoli-stato-2019-banche-italiane-189628.htm
3 – IL BAZOOKA È ANCORA CARICO – DRAGHI: “LE INCERTEZZE DELL’ECONOMIA RESTANO ELEVATE E UN SIGNIFICO AMMONTARE DI STIMOLO MONETARIO È TUTTORA NECESSARIO” – PROBABILE CHE LA BCE VARI UN NUOVO PIANO DI “TLTRO”, PRESTITI A TASSI AGEVOLATI ALLE BANCHE – GLI ISTITUTI NEL DUBBIO SI STANNO RIEMPIENDO DI TITOLI DI STATO, CHE FUNZIONERANNO DA GARANZIA PER PARTECIPARE ALLE ASTE. E INFATTI I BOT VANNO A RUBA… (15 GENNAIO 2019)