GENTILONI, IL COMPROMESSO AL RIBASSO - RENZI AVREBBE VOLUTO UN PROFILO PIÙ TECNICO, NAPOLITANO VOLEVA UN POLITICO. BOCCIATI TUTTI GLI ALTRI, RESTAVA L’UNICO RENZIANO SENZA UNA CARICA – PER PITTIBIMBO, CON LA FISSA DI MINISTRI IN GONNELLA, RIMANE UNA SCONFITTA
Claudio Cerasa per www.ilfoglio.it
Paolo Gentiloni RENZI NAPOLITANO
Paolo Gentiloni è il nuovo ministro degli Esteri del governo Renzi. La notizia ha cominciato a circolare ieri sera in Parlamento ed è stata confermata questa mattina al Foglio, che ne ha dato notizia in anteprima.
La scelta di Gentiloni, ex ministro delle Comunicazioni dell’ultimo governo Prodi, e oggi membro della Commissione esteri della Camera, oltre Presidente della sezione Italia-Stati Uniti dell’Unione Interparlamentare, è avvenuta alla fine di un percorso complicato. Renzi avrebbe voluto un profilo più tecnico, come l’ambasciatrice Belloni.
Napolitano chiedeva un politico, e puntava su Pistelli. Marina Sereni, maestra di Federica Mogherini agli Esteri dei Ds, è stata la candidata fino a poco prima che la partita diventasse vera, e ieri, al Quirinale, la battaglia tra Renzi e Napolitano è stata, in realtà, tra Marta Dassù (ex sottosegretario agli Esteri con Enrico Letta, ma considerata non troppo esperta da Napolitano) e Lapo Pistelli (colui che scoprì Renzi negli anni Novanta affidandogli un ruolo da suo portaborse).
Nessuno dei due profili è risultato vincente e alla fine la scelta è ricaduta su quello che è stato considerato da tutti la sintesi migliore: Gentiloni. Primo ministro Pd di questo governo ad essere stato ministro anche in un’altra legislatura. E, anche lui, come molti altri volti che fanno parte direttamente o indirettamente del governo (da Luca Lotti a Filippo Sensi, da Roberto Giachetti a Erasmo De Angelis) ex rutelliano.
Curiosità: è il secondo ministro dell’esecutivo Renzi a essere arrivato al governo dopo aver perso le primarie (2013, a Roma, arrivò terzo) per diventare sindaco della sua città (l’altro ministro è Roberta Pinotti, che venne sconfitta anche lei alle primarie per diventare sindaco di Genova). Politicamente alla Farnesina cambia molto: e se il profilo di Mogherini era figlio anche di un vecchio modo tipico della cultura dei Ds di intendere la politica estera (equidistanza, sia con Israele e la Palestina, sia con l’America e la Russia), con Gentiloni la Farnesina torna a essere molto più americana e molto più filo israeliana.