“IL FOGLIO” BRUCIA IL LIBRO ANTI-BERGOGLIO DI SOCCI: “QUEL CHE SCRIVE E’ CIARPAME SENZA PUDORE. AVESSERO ELETTO UN SUO PREFERITO, UNO DI QUEI CARDINALI TUTTI CONTROCAZZI E DOTTRINA, NON AVREBBE FIATATO”

Maurizio Crippa per "il Foglio"

 

antonio socciantonio socci

L’opera seconda è sempre un tormento. Henry Roth, per dire, dopo “Chiamalo sonno” ci mise quarant’anni per scrivere un altro romanzo che non suonasse un chiamalo cesso. Si rischia di gonfiare un plot improbabile oltre i confini della decenza.

 

Nel suo primo fanta-thriller vaticano, estremo fin dal titolo, “I giorni della tempesta”, Antonio Socci aveva immaginato che san Pietro non riposasse lì, nella sua bimillenaria tomba, dove persino Paolo VI aveva dichiarato che invece riposa (“abbiamo ragione di ritenere che siano stati rintracciati i pochi, ma sacrosanti, resti mortali”, 26 giugno 1968), ma che invece il Principe degli apostoli starebbe in qualche posto dalle parti di via dell’Acqua Bullicante, dietro ai prati di “Accattone”.

 

E bon. Spiace un po’ perché alla tomba di Pietro sotto l’altare di Pietro ci si era affezionati. Ma hai visto mai che una mistica di Viareggio ne sappia più del Papa? Almeno, la suspense reggeva. Ma adesso, al secondo fanta-thriller, se pure il titolo è ben trovato, “Non è Francesco”, il plot puzza come un polpettone avvelenato. Papa Ratzinger non si è mai dimesso, farebbero fede il fatto che ancora si vesta di bianco, che abbia mantenuto stemma e firma.

 

ANTONIO SOCCI - Copyright PizziANTONIO SOCCI - Copyright Pizzi

E il nome di Papa emerito? Già qui l’adorabile meccanismo di sospensione dell’incredulità, tanto caro anche a san Tommaso, quello che ci farebbe divertire pure davanti a “Godzilla contro Madre Teresa”, è bello che saltato. Basta prendere atto che non essendosi mai vista una dimissione di Papa di codesta natura negli ultimi 2000 anni, tutto quel che accade, accade come nuovo. Sarà ancora Papa, un Papa emerito? Magari sì, ma questo non significa che non si sia anche dimesso.

 

Se l’incipit è tirato per i capelli, la seconda trovata leverebbe lo scalpo a un calvo. Potremmo chiamarla “lascia o raddoppia?”. Francesco non è mai stato eletto Papa. Alla votazione fatidica c’era per errore una scheda in più, la votazione fu rifatta ma non andava rifatta in quella piovosa sera. Dunque elezione invalida. E nella notte, chissà poi perché, la candidatura di Bergoglio avrebbe perso peso.

zx11 antonio soccizx11 antonio socci

 

Il Macguffin, come lo chiamava Hitchcock, cioè la stronzata di nessun conto attorno a cui però gira il racconto, sarebbe l’articolo 69 del Regolamento generale di elezione dei Papi. Ma anche un Macguffin dev’essere un po’ credibile, per reggere. E invece basta aver letto l’articolo 68, che viene prima, quello che prescrive che nel caso il numero delle schede non corrisponda al numero degli elettori “bisogna bruciarle tutte e procedere subito ad una seconda votazione”, come fu fatto, e la sceneggiatura è bella che andata. Bergoglio fu eletto, il resto sono barzellette da sedevacantisti: cioè i più fuori di testa fra tutti i tradizionalisti.

 

Scopiazzando “Ritorno al futuro”, secondo Socci o i suoi bizzarri sceneggiatori – hanno l’aria di essere i Bombolo e Cannavale della vaticanistica – se due persone che però sono la stessa persona (sono due Papi!) dovessero accidentalmente incontrarsi, ne nascerebbe un “paradosso spazio-temporale” tale da distruggere l’universo. In questo caso, la chiesa universale.

non è francesco LIBRO SOCCInon è francesco LIBRO SOCCI

 

A questo punto, la sospensione dell’incredulità non funzionerebbe più nemmeno sotto Lsd. Spiace perché Socci è un bravo scrittore. Ma per il terzo episodio farebbe meglio a ricordarsi di una massima di Aristotele che, sono certo, gli è ben nota e un tempo almeno gli fu anche cara: “E’ da pazzi chiedersi le ragioni di ciò che l’evidenza dimostra come fatto”. (Topici I, 11, 105a 3- 7). C’è un Papa che s’affaccia alla finestra, buongiorno e buon pranzo, dice l’Angelus, nomina cardinali, convoca sinodi. E c’è un Papa emerito altrettanto vestito di bianco che sta nel recinto, coltiva fiori, legge libri.

 

Uno regna, l’altro no. Non esplodono nemmeno, quando si incontrano. Sta esplodendo la chiesa? Questo può sempre accadere, e nel passato è successo anche di peggio, ma chi siamo noi per dar fuoco alla miccia? E in ogni caso, non accadrà certo per una concatenazione di cazzate da sedevacantisti e teologi del controsenso come quelle che Socci mette in fila, facendo pure bella mostra di crederci.

 

“E’ da pazzi chiedersi le ragioni di ciò che l’evidenza dimostra come fatto”. Invece fino a pagina cento e passa il plot di Socci non è altro, per citare la nostra amatissima santa Veronica da Macherio, che “ciarpame senza pudore”. Il peggio però viene dopo. Il fantasy finisce la benzina, eppure Socci continua inspiegabilmente a prendersi sul serio. Così che anche solo parlarne, di quel che scrive, mette in imbarazzo chi Socci lo conosce bene e lo ha sempre stimato come una delle migliori menti della sua generazione.

papa bergoglio sposa venti coppie di conviventi a san pietro  8papa bergoglio sposa venti coppie di conviventi a san pietro 8

 

E’ davvero difficile accettare la sua pretestuosa pretesa che un cavillo possa essere inteso come provvidenziale, se serve a far fuori un Papa che non gli piace. Ne fosse stato eletto uno che gli andava a genio, siamo sicuri che quel cavillo provvidenziale avrebbe dormito sonni tranquilli. Socci è così sincero, nei suoi astratti furori, che non riesce a dissimulare una fanciullesca partigianeria: avessero eletto un suo preferito, uno di quei cardinali tutti controcazzi e dottrina, non avrebbe fiatato.

 

Ma questo è andare in gondola sul Banal Grande. Così come sgomenta l’eccesso di presunzione: “Se si comincerà a discutere dell’invalidità della sua elezione, Bergoglio potrebbe (e dovrebbe) afferrare al volo questa scialuppa di salvataggio che la Provvidenza gli offre come occasione per fare un passo indietro e tornare in Argentina. Sarebbe tutto sommato un’uscita di scena onorevole”. Fino al cattivo gusto di tirar fuori pure i problemi polmonari di Bergoglio. E questo sarebbe lo stesso Socci che ha passato la vita a rampognare chiunque dicesse una parolina in dissenso dai Papi?

 

E poi per che cosa? A leggere tra le righe storte e pure tra quelle dritte di Socci, tutto si riduce alla speranza fantascientifica di tornare al passato e a quella, lecita ma opinabile, di poter mettere sul trono uno della schola cantorum ratzingeriana, uno dei discipuli della classe morta di Communio. Come se non fosse sotto gli occhi di tutti che, oggi, anche quella grande generazione teologica fa parte di quella stessa crisi che Socci denuncia con impeto rosminiano: l’ha vissuta, subìta, accompagnata.

I PAPI SANTI IN VATICANO CANONIZZAZIONE DI WOJTYLA E RONCALLI RATZINGER I PAPI SANTI IN VATICANO CANONIZZAZIONE DI WOJTYLA E RONCALLI RATZINGER

 

Difficile che possa essere anche la medicina, sic et simpliciter. La tesi è ovviamente la solita: via Benedetto, siamo piombati nel più buio relativismus. Finché regnava lui, evidentemente, andavamo benone. La tesi è così gracile che Bombolo e Cannavale, sul finale, gli suggeriscono di corroborarla appiccicandole una “profezia” di Ratzinger (il razionale professore parrebbe alieno a queste cose) sul disastro della chiesa.

 

Peccato che Ratzinger parlasse, in quelle frasi, non della chiesa di Francesco, ma della chiesa del proprio tempo e di una crisi che c’era già prima, anche dentro al pontificato magno, e che lo costrinse, controvoglia, a salire al Soglio. La stessa crisi che l’ha convinto poi a scenderne, e a passare la mano. “Così all’unisono, tre grandi uomini di Dio – Wojtyla, Giussani e Ratzinger – fra la fine del 2004 e l’inizio del 2005, percepiscono l’incombere di una svolta drammatica per la chiesa”, scrive Socci. Dunque qualcosa non andava bene anche prima che eleggessero Francesco.

 

Sull’uso scorretto e sconcertante che Socci fa di don Giussani, tornerò poi. Qui mi limito a ripetere, in compagnia di Aristotele: è da pazzi leggere i fatti come se fossero il loro contrario. Dopodiché. Uno può anche avercela con Papa Francesco, è legittimo, come Socci si affretta ad excusarsi, non petito. Ma per dei contenuti reali. Magari solo perché si fa chiamare Francesco.

Karol Wojtyla in bandanaKarol Wojtyla in bandana

 

Ma arrivare a sostenere che quella del cardinale argentino sia stata una “scelta inspiegabile”, quando tutti sanno che Bergoglio fu il più votato dopo Ratzinger la volta precedente, e che con quaranta voti (senz’altro più di quelli raccattati da Scola all’ultimo Conclave, ma che tanto appassionano Socci fino a farli lievitare a quasi cinquanta) Bergoglio avrebbe potuto anche bloccare l’elezione di Benedetto XVI. Invece si ritirò. Di che stiamo parlando dunque? Da dove tracima questo odio che non trova di meglio che aggrapparsi a delle panzane clericali per attaccare il Papa?

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