tsipras la falange greca

GRECIA, UN PASSO AVANTI VERSO IL BARATRO - IL NEGOZIATO È FALLITO: TSIPRAS E I CREDITORI SONO DIVISI DAI TAGLI A PENSIONI E STIPENDI - GIOVEDÌ È IL GIORNO DEL GIUDIZIO: SENZA UN ACCORDO AD ATENE SALTA LA BARACCA E PER NOI E' LA FINE

Marco Zatterin per “la Stampa”

TSIPRAS MERKEL HOLLANDETSIPRAS MERKEL HOLLANDE

 

Fumata nerissima. Un altro fine settimana di trattative se n’è andato senza esito, circostanza che avvicina ulteriormente Atene al punto di non ritorno. Si sentiranno ancora con la controparte ellenica, gli sherpa del Brussels Group - il clan dei creditori del quale fanno parte Ue, Bce e Fim -, però ieri è andata male, un nuovo incontro non è convocato.

 

«L’ombra di un’uscita della Grecia dall’euro assume contorni sempre più nitidi», ha ammesso il vicecancelliere tedesco, Sigmar Gabriel, in un editoriale per la Bild. Ha perso anche lui la pazienza e se la prende con Yanis Varoufakis, il tesoriere del governo Tsipras: «Gli esperti greci della teoria dei giochi stanno giocando d’azzardo - avverte -: così mettono in pericolo il futuro del loro Paese e dell’Europa».

tsipras merkeltsipras merkel

 

Il risultato pareva scontato anche ai diretti interessati. «Non oggi», rispondeva una fonte europea nel primo pomeriggio alla domanda «ci sarà un’intesa?». Il confronto del giorno festivo è stato breve, tre quarti d’ora. Talmente corto da far pensare che si arriverà all’Eurogruppo di giovedì senza averne un altro.

 

«L’incontro non è andato bene - ha detto un portavoce della Commissione -: rimane un divario significativo fra i piani greci e le richieste dei creditori». Rispetto all’entità della correzione ritenuta necessaria per mantenere Atene in equilibrio manca «fra il mezzo punto e l’unità intera». Fa circa due miliardi di interventi permanenti auspicati in un anno, una cifra che diventa il simbolo del nuovo «nulla di fatto».

merkel tsipras merkel tsipras

 

Fine della storia? Un portavoce dice che il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, rimane «convinto che con più forti sforzi di riforma da parte greca, e la volontà politica di tutti, una soluzione può ancora essere raggiunta prima della fine del mese». Nei giorni scorsi si è detto che i creditori riterrebbero necessario smagrire il bilancio di Tsipras di 2 punti di Pil, dunque 4 miliardi, somma ritenuta indispensabile perché il Paese stia in piedi. Le reazioni della serata fanno pensare che si sia a metà strada. Cioè lontani.

 

«La loro proposta era incompleta», dice una fonte Ue. «Eravamo aperti a tagliare ancora, ma insistono su pensioni e Iva», ha risposto il negoziatore e vicepremier Dragasakis, «sempre pronto a continuare il negoziato». Da Atene erano arrivate notizie di una disponibilità di Tsipras ad avvicinarsi alle richieste dei creditori. Il quotidiano Kathimerini parlava di un’apertura su tagli a pensioni e stipendi pubblici più alti. Se è stata avanzata, non l’hanno giudicata sufficiente.

tsipras per mano con junckertsipras per mano con juncker

 

Giovedì rischia dunque di essere il giorno del giudizio, l’ultimo per approvare l’estensione del piano di salvataggio decisa il 20 febbraio e pagare i 7,2 miliardi che servono ad Atene per non fare crac. Una fonte Ue sostiene che i greci reiterano «in termini molto chiari» che non avvalleranno riduzioni delle pensioni e dei salari o aumenti, attraverso l’Iva, dei prezzi di prodotti di prima necessità, come l’elettricità. Come ama dire il ministro Varoufakis, «non sarà accettata alcuna misura che mini la crescita, perché l’esperimento è durato già abbastanza». Restano quattro giorni e ogni risultato è possibile. Anche l’addio all’euro, cioè la peggiore sconfitta dell’Europa dalla sua fondazione.

 

tsipras per mano con juncker 2tsipras per mano con juncker 2

 

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