LA FINTA ABOLIZIONE DEL SENATO – BELPIETRO: “L’UNICO RISPARMIO SARÀ LO STIPENDIO DEI SENATORI (50 MILIONI SU 500)”

Maurizio Belpietro per "Libero quotidiano"

C'erano una volta il comunismo e il liberalismo, due ideologie che si sono combattute per tutto il secolo scorso. Adesso il nuovo pensiero dominante è il riformismo. Non passa giorno infatti che non si parli di come riformare qualcosa. Una volta è la legge elettorale a dover essere cambiata, l'altra è quella sul lavoro. Non sempre però le riforme riformano davvero: non di rado peggiorano ciò che sembrava il peggio. Un esempio? Ricordate la legge Fornero che riformò la legge Biagi?

Le norme ispirate al giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse furono sostituite da quelle della professoressa piagnens. Risultato, invece di creare nuovi posti di lavoro sono stati creati nuovi disoccupati. L'Italia ha una lunga tradizione di promesse di cambiamento che hanno prodotto un peggioramento. Solo frugando nel più recente passato basti ricordare la modifica alla Costituzione voluta dal centrosinistra, quando ritoccò le competenze delle Tegioni: invece di più autonomia si è portata più confusione, con una lista di ricorsi alla Corte costituzionale.

Dell'elenco di riforme che hanno fatto guai non possono non far parte quelle della scuola varate da governi di diverso colore, ma anche quella della sanità che ha introdotto l'intramoenia e l'extramoenia. E poi va ricordata ancora una volta l'indimenticata professoressa che affiancò Mario Monti come ministro del Lavoro: con gli esodati ha portato più danni che benefici. Vi chiedete perché faccio la lista di ciò che è andato storto negli ultimi anni?

Rispondo subito. In redazione ci siamo divertiti a immaginare come sarà il nuovo Senato della Repubblica il giorno in cui entrerà in vigore la riforma voluta da Matteo Renzi. Premesso che il presidente del Consiglio ha assolutamente ragione a voler modificare il bicameralismo perfetto: anche a un cieco risulterebbe evidente che il ping pong delle leggi tra una Camera e l'altra non solo non ha senso, ma ha anche un costo. Mentre gli onorevoli si rimpallano le decisioni da Montecitorio a Palazzo Madama, il Paese cola a picco.

Necessaria anche la scelta di dare un taglio al numero di rappresentanti del popolo: riducendoli si risparmiano tempo e denaro. Meno chiacchiere e meno stipendi. La riforma del Senato è dunque da applaudire? No. E vi spiego perché. Renzi non sta abolendo il Senato, Renzi lo sta modificando.

È vero che nessun altro governo dopo il suo dovrà presentarsi a Palazzo Madama per chiedere la fiducia (sempre che la riforma venga approvata: per ora siamo solo alla sua calendarizzazione) ed è anche vero che gli italiani non dovranno più remunerare i senatori con lauti stipendi. Tuttavia il Senato resta. Non è cancellato, è soltanto trasformato nella Camera delle autonomie, di cui faranno parte i sindaci delle più importanti città italiane e i rappresentanti delle Regioni.

È vero, chi ne farà parte non riceverà alcuna indennità, ma il pendolarismo settimanale fra la periferia e la Capitale avrà un costo di viaggio e alloggio. Dunque si risparmierà qualcosa, ma non quello che si sarebbe potuto risparmiare chiudendo semplicemente il Senato. I commessi, gli impiegati, i funzionari di Palazzo Madama e i rimborsi continueranno ad essere pagati e i saloni, illuminati e riscaldati, invece di diventare uno splendido hotel della Città Eterna continueranno ad essere pagati dai cittadini. Alla fine, tirando le somme, su circa 500 milioni di costi che sopportiamo ogni anno ne risparmieremo forse una cinquantina.

Certo, meglio cinquanta che niente, ma si tratta di una occasione sprecata. In fondo, ci sono fior di democrazie che campano con un sistema monocamerale. Roberto D'Alimonte, il professore che per conto di Renzi ha messo a punto la legge elettorale, in un articolo sul Sole 24 Ore ha fatto i conti e, su 17 Paesi Ue, oltre a noi solo uno ha un sistema bicamerale con elezione diretta, mentre in altri 7 esiste una sola camera. Finlandia, Danimarca e Svezia non sono repubbliche delle banane, eppure di un Senato non sentono la mancanza.

Ma se ancora qualcuno avesse dubbi e pensasse che la riforma Renzi comunque debba essere giudicata come un passo avanti sulla via dello snellimento delle procedure e del cambiamento, forse dovrebbe dare un'occhiata alla simulazione che abbiamo fatto in redazione. Altro che nuovo che avanza. Guardate le facce dei signori che poggerebbero le terga sulle poltrone di Palazzo Madama.

Tra i governatori delle Regioni spiccano Nichi Vendola e Rosario Crocetta, cui si aggiungerebbero Claudio Burlando, Vasco Errani e probabilmente presto Sergio Chiamparino, tre burocrati nati (e rimasti) dentro il Pci. Tuttavia il meglio viene con l'arrivo dei primi cittadini.

Dal Piemonte alla Sicilia, si comincia con Piero Fassino, per passare a Marco Doria e Giuliano Pisapia, seguiti da Ignazio Marino, Luigi De Magistris, Michele Emiliano e, colpo finale, Leoluca Orlando. Si tratterebbe dunque di un Senato rosso fuoco. E poi guardate le facce in prima pagina e ditemi che ne pensate. La verità è che avremo anche rottamato D'Alema, ma con la riforma delle riforme lo sostituiremo con i suoi nipotini. E purtroppo neanche con quelli più svegli.

 

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE PALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICAPALAZZO MADAMA - SENATO DELLA REPUBBLICAmadama facciata Mario Monti Elsa Fornero NICHI VENDOLA E FABRIZIO BARCAVASCO ERRANI E MARCO MONARI

Ultimi Dagoreport

ing banca popolare di sondrio carlo cimbri steven van rijswijk andrea orcel - carlo messina

DAGOREPORT: OPA SU OPA, ARRIVEREMO A ROMA! - AVVISO AI NAVIGATI! LE ACQUISIZIONI CHE STANNO INVESTENDO IL MERCATO FINANZIARIO HANNO UN NUOVO PLAYER IN CAMPO: IL COLOSSO OLANDESE ING GROUP È A CACCIA DI BANCHE PER CRESCERE IN GERMANIA, ITALIA E SPAGNA - ED ECCO CHE SULLE SCRIVANIE DEI GRANDI STUDI LEGALI COMINCIANO A FARSI LARGO I DOSSIER SULLE EVENTUALI ‘’PREDE’’. E NEL MIRINO OLANDESE SAREBBE FINITA LA POP DI SONDRIO. SÌ, LA BANCA CHE È OGGETTO DEL DESIDERIO DI BPER DI UNIPOL, CHE HA LANCIATO UN MESE FA UN’OPS DA 4 MILIARDI SULL’ISTITUTO VALTELLINESE - GLI OLANDESI, STORICAMENTE NOTI PER LA LORO AGGRESSIVITÀ COMMERCIALE, APPROFITTERANNO DEI POTERI ECONOMICI DE’ NOANTRI, L’UNO CONTRO L’ALTRO ARMATI? DIFATTI, IL 24 APRILE, CON IL RINNOVO DEI VERTICI DI GENERALI, LA BATTAGLIA SI TRASFORMERÀ IN GUERRA TOTALE CON L’OPA SU MEDIOBANCA DI MPS-MILLERI-CALTAGIRONE, COL SUPPORTO ATTIVO DEL GOVERNO - ALTRA INCOGNITA: COME REAGIRÀ, UNA VOLTA CONFERMATO CARLO MESSINA AL VERTICE DI BANCA INTESA, VEDENDO IL SUO ISTITUTO SORPASSATO NELLA CAPITALIZZAZIONE DAI PIANI DI CONQUISTA DI UNICREDIT GUIDATA DAL DIABOLICO ANDREA ORCEL? LA ‘’BANCA DI SISTEMA’’ IDEATA DA BAZOLI CORRERÀ IL RISCHIO DI METTERSI CONTRO I PIANI DI CALTA-MILLERI CHE STANNO TANTO A CUORE A PALAZZO CHIGI? AH, SAPERLO…

andrea orcel giuseppe castagna anima

DAGOREPORT LA CASTAGNA BOLLENTE! LA BOCCIATURA DELL’EBA E DI BCE DELLO “SCONTO DANESE” PER L’ACQUISIZIONE DI ANIMA NON HA SCALFITO LE INTENZIONI DEL NUMERO UNO DI BANCO BPM, GIUSEPPE CASTAGNA, CHE HA DECISO DI "TIRARE DRITTO", MA COME? PAGANDO UN MILIARDO IN PIÙ PER L'OPERAZIONE E DANDO RAGIONE A ORCEL, CHE SI FREGA LE MANI. COSÌ UNICREDIT FA UN PASSO AVANTI CON LA SUA OPS SU BPM, CHE POTREBBE OTTENERE UN BELLO SCONTO – IL BOTTA E RISPOSTA TRA CASTAGNA E ORCEL: “ANIMA TASSELLO FONDAMENTALE DEL PIANO DEL GRUPPO, ANCHE SENZA SCONTO”; “LA BCE DICE CHE IL NOSTRO PREZZO È GIUSTO...”

bpm giuseppe castagna - andrea orcel - francesco milleri - paolo savona - gaetano caltagirone

DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE GOLDEN POWER SULL’OPA SU BPM ARRIVERÀ IL 30 APRILE. COME DIRE: CARO ORCEL, VEDIAMO COME TI COMPORTERAI IL 24 APRILE ALL’ASSEMBLEA PER IL RINNOVO DI GENERALI - E DOPO IL NO DELLA BCE UN’ALTRA SBERLA È ARRIVATA AL DUO FILO-GOVERNATIVO CASTAGNA-CALTAGIRONE: ANCHE L’EBA HA RESPINTO LO “SCONTO DANESE” RICHIESTO DA BPM PER L’OPA SU ANIMA SGR, DESTINATO AD APPESANTIRE DI UN MILIARDO LA CASSA DI CASTAGNA CON LA CONSEGUENZA CHE L’OPA DI UNICREDIT SU BPM VERRÀ CESTINATA O RIBASSATA - ACQUE AGITATE, TANTO PER CAMBIARE, ANCHE TRA GLI 7 EREDI DEL COMPIANTO DEL VECCHIO…

gesmundo meloni lollobrigida prandini

DAGOREPORT - GIORGIA È ARRIVATA ALLA FRUTTA? È SCESO IL GELO TRA LA FIAMMA E COLDIRETTI (GRAN SOSTENITORE COL SUO BACINO DI VOTI DELLA PRESA DI PALAZZO CHIGI) - LA PIU' GRANDE ORGANIZZAZIONE DEGLI IMPRENDITORI AGRICOLI (1,6 MILIONI DI ASSOCIATI), GUIDATA DAL TANDEM PRANDINI-GESMUNDO, SE È TERRORIZZATA PER GLI EFFETTI DEVASTANTI DEI DAZI USA SULLE AZIENDE TRICOLORI, E' PIU' CHE IRRITATA PER L'AMBIVALENZA DI MELONI PER LE MATTANE TRUMPIANE - PRANDINI SU "LA STAMPA" SPARA UN PIZZINO ALLA DUCETTA: “IPOTIZZARE TRATTATIVE BILATERALI È UN GRAVE ERRORE” - A SOSTENERLO, ARRIVA IL MINISTRO AGRICOLO FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, UN REIETTO DOPO LA FINE CON ARIANNA: “I DAZI METTONO A RISCHIO L'ALLEANZA CON GLI USA. PUÒ TRATTARE SOLO L'EUROPA” – A BASTONARE COLDIRETTI, PER UN “CONFLITTO D’INTERESSI”, CI HA PENSATO “IL FOGLIO”. UNA STILETTATA CHE ARRIVA ALL'INDOMANI DI RUMORS DI RISERVATI INCONTRI MILANESI DI COLDIRETTI CON RAPPRESENTANTI APICALI DI FORZA ITALIA... - VIDEO

autostrade matteo salvini giorgia meloni giancarlo giorgetti roberto tomasi antonino turicchi

TOMASI SÌ, TOMASI NO – L’AD DI ASPI (AUTOSTRADE PER L’ITALIA) ATTENDE COME UN’ANIMA IN PENA IL PROSSIMO 17 APRILE, QUANDO DECADRÀ TUTTO IL CDA. SE SALVINI LO VUOL FAR FUORI, PERCHÉ REO DI NON AVER PORTARE AVANTI NUOVE OPERE, I SOCI DI ASPI (BLACKSTONE, MACQUARIE E CDP) SONO DIVISI - DA PARTE SUA, GIORGIA MELONI, DAVANTI ALLA FAME DI POTERE DEL SUO VICE PREMIER, PUNTA I PIEDINI, DISPETTOSA: NON INTENDE ACCETTARE L’EVENTUALE NOME PROPOSTO DAL LEADER LEGHISTA. DAJE E RIDAJE, DAL CAPPELLO A CILINDRO DI GIORGETTI SAREBBE SPUNTATO FUORI UN NOME, A LUI CARO, QUELLO DI ANTONINO TURICCHI….

mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - AVVISO AI NAVIGANTI: IL DISCORSO DI MARIO DRAGHI A HONG KONG ERA UNA TIRATA D’ORECCHIE A BRUXELLES E ALLA DUCETTA DELLE "DUE STAFFE" - PER "MARIOPIO", SE TRUMP COSTRUISCE UN MURO TARIFFARIO INVALICABILE, È PREFERIBILE PER L'EUROPA TROVARE ALTRI SBOCCHI COMMERCIALI (CINA E INDIA), ANZICHE' TIRAR SU UN ALTRO MURO – SUL RIARMO TEDESCO, ANCHE GLI ALTRI PAESI DELL'UNIONE FAREBBERE BENE A SEGUIRE LA POLITICA DI AUMENTO DELLE SPESE DELLA DIFESA - IL CONSIGLIO A MELONI: SERVE MENO IDEOLOGIA E PIÙ REAL POLITIK  (CON INVITO A FAR DI NUOVO PARTE DELL'ASSE FRANCO-TEDESCO), ALTRIMENTI L’ITALIA RISCHIA DI FINIRE ISOLATA E GABBATA DA TRUMP CHE SE NE FOTTE DEI "PARASSITI" DEL VECCHIO CONTINENTE...