Andrea Ossino e Augusto Parboni per “il Tempo”
Il «totale spregio per il rispetto del diritto (messo in atto ndr) proprio da professori che sarebbero deputati a insegnare il valore di esso». In una sola riga il gip Antonio Pezzuti sintetizza il significato dell’operazione «Chiamata alle Armi». Gia, perche nelle conversazioni tra i «baroni» coinvolti nell’inchiesta della procura di Firenze emergono «logiche territoriali», «doppiogiochismi», «omerta», «accordi tra correnti», «trattative», «swap» e i «bottini»: cattedre di diritto nelle universita pubbliche, diritti trasformati in privilegi garantiti «ai super raccomandati».
I REATI CONTESTATI
Secondo gli inquirenti toscani, gli indagati si sarebbero a vario titolo adoperati per «impedire l' abilitazione di candidati che rappresentavano un ostacolo alla carriera di loro allievi o di allievi di colleghi appartenenti alla propria associazione o alla associazione contrapposta (...) a prescindere da ogni valutazione di merito, ma esclusivamente in funzione della soddisfazione di interessi personale, accademici, professionali o associativi, propri o di aderenti alle associazioni A.I.P.D.T. e S.S.D.T. cui rispettivamente appartenevano».
Guglielmo Fransoni universopoli
In particolar modo, il gip richiama l' attenzione sul commissario Guglielmo Fransoni e sul docente di diritto tributario della facoltà di giurisprudenza di Firenze, Pasquale Russo. I due «compivano atti idonei consistiti nell' invitare, da parte di Russo, il dottor P.J.L., ricercatore confermato presso il Dipartimento di scienze giuridiche dell' Università degli studi di Firenze, a ritirarsi da detta procedura (per l' abilitazione ndr)...prospettandogli che altrimenti non sarebbe stato comunque abilitato in base a decisioni già prese dalla commissione a prescindere da ogni valutazione di merito e prima dell' inizio dei lavori della commissione, e avrebbe pertanto perso la possibilità di partecipare alla procedura di abilitazione del biennio successivo».
Insomma il dottor L. doveva farsi da parte nonostante «non solo era stimato e conosciuto in tale ambiente, ma (essendo un docente già interno ndr) rappresentava anche un minor costo in caso di assunzione».
«SMETTILA DI FARE L' INGLESE E FAI L' ITALIANO»
Ma la vittima, ricercatore dell' università di Firenze, aveva denunciato quanto accaduto il 22 novembre 2012, quando aveva presentato domanda per diventare professore associato di diritto tributario. Sembrava dover sbaragliare la concorrenza, ma il 21 marzo avrebbe ricevuto una telefonata dal professor Pasquale Russo: «Gli chiedeva di ritirare la sua candidatura per favorire l' abilitazione di altri candidati». Era tutto già deciso: «È stata fatta la lista e tu non ci sei» avrebbe affermato Russo. Ancora: «Si sono riuniti un paio di volte e ognuno ha portato i suoi...o dei suoi amici».
Pietro Mastellone universopoli
Insomma: «C' è stato un do ut des». La faccenda suonava un così: «Io ti chiedo Luigi e allora tu mi dai Antonio, tu mi dai Nicola, tu mi dai Saverio». E alle rimostranze del ricercatore il professore aveva risposto: «Tu ti giochi la carriera». Del resto, come diceva il docente: «Io distinguo i piani umani con il piano scientifico e della meritocrazia». E in questo caso: «Non siamo sul piano del merito!». Perché il candidato «è uno str..o». «Non è che non sei idoneo alla seconda fascia - avrebbe affermato il docente non rientri nel patto del mutuando». E così il ricercatore non venne abilitato. Perché, diceva Pasquale Russo, «la logica universitaria è questa...è un mondo di me..da».
La colpa era del denunciante: «Non rispetti il criterio del vile commercio dei posti». Quindi il docente si sarebbe sentito di elargire un consiglio: «Smetti di fare l' inglese e fai l' italiano».
L' EREDITÀ
Durante le assunzioni avvenute nel 2013, secondo gli inquirenti, «i commissari si sono accordati per scambiarsi reciprocamente i voti favorevoli alle abilitazioni» dei loro protetti. «L' accordo prevedeva anche una sorta di eredità, cioè di decisioni già prese dalla commissione relativamente a candidati che sarebbero stati abilitati nella seconda tornata». Gli indagati lo avrebbero affermato: «L' ordine è: prima l' eredità», così si mettono «le basi anche per accordi del futuro». Del resto «è una questione di politica generale».
LA CENA AI PARIOLI: «LA NUOVA CUPOLA»
Per stabilire i criteri i docenti avrebbero organizzato diverse cene. «Nel corso della cena ai Parioli a cui ha partecipato Augusto Fantozzi, racconta il professor Fransoni, è stato quindi affermato che l' abilitazione di F.P. era una priorità della scuola ed andava rispettata». I magistrati scattano la fotografia di un «legame criminoso (...) al limite del reato associativo, evidenziando la ragnatela di rapporti e di reciproci favori che i vari associati ritengono di doversi fare l' un l' altro».
Gli inquirenti raccontano una cena romana durante la quale Fantozzi «lamentandosi probabilmente del non fedele rispetto dei patti (...) ha richiamato tutti i colleghi all' ordine dicendo: "voi avete davanti a voi il futuro della materia e... il futuro della materia suppongo che lo abbiano quelli che hanno la nostra età più che quelli che sono giovanissimi appena arrivati (...) quindi se voi non trovate delle regole soprattutto più o meno stabili(...) non andate da nessuna parte!"».
Insomma vi sarebbe una necessità: «Trovare delle persone di buona volontà che di qua e di là, di sotto e di sopra ricostituiscano un gruppo di garanzia che riesca a gestire la materia nei futuri concorsi». «Ha invocato una regola - scrive il gip - ed essa va creata da un gruppo di persone che non esita a definire, seppure in modo scherzoso, come la nuova cupola».
«LE PORCHERIE PER I CANDIDATI ROMANI»
Nelle intercettazioni emergono anche i dubbi dei protagonisti, come chi «si è domandato quali meriti potesse vantare la candidata: "Che c' ha? Meriti fisici"». Del resto l' interlocutore ricordava il momento in cui un docente aveva bocciato la tesi della candidata: «Mi sembra modesta, cerca di arricchirla, lavoraci un anno ancora». Nulla di strano se non fosse che «dopo due mesi gliel' hanno fatta pubblicare, poi si è messa a sco...e con P.B. ed è diventata meritevole».
Ecco come si ottengono i «criteri per far passare i nostri». I rapporti tra correnti però spesso si complicavano. Così Fantozzi suggeriva: «L' idea è quella di fare la prova di resistenza, cioè di dire se voi volete questi noi vogliamo questi e se non ci date questi non vi diamo quelli e non passa nessuno. Punto».
E ancora: «Tu sai che abbiamo sempre rispettato una regola, la quale diceva che quando c' erano delle opportunità o delle scorciatoie da cogliere, esse venivano colte nell' interesse dei nostri», avrebbe detto Fantozzi, «specificando che ciò era già accaduto, nel passato, con riferimento ai professori Tremonti, Lupi e Fransoni».
LE PRECAUZIONI DEI COMMISSARI
Come accade per ogni reato, anche alcuni docenti indagati «hanno condiviso l' intenzione di non parlare per telefono dei fatti inerenti l' abilitazione». Le frasi sono inequivocabili: «Il telefono è meglio abbandonarlo (...) perché non si sa mai, però insomma, con quello che sta succedendo, che è successo attorno ai concorso. Non penso che il giorno dopo in cui viene estratto, subito mettano di default il tuo telefono sotto controllo. Sarebbe, come dire, una cosa eccessiva, però..». E ancora: «Se dobbiamo parlare ci certe cose mi raccomando, solo su Skype..è meglio essere prudenti». L' importante è che «se qualcuno un domani chiede l' accesso agli atti non possa andare a vedere tutta l' evoluzione».