FATTI NON PUGNETTE - MENTRE L’ALLEANZA ANTI-ISIS SI INCONTRA NELL’ENNESIMO INUTILE SUMMIT, IL PREMIER IRACHENO AL ABADI LA DICE TUTTA: “VOGLIAMO PIÙ SUPPORTO SUL TERRENO. IL SOSTEGNO CONTRO IL CALIFFO HA FALLITO”
Anais Ginori per “la Repubblica”
«L’Is non è solo una minaccia per la regione, ma per il mondo». Il premier iracheno Haidar al Abadi lancia un nuovo appello alla comunità internazionale in occasione del vertice della coalizione anti-Is lanciata nel settembre scorso ma che finora stenta a fermare l’avanzata dello Stato islamico in Siria e in Iraq. Molti paesi della coalizione hanno chiesto una “svolta” nella strategia per combattere l’Is dopo la conquista delle città di Ramadi e Palmira.
Nonostante gli oltre 4mila raid effettuati negli ultimi dieci mesi, i miliziani dell’Is continuano a guadagnare terreno. Ieri si sono avvicinati a nord di Aleppo, contro postazioni di insorti anti-regime, mentre l’aviazione governativa siriana ha bombardato le stesse postazioni facilitando così l’avanzata degli uomini del Califfato. I jihadisti hanno conquistato Souran e Talalin a est di Marea, e si apprestano a prendere il controllo della cittadina a nord della metropoli siriana.
Gli Stati Uniti, che hanno promesso l’invio di razzi anti-carro e più supporto sul terreno, e alcuni paesi arabi hanno accusato il governo iracheno di aver combattuto con scarsa efficacia contro l’Is e chiedono che Bagdad coinvolga maggiormente la minoranza sunnita. Ma il premier iracheno ha risposto denunciando il “fallimento” del sostegno internazionale contro il Califfato.
iraq isis prende la raffineria di petrolio di baiji 4
«Si parla tanto di aiutare l’Iraq, ma sul terreno c’è veramente poco» ha detto Abadi. «Il supporto aereo non è sufficiente — ha continuato il leader del governo di Bagdad — Ci sono poche attività di sorveglianza». Oltre a più raid e più informazioni di intelligence dalle forze aeree internazionali, il premier iracheno ha anche chiesto aiuti per acquisire armi da usare contro i jihadisti, visto che finora il paese «non ha ricevuto quasi nulla e fa affidamento sulle proprie forze».
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Alla riunione della coalizione per combattere l’Is erano presenti ieri le delegazioni di 24 paesi sui 60 che formalmente partecipano. Per l’Italia è presente il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, mentre il segretario di Stato Usa, John Kerry, vittima di una caduta in bicicletta nei giorni scorsi, è intervenuto via conference call. Al termine del vertice la coalizione anti-Is ha sottolineato “l’urgenza” di rinnovare e rafforzare l’offensiva contro l’Is.
L’ipotesi di un intervento a terra, contro cui l’America è fermamente contraria, non è stata posta. «Non ci sono prospettive di intervento sul terreno» ha confermato Paolo Gentiloni. Il ministro degli Esteri ha spiegato che «ci vuole un combinazione fra gli attacchi aerei che conduce la coalizione e la formazione sul terreno» dell’esercito iracheno. Ma «sul terreno la battaglia è nelle mani delle forze regolari irachene».
La coalizione ha quindi promesso maggiore sostegno a Bagdad per la riconquista di Ramadi. Il premier Abadi si è impegnato a coordinarsi con i combattenti tribali della regione di Al Anbar, “sotto la guida dell’esercito iracheno”. Un primo passo in quell’azione “inclusiva” richiesta dalla coalizione anti-Is. Il governo di Bagdad, hanno detto i ministri e dirigenti politici internazionali riuniti a Parigi, deve aprire e coordinarsi sia con la comunità sunnita che con i curdi.
L’altro punto sensibile del vertice di ieri, non risolto, è stato quello della posizione nei confronti dell’Iran, con cui la comunità internazionale ha ripreso i negoziati sul nucleare. Gli Stati Uniti e alcuni paesi del Golfo sostengono che Teheran, attraverso la su influenza sul governo iracheno e sulle milizie sciite che combattono l’Is, alimenta di fatto il conflitto in Medio Oriente.
Altri paesi occidentali sono invece più propensi ad agevolare l’azione dell’Iran, considerata indispensabile per sconfiggere l’Is. La coalizione ha invece preso atto della «mancata volontà del regime di Bashar El Assad di lottare contro l’Is», auspicando negoziati guidati dall’Onu per creare un governo di transizione in Siria.
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