ponte sullo stretto

L’ETERNO RITORNO DEL PONTE SULLO STRETTO – ALFANO RILANCIA LA GRANDE OPERA (PER LA GIOIA DI SALINI) E DELRIO FRENA IMBARAZZATO – DAI PROCLAMI DI MUSSOLINI ALLE PROMESSE DI BERLUSCONI, QUANTI SOGNI SULLO STRETTO

1.TORNA IL PONTE SULLO STRETTO. GOVERNO DIVISO

Andrea Ducci per il “Corriere della Sera

 

angelino alfano 2angelino alfano 2

Il progetto per il ponte sullo Stretto di Messina riaffiora come un fiume carsico e alimenta lo scontro politico. Ieri alla Camera una mozione, che impegna il governo a mettere mano alle infrastrutture del Mezzogiorno, è stata oggetto di un tira e molla sulla possibilità di accettare l’intento dell’esecutivo a rivalutare il progetto del ponte tra Sicilia e Calabria. In prima battuta il sottosegretario alle Infrastrutture, Umberto Del Basso De Caro (Pd), ha invitato i deputati di Ncd e Udc a eliminare ogni riferimento a impegni sulla realizzazione del ponte.

 

Poi il cambio di rotta, spiegato dallo stesso Del Basso De Caro, specificando che l’esecutivo è pronto «a valutare l’opportunità del progetto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria, previa valutazione del rapporto costi-benefici». Un suggerimento inserito nella mozione che alla fine è approvata con 289 voti favorevoli e 98 contrari (Forza Italia si è astenuta). Via libera, insomma, all’idea che il governo si rimetta a studiare il progetto del super ponte, sebbene solo per fare transitare i treni.

PONTE SULLO STRETTOPONTE SULLO STRETTO

 
La mozione fa esultare Ncd e il suo leader Angelino Alfano che dice: «Era un qualcosa che si era fermato e noi l’abbiamo rimesso in cammino. Il Sud torna protagonista nell’agenda del governo». Ma l’esito del voto innesca la reazione immediata di Sel che per bocca del capogruppo alla Camera, Arturo Scotto, contesta: «Con un colpo di scena il governo cambia idea e per tenersi buono l’alleato Ncd apre alla costruzione del ponte».

 

Altrettanto dura la reazione del Movimento 5 Stelle, che rimarca l’inutilità e i costi di un progetto voluto da Alfano. Dal fronte del governo è il ministro delle Infrastrutture a replicare. Graziano Delrio premette:«Noi non abbiamo il dossier sul tavolo in questo momento — e aggiunge — se una forza politica o il Parlamento ci invita a valutare se un domani potremo riaprirlo, noi non diciamo di no. Non abbiamo pregiudizi, la valutazione si fa sempre». L’esecutivo pare, dunque, lasciarsi uno spiraglio su una delle opere pubbliche più controverse e politicamente insidiose. 

PONTE SULLO STRETTOPONTE SULLO STRETTO

 

 

2. TANTE PROMESSE (E PASSI INDIETRO) QUEI 3 CHILOMETRI DI SPESE MILIONARIE

Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera


«Se uno ha un grande amore dall’altra parte dello Stretto potrà andarci anche alle quattro del mattino senza aspettare il traghetto», prometteva dieci anni fa agli amanti Silvio Berlusconi. Ah, l’amore… non esiste motivazione più potente. Neppure Cupido, tuttavia, è riuscito a trasformare in realtà la grande illusione. E certo il ponte è stata la più grande di tutte. 
Ma che cosa sarebbe la politica italiana senza promesse e illusioni? Sono così reali, talvolta, che si finisce per crederci.

GRAZIANO DELRIOGRAZIANO DELRIO

 

Nel 1956 stamparono una cartolina con la fotografia. «Vera foto», c’era scritto accanto alla minuziosa descrizione dell’opera: «Il ponte sospeso sullo Stretto di Messina progettato dall’ing. Mario Palmieri, Italo-Americano, sarà il più lungo del mondo. La sua lunghezza sarà di m. 3.710. Le due campate centrali saranno di m. 1.200 ciascuna. Sarà sorretto da 3 piloni (…). Il costo complessivo dell’opera sarà di 100 miliardi di lire».

 
Il boom economico era iniziato. I cantieri dell’autostrada del Sole, che sarebbe stata completata in soli otto anni al ritorno di 94 chilometri l’anno si erano appena aperti, e nulla vietava di sognare lo stesso sogno che da millenni si faceva. Il sogno di materializzare il miracolo di San Francesco da Paola, traslato da Scilla a Cariddi via mare, camminando sulle acque. L’avevano sognato consoli romani, viceré spagnoli e pure Benito Mussolini, che aveva appena precipitato l’Italia nell’abisso della guerra mondiale: «Dopo la vittoria getterò un ponte sullo stretto di Messina...». Sappiamo com’è andata. 

benito mussolinibenito mussolini


Di sicuro l’illusione non si doveva fermare. Così nel 1971 il Parlamento approvò una legge per «l’attraversamento stabile dello Stretto». La volle un ministro dei Lavori pubblici socialista, il siciliano Salvatore Lauricella, nel governo di Emilio Colombo. L’età dell’innocenza del Dopoguerra era svanita, si era già negli anni bui. Ma la spesa pubblica aveva preso a galoppare e i soldi degli appalti oscuravano ormai i progetti, come raccontò al Corriere il padre dell’Autosole Fedele Cova.

 

La pratica venne affidata a una società controllata dall’Iri, la Stretto di Messina spa. Il suo capo era Gianfranco Gilardini, un ex manager Fiat scrupoloso fino all’inverosimile. La Guerra fredda imperversava e lui pretese un test di resistenza del ponte alla bomba atomica. Mentre Zio Paperone, in un Topolino del 1982, faceva il test dei palloncini con cui tenere il ponte di Messina sollevato nell’aria. Tanto pareva leggero...

BETTINO CRAXI E GIANNI AGNELLI BETTINO CRAXI E GIANNI AGNELLI

 
Bettino Craxi lo brandì nella campagna elettorale del 1992. Tangentopoli lo seppellì. Poi Berlusconi lo resuscitò per gli amanti. E fra promesse e illusioni fu colui che ci andò più vicino. Lasciò il contratto firmato con il general contractor Impregilo a Romano Prodi, il quale l’avrebbe riposto nel cassetto. Chissà se il Professore ricordava ciò che aveva detto nel 1985 da presidente dell’Iri: «I lavori cominceranno al più presto. L’auto risparmierà 40 minuti, l’autocarro 35 e il treno 92». 

silvio berlusconi forza italiasilvio berlusconi forza italia


Berlusconi lo resuscitò di nuovo, ma poi inaspettatamente lo tramortì e toccò a Mario Monti recitare il de profundis. In attesa della prossima resurrezione. Ovviamente illusoria. Con una sola inquietante realtà: i 300 milioni già spesi e il miliardo di penale che rischiamo di pagare ai titolari del contratto firmato dieci anni fa che hanno fatto causa. Perché il ponte, come ha scritto il Wall Street Journal , «spicca come il monumento allo Stato dell’Italia per una ragione: non è mai stato costruito. È l’emblema della cronica indecisione che incatena l’Italia al proprio passato...». 
 

Napolitano e Mario Monti fba e cb ac d bfa Napolitano e Mario Monti fba e cb ac d bfa

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…