FORMIGONI RESTA (IN AGONIA) - ANCHE “PANORAMA” SCARICA IL CELESTE: “MA CHE COSA ASPETTA A DIMETTERSI DOPO DICIOTTO ANNI DI (BUON) GOVERNO MA ANCHE DI TERREMOTI GIUDIZIARI, 5 ASSESSORI ARRESTATI E 14 CONSIGLIERI INDAGATI? - C’È NEL PAESE UN’IMPAZIENZA CHE STRANAMENTE NON È ANCORA SFOCIATA IN EPISODI VIOLENTI E NEL PALAZZO UNA SPECULARE RESISTENZA DA ULTIMI GIORNI NEL BUNKER. FORMIGONI NON FA ECCEZIONE”…

Marco Ventura per Panorama

Ma che cosa aspetta Roberto Formigoni a dimettersi dopo diciotto anni di (buon) governo ma anche di terremoti giudiziari, 5 assessori arrestati e 14 consiglieri indagati? Si può ancora dire che una giunta regionale, quella lombarda, ha governato bene e che un intero consiglio regionale merita di restare al suo posto fino alla scadenza naturale, se sono questi i numeri?

Il Celeste però non si dà per sconfitto, appare inossidabile, sorridente, sicuro di sé, quasi spavaldo, per nulla disposto ad accettare il consiglio di quanti lo sollecitano a dare un segnale di buon senso e di senso dello Stato. Formigoni è e resta in sella nel giorno peggiore della sua giunta, con il responsabile della Casa Domenico Zambetti in carcere per voto di scambio con la ‘Ndrangheta (dico la ‘Ndrangheta!) che ha contaminato il tessuto economico e sociale lombardo e si è infiltrata ai piani alti del Pirellone.

Formigoni azzera la giunta, ne annuncia una nuova e più agile. Obbedisce così a un ultimatum della Lega, che in Lombardia fa la stessa figura della Polverini a Roma, salvo che non impone le dimissioni e cerca piuttosto di ricavare il maggior vantaggio (o il minor danno) politico dal terremoto giudiziario e mediatico.

In realtà è a Roma che si gioca il futuro della Lombardia con l'incontro tra il segretario del PdL Angelino Alfano, il leader della Lega Roberto Maroni, e lo stesso Formigoni. C'è sul tavolo l'aut aut del Carroccio che chiede "discontinuità", parolina magica che troppo spesso significa salvare la faccia, cambiare tutto per non cambiare nulla, alibi. Azzerare e ridimensionare per non doversi arrendere e per non rimettere il mandato nelle mani dei cittadini che aspettano solo di tornare a votare magari anche per annullare la scheda. Per cambiare. Spazzare via tutto.
Mi fa impressione vedere che ancora una volta il Palazzo è sordo a quanto i cittadini provano in questo momento.

Nel paese c'è disgusto, stanchezza. C'è disorientamento, incertezza. C'è il rigetto verso una classe dirigente che non ha capito di aver fatto il suo tempo, anche se in qualche caso ha ben governato. Ma il buon governo consiste anche nella consapevolezza del proprio ruolo, nel rispetto di se stessi e degli elettori.

Non è proprio un bello spettacolo quest'agonia malinconica di Formigoni e dei suoi uomini che restano aggrappati alle poltrone nonostante sulla giunta si sia abbattuta un'accusa infamante. Un sospetto rovinoso. Il malaffare prima, e ora anche la criminalità organizzata. La Lega, in tutto questo, usa toni discordanti tra Maroni e il segretario lombardo Matteo Salvini, quest'ultimo più netto nel sostenere che l'azzeramento non prelude necessariamente alla conclusione della legislatura ma a un voto anticipato. Magari in primavera insieme alle politiche.

Ma soprattutto, stupisce che nel chiuso dei palazzi, romani o lombardi, si cerchi di salvare il salvabile per non dover andare tutti, subito, a casa. La crisi lombarda porterebbe infatti con sé quella piemontese e veneta, per via dei rapporti complicati tra il PdL che fa parte della maggioranza pro-Monti e la Lega fortemente anti-governativa e critica verso il Professore.

Certo, la sinistra non può vantare un'immagine migliore, avendo anch'essa i suoi Penati e Lusi e i suoi improbabili capigruppo in Regioni come il Lazio. È un'intera generazione di dirigenti politici, al di là delle differenze di stile e ideologiche, che non ha il coraggio di fare un passo indietro (alla resa dei conti l'unico che abbia avuto questa sensibilità è stato proprio Berlusconi, seppure tra molte titubanze).

I giochi di potere e di spartizione del potere tra le Regioni del Nord e in Parlamento, e il posizionamento contrastato, da Palio di Siena, di leader e forze politiche nella prospettiva di un voto ormai (fortunatamente) vicino, segnalano solo la terribile distanza tra il mondo politico e la gente.

Tra la stanca acquiescenza ai propri intoccabili privilegi di un'intera classe politica di destra, di centro e di sinistra, e i problemi drammatici del paese reale e dei cittadini in carne e ossa, che hanno paura del futuro e pure del presente. Un'agonia che si accompagna ai proclami ottimistici auto-glorificanti del premier Monti a Bruxelles, beato lui.

Una situazione surreale che deve finire al più presto. C'è nel paese un'impazienza che stranamente non è ancora sfociata in episodi violenti (salvo qualche caso) e nel Palazzo una speculare resistenza da ultimi giorni nel bunker. Formigoni non fa eccezione.

 

 

ROBERTO FORMIGONI IN CONFERENZA STAMPAZAMBETTI E FORMIGONI DOMENICO ZAMBETTIFilippo Penati LUIGI LUSI IN SENATO IL GIORNO DEL VOTO SUL SUO ARRESTO jpegALFANO BERLUSCONI E MARONI BERLUSCONI A MILANO CON FORMIGONIformigoni berlusconi rullo

Ultimi Dagoreport

donald trump zelensky putin

DAGOREPORT - UCRAINA, LA TRATTATIVA SEGRETA TRA PUTIN E TRUMP È GIA' INIZIATA (KIEV E UE NON SONO STATI NEANCHE COINVOLTI) - “MAD VLAD” GODE E ELOGIA IN MANIERA SMACCATA IL TYCOON A CUI DELL'UCRAINA FREGA SOLO PER LE RISORSE DEL SOTTOSUOLO – IL PIANO DI TRUMP: CHIUDERE L’ACCORDO PER IL CESSATE IL FUOCO E POI PROCEDERE CON I DAZI PER L'EUROPA. MA NON SARA' FACILE - PER LA PACE, PUTIN PONE COME CONDIZIONE LA RIMOZIONE DI ZELENSKY, CONSIDERATO UN PRESIDENTE ILLEGITTIMO (IL SUO MANDATO, SCADUTO NEL 2024, E' STATO PROROGATO GRAZIE ALLA LEGGE MARZIALE) - MA LA CASA BIANCA NON PUO' FORZARE GLI UCRAINI A SFANCULARLO: L’EX COMICO È ANCORA MOLTO POPOLARE IN PATRIA (52% DI CONSENSI), E L'UNICO CANDIDATO ALTERNATIVO È IL GENERALE ZALUZHNY, IDOLO DELLA RESISTENZA ALL'INVASIONE RUSSA...

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO