Carlo Nicolato per “Libero Quotidiano”
Oggi è un giorno speciale per la Grecia. Oltre a essere il solstizio d'estate, la stagione che storicamente porta un po' di sollievo economico al Paese per via del turismo, all'Eurogruppo si decidono, non si sa ancora in quali termini, misure di alleggerimento del debito.
Da quando, la scorsa settimana, il governo ex rivoluzionario di Tsipras è riuscito a far passare in Parlamento l'ultimo contestato pacchetto di riforme che consentirà alla Grecia gli ultimi 11 miliardi di prestito e l' uscita dal terzo salvataggio prevista per il 20 di agosto, aleggia nell' aria un certo ottimismo.
referendum in grecia acropolis cc2fe199
Facce allegre nei palazzi del potere ateniese, governanti che contano di essersi finalmente liberati dell'ombra della Troika, anche se in in realtà pare che il documento in discussione oggi prevede tra le altre cose che i conti e le riforme dovranno essere tenute sotto stretto controllo da Bruxelles con cadenze trimestrali almeno fino al 2022. Sobria soddisfazione anche in Commissione e a Berlino dove con grande faccia tosta si brinda al successo della quasi decennale operazione di salvataggio: la cura ha funzionato, sostengono. Peccato però che nel frattempo il paziente è morto, o poco ci manca.
CIFRE A CONFRONTO
I sostenitori del «grande» rilancio greco, una ripresa tale da consentire un rientro a vele spiegate nei mercati dei titoli a lungo temine, sciorinano dati quasi inconfutabili: il Pil che nel 2017 è tornato a salire dell' 1,4%, del 2,3 nel primo trimestre di quest' anno, la disoccupazione che sarebbe scesa al 21% dal 27 che era.
Dimitris Liakos, uno dei consiglieri economici più importanti di Tsipras, sostiene che nei primi 6 mesi di quest' anno sono stati creati 264mila posti di lavoro grazie al turismo, mentre anche dal lato dei consumi ci sono segnali di ripresa, tipo quello del ritorno delle importazioni di automobili, calato durante la crisi da 260mila unità a 60mila, e ora tornato a oltre 100mila. Anche le esportazioni sarebbero in ripresa, del 9,5% lo scorso anno.
SEGNALI DISCORDI
I meno ottimisti però fanno notare che crescere dell' uno virgola qualcosa dopo aver perso per strada il 25,6% del Pil reale, nonostante tre mega spinterelle per un totale di 270 miliardi in otto anni, non è che sia poi molto. Anzi, non può nemmeno essere considerato un vero segno di ripresa se queste percentuali non si ripetono almeno per altri 10 anni.
Ma soprattutto i dati sbandierati non considerano che il conto più grande della crisi e della «formidabile» cura della Troika lo stanno pagando i cittadini sulla propria pelle. Si dice che la disoccupazione stia calando, fino ad arrivare a un inverosimile 21%, ma non si dice a quale prezzo, e cioè che le nuove assunzioni prevedono salari che sono meno della metà di quelli pre crisi. Un giovane alle prime armi può anche essere costretto ad accettare 3 o 400 euro mensili, mentre 700 euro di salario sono ormai la normalità per tutti. Non considerano che la disoccupazione giovanile è stabilmente sopra il 50% e che i giovani, quelli più preparati, sono scappati all' estero.
L'ESODO ALL'ESTERO
Si parla del 3-4% della popolazione totale che lavora principalmente tra Germania, Svizzera, Belgio e Gran Bretagna. Nel 2016 si calcolava che solo in Germania lavoravano 35mila medici greci espatriati, e in questi ultimi mesi il numero può essere solo cresciuto.
In 8 anni di sanguinosi tagli le pensioni sono state ritoccate al ribasso ben 15 volte, l' ultima la scorsa settimana per espressa richiesta dei creditori. Alle pensioni è stato imposto un tetto massimo di 2300 euro lordi, con buona pace di chi nella sua vita ha contribuito per ottenere somme ben superiori. Una sorta di esproprio proletario, rubare ai ricchi (per modo di dire) per pagare una miseria a tutti.
Nel contempo è stato eliminato l'Ekas, cioè l' equivalente della nostra integrazione al minimo. Secondo l' Eurostat il 21% dei greci vive in assoluta povertà, il doppio rispetto al 2008. Secondo l' associazione notarile nazionale greca almeno 130 mila persone, cioè il 333% in più rispetto al 2013, hanno rinunciato alle eredità lasciate dai parenti perché non avevano i soldi per pagare le tasse. Ma il peggio, dicono, è ormai passato. Portandosi con sé una generazione di greci.