LA FIERA DELLE MENSILITÀ - LA FIERA DI ROMA È SOMMERSA DAI DEBITI E IN CONCORDATO PREVENTIVO? NO PROBLEM: L’AMMINISTRATORE UNICO (E DUNQUE LICENZIABILE) PIETRO PICCINETTI AD AGOSTO SI FA NOMINARE PURE DIRETTORE GENERALE (A TEMPO INDETERMINATO) CON STIPENDIUCCIO DA 180MILA EURO PIÙ 12MILA DI SPESE E AUDI. PIÙ PARTE VARIABILE ‘FISSATA IN BASE AI RISULTATI’. MA FISSATA DA CHI?...
DAGONEWS
Di nome fa Pietro, di cognome fa Piccinetti, ma i suoi obiettivi di piccino non hanno granché: uno, rianimare quella cattedrale nel deserto che è la nuova Fiera di Roma. Due, assicurarsi un posto al sole fino alla pensione: infatti un bel posto fisso, con un gran bello stipendio, Piccinetti se lo è aggiudicato quatto quatto il 2 agosto. E che stipendio! Una parte fissa “pari ad euro 180.000,00”, più “l’uso della macchina Audi” della società, più il cellulare e le relative bollette, più ancora un fondo spese di rappresentanza per altri euro 12.000,00 all'anno.
E non è ancora finita: in aggiunta allo stipendio fisso, il direttore generale Pietro Piccinetti incasserà una parte variabile “fissata in relazione ai risultati”. Fissata da chi non è chiaro. Forse dall’amministratore unico Piccinetti Pietro, cioè da lui medesimo, alla faccia di quel decreto Madia che vieta il cumulo delle cariche?
pietro piccinetti marcello de vito
Il verbale di nomina non lo dice. Il 2 agosto, con quel caldo che impazzava, il socio unico Investimenti Spa – 53,5 % Camera di Commercio, 21,8 Roma Capitale, 20 Regione Lazio – non è stato a guardare tanto ai dettagli. Ma il verbale firmato dal presidente Luca Voglino è chiarissimo: Piccinetti ha fatto bingo.
Quanto prendesse il buon Pietro da semplice amministratore non è ben chiaro. L’ultimo stipendio pervenuto al pubblico risale al 2016: 36.980 euro l’anno lordi come ad di Pordenonefiere, 3 mila euro – sempre lordi - al mese, per ottenere risultati che hanno spinto i grillini locali a invocare la sua cacciata: “Complessivamente nel triennio 2013-2015 si registra una perdita di euro 1.799.665” con “quasi due milioni di perdite a bilancio e due milioni e mezzo di debiti verso banche e fornitori. Cifre implacabili, che dovrebbero inchiodare il management”.
fiera di roma virginia raggi pietro piccinetti
Figurarsi. Alla poltroncina di Pordenone, l’imprenditore milanese “vicino ai vertici del Fli, il partito di Gianfranco Fini” (presentazione del Messaggero Veneto), è rimasto inchiodato fino all’approvazione del bilancio 2016, cioè all’estate scorsa; arrivato intanto a Fiera di Roma come amministratore nell’aprile 2016 - stipendio ignoto: il sito istituzionale non bada alla trasparenza –dal 2 agosto 2017 è diventato inamovibile grazie a un contratto a tempo indeterminato da dirigente.
Sicuramente è un genio della “meeting industria”, per carità, tanto da essere stato eletto presidente 2018-19 della Central European Fair Alliance, l’associazione fieristica europea. Sicuramente saprà risollevare la nuova fiera dall’abisso dei debiti in cui naviga – circa 200 milioni solo quelli con Unicredit che ha finanziato la costruzione–, dalla sfiducia del Campidoglio che vuole liberarsi delle proprie quote, e forse pure dalla malasorte cui l’ha destinata, fin dalla nascita, la scelta di un terreno così acquitrinoso da essere preso in seria considerazione per ospitare le gare di canottaggio alle Olimpiadi.
Ma un po’ di senso dell’opportunità? Proprio prima delle vacanze il tribunale aveva omologato il concordato preventivo chiesto nel 2015: ai fornitori è andato solo una minima parte delle spettanze. Avranno brindato, anche loro, al simpatico bingo?
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