Mario Calabresi per la Repubblica
Sulla sua scrivania ci sono due cartelline, su una c’è scritto a mano “documenti per la sindaca”, sull’altra “documenti per il sindaco”. La prima domanda viene spontanea: «Come la dobbiamo chiamare? ». Virginia Raggi risponde alzando le spalle: «Sindaco o sindaca è indifferente, visti i problemi di Roma non mi sembra così importante e la cosa francamente non mi appassiona ».
Alla guida di Roma da 4 mesi sostiene di non aver niente di cui rimproverarsi ed è convinta di aver imboccato la strada giusta: «Ho sempre rifiutato la logica dei 100 giorni perché questo ti spinge a dare solo una bella mano di bianco. Noi abbiamo arato un terreno e cominciato a seminare, le prime piantine si vedono già nascere».
Dai suoi risultati a Roma dipende molto del futuro politico di M5S anche nella prospettiva di un prossimo voto nazionale. Che obiettivo minimo si è data?
«Ne ho tre su cui mi sono concentrata: trasporti, rifiuti e trasparenza. La situazione dei trasporti a Roma è disastrosa e la prima urgenza è cominciare a garantire un servizio degno: mezzi così vecchi e usurati che non si possono riparare, per questo abbiamo preso 150 autobus nuovi in leasing.
La Metro C, la più nuova, ha un problema di disallineamento dei binari che distrugge subito le ruote, qui bisogna fare lavori e manutenzione. I mini autobus elettrici per il centro acquistati e mai usati, per problemi alle batterie e al telaio, non sono utilizzabili e vanno sostituiti, ma bisogna anche trovare chi ha sbagliato, colpire chi è responsabile di questo sfascio».
L’altro tema caldo è quello dei rifiuti, qual è la sua ricetta?
«Ho trovato una società che sembrava portata volutamente al collasso, l’Ama era completamente paralizzata e dopo la chiusura di Malagrotta nessuno ha mai pensato a delle alternative.
Oggi Ama si occupa solo della parte più onerosa, quella della raccolta dei rifiuti, e paga dei privati per lavorazione, smaltimento e rivendita. Vogliamo chiudere il ciclo dei rifiuti, far sì che Ama si occupi di tutta la filiera anche nelle parti che possono essere remunerative.
E poi rimettere in funzione i due impianti di Salario e Rocca Cencia. Abbiamo bloccato tutto, ripulito le vasche e stiamo facendo manutenzione. A breve si ripartirà».
È fiduciosa di farcela in fretta?
«Noi ora ci troviamo a smuovere una montagna, ma lo faremo, non è un problema. Certo ci vuole un po’ di tempo. Poi devo dire che non ho mai visto tanti rifiuti pesanti, divani, frigoriferi abbandonati per strada. Non so se vengono fatti dei traslochi, se tanta gente sta rinnovando casa, ma è strano… ».
Ma sta dicendo che lo fanno apposta? Forse ci sono sempre stati ma lei non li notava?
«No, eh no. È un po’ strano, ci sono frigoriferi che invece di essere portati all’isola ecologica vengono buttati vicino ai cassonetti e non è mica un lavoro semplice portarli lì, non so neanche come facciano. Però il frigorifero è già tutto sfondato e graffitato. Mi sembra strano».
E chi pensa che li metta?
«E questo io non lo so. Le isole ecologiche ci sono e ora finalmente funzionano ma adesso abbiamo bisogno della collaborazione dei cittadini, si vedono ancora cassonetti vuoti e troppi rifiuti appoggiati fuori».
Ci sta dicendo che vede un disegno più grande dietro tutto questo?
«Noi vogliamo ricostruire un sistema che era stato abbandonato.
Le faccio un esempio: quando eravamo all’opposizione sentivamo che si voleva svendere Atac a Rfi (Rete Ferroviaria Italiana) poi abbiamo cominciato a intuire un disegno per andare alla privatizzazione, ora al Senato c’è una mozione di Pd e Forza Italia per commissariare Atac e farla gestire a Rfi.
C’è un disegno fatto sulla testa dei cittadini: il pubblico funziona male se viene messo in condizione di funzionare male. Quando si smette di far manutenzione agli autobus ad un certo punto il servizio si blocca, ma bisognerebbe chiedersi come mai nel tempo Ama e Atac, che dovevano essere due società modello, sono state abbandonate. Forse perché c’era la volontà di far vedere che il pubblico non era in grado di gestire per poi far subentrare i privati. E quello che stanno facendo in Parlamento per Atac ne è la prova provata».
Ma come pensa di riuscire a gestire la raccolta dei rifiuti a Roma nel futuro prossimo senza ricorrere agli inceneritori?
virginia raggi coni coin muraro
«Dobbiamo incidere molto sulla raccolta differenziata, che in alcuni quartieri non è mai partita. Oggi ci sono troppi rifiuti indifferenziati che finiscono in discarica o negli inceneritori. Il Parlamento ha una responsabilità gravissima, perché incentiva gli inceneritori e non sostiene per nulla le imprese che invece potrebbero fare ricerca per un diverso utilizzo del materiale indifferenziato».
Una sindaca cosa può fare?
«Vogliamo mettere incentivi fiscali per tassare meno quegli esercizi che offrono prodotti alla spina e producono meno imballaggi. Per i grandi eventi daremo la priorità a chi ha punti ristoro con stoviglie lavabili o riutilizzabili. E poi lavoreremo a un cambio culturale».
Di che tipo?
«A partire dai progetti nelle scuole, per far capire ai bambini come sia importante smaltire correttamente i rifiuti. Vogliamo avviare progetti per sostenere l’utilizzo delle biciclette. Realizzare nuove piste ciclabili. I bambini devono sapere che ci sarà una piccola corsia per andare a scuola a piedi o in bicicletta: dobbiamo fornire delle alternative agli ingorghi che paralizzano la città ogni mattina».
Sono piani necessariamente di lungo periodo, ma nel breve dovrete usare gli inceneritori delle altre città.
«Sì, nel frattempo è inevitabile mandare i rifiuti fuori. Ma lavoriamo a cambiare il sistema ».
Lei ha continuato a difendere Paola Muraro, assessora all’Ambiente, nonostante le inchieste che la coinvolgono, perché?
«Mah, innanzitutto mi sembra che già adesso una delle ipotetiche accuse, quella di abuso d’ufficio, stia cadendo. Se io dovessi dare retta ai giornali e rimuovere le persone a seconda di quello che scrivete, allora non so che fine avremmo fatto…».
È indagata per reati ambientali.
virginia raggi pratica allo studio previti ma non lo dice
«Per quanto ne so dell’inchiesta sui presunti reati ambientali, perché nella fase dell’indagine sono sempre presunti, ma in realtà lo sono anche se si andasse a processo finché non si arrivasse a una condanna, io so solo che c’è questa presunta contestazione. Vorrei capire di cosa si tratta e poi all’esito di questa disclosure, se e quando ci sarà, prenderemo una decisione».
E quando sarebbe il momento di questa disclosure?
«Per esempio se ci fosse un avviso di garanzia. Ad oggi io non so nulla».
Era rimasto il terzo obiettivo: la trasparenza
«Trasparenza e stop agli sprechi. Penso a una trasparenza sostanziale, perché possiamo pubblicare tutti i documenti di Roma capitale nel sito, ma se non sono indicizzati allora non serve a nulla».
Lei aveva annunciato in campagna elettorale che la prima mossa da eletta sarebbe stata un audit sul mostruoso debito che grava sulla Capitale. Perché non è stato ancora fatto?
«Lo stiamo facendo con il nuovo assessore, il vecchio non l’aveva fatto».
Come mai Minenna non l’aveva fatto?
«Si stava concentrando su altri aspetti, per esempio ha trovato i 18 milioni per evitare la paralisi della metro A. Con Tronca erano stati stanziati 58 milioni per Atac ma ad un certo punto questi soldi sono spariti dal bilancio. Devono essere stati dirottati da altre parti ma non abbiamo ancora capito dove, li stiamo cercando».
La cosa migliore fatta fino adesso?
«Aver sbloccato le assunzioni delle precarie, abbiamo dato attuazione a una possibilità della legge Madia».
C’è qualcosa che invece farebbe diversamente?
Prima di rispondere ci pensa a lungo e poi riparte decisa: «No, forse no. Perché anche se non sono stata perfetta in tutto, qualche sbavatura è stata necessaria per capire e migliorare. Vorrei avere più tempo per uscire e andare in giro per la città invece che stare riunita qui tutto il giorno».
A che ora arriva la mattina?
«Al mattino non vengo prestissimo, verso le 9,30-10. Prima devo portare mio figlio a scuola e poi c’è il traffico. Però resto fino a tardi, una notte ho dormito qui sul divanetto, ma ho chiesto che me ne trovino uno un po’ più lungo».
Sente costantemente Grillo?
«No, non costantemente, lo sento di tanto in tanto. Magari lui mi segnala qualcosa che viene fatto in qualche altra città. Ci aiuta dal punto di vista della comunicazione, rilancia i nostri contenuti. Noi non abbiamo un house organ e lui e Casaleggio ci aiutano molto».
MALAGO' RAGGI BACIAMANO - ALLE SPALLE DELLA SINDACA L'AVVOCATO PIEREMILIO SAMMARCO
Grillo il mese scorso ha parlato di un “tagliando” per la sua giunta a gennaio, si sente sotto osservazione?
«No, non mi sento sotto esame. Non sapevo di questa storia del tagliando, non l’avevo notata, a me lo fanno tutti i giorni i cittadini ».
Lei ha detto in campagna elettorale: «Sono onesta, preparata e competente». Poi ha omesso di mettere nel curriculum alcuni particolari che potevano gettare ombre sul suo cammino: il tirocinio nello studio Previti e i legami con l’avvocato Pieremilio Sammarco. Perché?
«Non ho nemmeno detto per quali ristoranti ho fatto la cuoca o famiglie in cui ho lavorato come babysitter. Io ho studiato con il professor Sammarco, poi gli ho chiesto un colloquio per lavorare con lui ma allora si appoggiava allo studio Previti e quindi sono finita lì. Non direi che è una colpa, è stato un evento».
Se tornasse indietro si comporterebbe nello stesso modo?
«Nessun avvocato inserisce mai nel curriculum lo studio nel quale ha fatto la pratica ».
La Lombardi, e non solo lei, le fa la guerra, la cosa la preoccupa?
«Diciamo che Roma ha talmente tanti aspetti da curare... i giornali spesso ingigantiscono situazioni che sono in realtà più piccole. Tutte queste lotte intestine non le sento ».
(...)
Ma i rapporti con Eur arrivano dopo che lei diventa sindaco.
«Non ho neanche letto bene cosa faccia lui oggi in Eur».
Fa il mediatore per la vendita dell’albergo del centro congressi dove c’è la Nuvola.
«In bocca al lupo…».
Dopo il no alle Olimpiadi, si farà lo stadio della Roma?
«Noi abbiamo sempre dato la massima disponibilità, per lo stadio della Roma come per lo stadio della Lazio, ma nel rispetto delle leggi prima di tutto».
Vede un rischio di cementificazione come per le Olimpiadi?
«In quel caso non era un rischio ma una certezza, piuttosto il problema delle Olimpiadi era il debito mostruoso che avrebbe lasciato e non la cementificazione».
La sindaca di Torino Chiara Appendino ha firmato la proposta di legge per la legalizzazione della cannabis, lei no anche se in passato si era espressa a favore. Perché?
«Non lo so. Non è un tema che ritengo fondamentale per un sindaco. Io mi sto occupando di tutt’altro».
Porterebbe ancora suo figlio in Campidoglio il giorno dell’insediamento?
«Mio figlio ha partecipato da lontano a tutta la campagna, ma non l’ho mai utilizzato. Diceva “la mamma sta facendo una gara”, poi però mi chiedeva: “Mamma ma quanto dura questa gara?” Voleva venire perché sapeva che era un giorno importante ed è importante portarli sul posto di lavoro per far capire dove sono i genitori e perché arrivano tardi la sera. Sì, lo riporterei».
Per chi votava prima della nascita di M5S?
«Più o meno sempre a sinistra, mi hanno detto che il Pd è nato nel 2006 o 2007, posso dire che ho votato a sinistra e credo di aver votato una volta anche per i Verdi e una per Di Pietro».
La fotografia di lei sui tetti del Campidoglio ha trasmesso una immagine di solitudine.
«Ogni tanto bisogna essere soli per fare il punto, continuo a salire sul tetto e ci vado sempre perché è bellissimo. Comunque l’unico momento in cui ho pianto è quando mi sono affacciata per la prima volta al famoso balconcino che guarda i Fori, ho pianto perché ho realizzato che si cominciava davvero ».