1. L'OLIMPIADE LOW COST DI MONTEZEMOLO-MALAGÒ FA TREMARE ROMA
Giuliano Balestreri per www.repubblica.it
Un comitato olimpico "low cost", con un budget di spesa per la gara che non superi i 10 milioni di euro. Di più: un presidente riconosciuto a livello internazionale, come Luca Cordero di Montezemolo, novello numero uno dell'Alitalia targata Ethiad. Quello del presidente del Coni, Giovanni Malagò è un impegno chiaro e preciso. Anche perché "credo che in Italia non esista nessuno che abbia all'estero la sua popolarità, una popolarità positiva".
All'estero, però, probabilmente non sanno o non ricordano che Montezemolo è stato direttore generale di Italia '90, la più grande occasione mancata del Paese, almeno dal punto di vista infrastrutturale. Di certo, però, quella non fu un'edizione low cost: per 12 stadi si spesero 1.250 miliardi di lire. Con la beffa che, venticinque anni dopo, solo tre (Milano, Roma e Bari) dei vecchi-nuovi impianti sono ancora a norma: gli altri - almeno quelli ancora in piedi - sono ridotti a cattedrali nel deserto.
Abbastanza perché l'Uefa bocciasse la candidatura italiana a ospitare Euro2016. A tremare più di tutti, però è il sindaco di Roma, Ignazio Marino che ancora sta pagando i debiti dei Giochi del 1960 e del duo Montezemolo-Malagò ha ricordi dolorosi: "Per i mondiali del 1990 fu costruita una ferrovia che ha funzionato solo 8 giorni", mentre per i campionati di nuoto del 2009 l'allora presidente Malagò fece realizzare "le cosidette Vele di Calatrava per 400 milioni, poi abbandonate".
2. TUTTI GLI AFFARI SPORCHI CON LA SCUSA DELLO SPORT
Antonio Massari per “il Fatto Quotidiano”
PIERFERDINANDO CASINI GIOVANNI MALAGO LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO
Quella “vela a pinna di squalo”, l’opera incompiuta di Santiago Calatrava a Tor Vergata, è l’immagine più realistica dello sport italiano. Il Coni aveva calato il palazzetto di Calatrava come il classico asso nella manica, conquistando così i Mondiali di nuoto del 2009, salvo scoprire il bluff, ospitando gare e atleti nel “vecchio” Foro Italico – ristrutturato al costo di 45 milioni, mentre il costo di Tor Vergata, con il progetto avviato nel 2005, contestualmente raddoppiava, passando da 60 a 120 milioni.
TRA il 2006 E IL 2007 è la “cricca” delle Grandi opere a gestire l’operazione mondiali, con la filiera che parte dalla Protezione civile di Guido Bertolaso, passa dal provveditore alle opere pubbliche Angelo Balducci, e termina al Commissario straordinario per i mondiali di nuoto Claudio Rinaldi. È in questo periodo che il palazzetto di Calatrava raddoppia ancora: i costi lievitano a 240 milioni. Eppure i Mondiali si terranno nel Foro Italico. Se non bastasse, poche settimane fa, il presidente del Coni Giovanni Malagò è stato condannato dalla Commissione Disciplinare della Federnuoto (FIN) a una squalifica di 16 mesi. Il motivo: Malagò – che da 18 anni è presidente del Circolo Canottieri Aniene – nel marzo scorso ha accusato Paolo Barelli, presidente della Fin, di aver compiuto una truffa aggravata.
La manutenzione della piscina usata per i Mondiali, secondo Malagò, sarebbe stata fatturata due volte alla modica cifra di 820mila euro. Accusa che i pm di Roma intendevano archiviare: hanno dovuto proseguire le indagini, però, su disposizione del giudice delle indagini preliminari. E della “vela a pinna di squalo”, invece, che n’è stato? Nel 2010 Roma Capitale ha calato di nuovo l’asso, puntando alle Olimpiadi 2020, ma il bluff ovviamente non è più riuscito. Nel 2014 il Codacons ne ha proposto la demolizione. Ma in fondo è proprio l’abitudine a candidarsi, in assenza di impianti adeguati, il vero sport nazionale: si formano comitati, si viaggia per il mondo, s'incassano gettoni ma non si porta a casa niente.
Un esempio su tutti lo ricaviamo dal comunicato della Fipa – Federazione italiana pallacanestro - del 15 ottobre 2010 che “con vivo rammarico” comunica lo scioglimento del Comitato Promotore Eurobasket 2013 e il ritiro della candidatura italiana: “La rinuncia nasce dall’impossibilità, al di là degli sforzi concreti del Comitato e dei suoi interlocutori, di rispondere in maniera ottimale ai requisiti di candidatura, per quanto riguarda strutture e sponsorizzazioni”. Il punto è che la commissione europea, dopo aver visitato il forum di Assago, all’istante aveva dichiarato: lasciate perdere. Così come la scellerata idea di ambire agli Europei di calcio 2012: bocciati perché gli impianti e la logistica erano inadeguati.
Quando invece riusciamo ad aggiudicarci una competizione sportiva di rango mondiale – come i mondiali di nuoto a Roma o l’America’s cup a Napoli – ci distinguiamo in un’altra specialità: l’apertura di un fascicolo della procura competente. C’è poi chi detiene un record particolare, come Rossella Bussetti, la nostra “signora degli anelli”, nel senso dei cinque anelli olimpionici, perché da tempo, ovunque ci sia un’Olimpiade, la signora riesce a incassare un appalto: sponsorizzata dalla destra di Gianni Alemanno e Umberto Vattani, benedetta da Guido Bertolaso, riesce a fare affari anche all’ombra del Vesuvio, nella Napoli guidata da Luigi de Magistris dove s’aggiudica l'America’s Cup.
MASSIMILIANO FUKSAS SANTIAGO CALATRAVA
Ha gestito le XX Olimpiadi invernali di Torino nel 2006, l’anno scorso ne ha curato i World Master Games, ha lavorato in Crimea, nel 2014, per le Olimpiadi invernali, vanta l’organizzazione dell’America’s Cup a Napoli e Valencia, i Campionati mondiali di calcio 2010 in Sudafrica, i Mondiali di scherma 2011, i Mondiali di nuoto a Roma, gli Open di golf a Sciacca. Il suo regno si chiama Jumbo Grandi Eventi spa e, per i suoi affari, è indagata a Napoli e Palermo per turbativa d’asta. Ma infine: che succede dopo aver conquistato un evento sportivo? A Torino, l’agenzia Torino 2006, stazione appaltante delle Olimpiadi invernali, è ancora in attività. Dal 2008 ci costata circa 1,6 milioni l’anno. E non chiuderà prima del 2016.