I TECNICI DI PALAZZO CHIGI GELANO SUPERMARIO: "IL NUOVO ARTICOLO 18 E' INCOSTITUZIONALE" - LA RIFORMA DEL LAVORO MESSA A PUNTO DA RIGOR MONTIS E DALLA FORNERINA VA A SBATTERE CONTRO IL MURO DEGLI ESPERTI LEGALI DEL GOVERNO - LE REGOLE SUI LICENZIAMENTI FACILI, CHE ESCLUDONO IL REINTEGRO PER LE CAUSE ECONOMICHE ILLEGITTIME, CREANO DISPARITA' DI TRATTAMENTO - MIGLIAIA DI TRIBUNALI GIA' PRONTI A IMPUGNARE IL PROVVEDIMENTO PER SPEDIRLO ALLA CORTE COSTITUZINALE - E IL PREMIER POTREBBE FARE UN CLAMOROSO DIETROFRONT…

Francesco De Dominicis per "Libero"

L'esito appare scontato: «Se la riforma dell'articolo 18 va in porto senza ritocchi, verrà immediatamente stroncata dalla Corte costituzionale». I termini non sono esattamente questi, ma la sostanza sì. A palazzo Chigi, alcuni esperti dell'ufficio legislativo non hanno dubbi: così com'è stata configurata, per ora, la norma che cancella l'ipotesi di reintegro di fronte a un licenziamento per un motivo economico illegittimo è «incostituzionale».

La ragione è semplice e si chiama «disparità di trattamento». Vale a dire che il «no» al reintegro per i licenziamenti "economici" col trucco, per i quali il giudice potrebbe disporre solo un indennizzo, violerebbe l'articolo 3 della Legge fondamentale dello Stato. Si tratta della norma che garantisce il «principio di uguaglianza davanti alla legge» per tutti i cittadini. Con la riforma messa a punto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, invece, ci si troverebbe di fronte a una evidente disparità di trattamento, sostengono alcuni esperti dell'Esecutivo. Il giudice, infatti, qualora accertasse un licenziamento illegittimo, a esempio, per questioni disciplinari o sindacali, potrebbe optare per il reintegro nel posto del lavoro o per un indennizzo. Mentre nel caso di una ragione economica falsa, avrebbe solo un'alternativa: un po' di i quattrini (da 15 a 27 mensilità) al lavoratore. Stop.

Un quadro che, di fatto, vedrebbe clamorosamente calpestata la Costituzione. E basterebbe la prima causa di lavoro attorno al nuovo articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, dicono esperti del settore, per consentire a un tribunale di spedire il fascicolo ai Giudici di palazzo della Consulta. «Una denuncia di incostituzionalità dal finale noto» si dice a palazzo Chigi. Ragionamenti, quelli degli esperti, che cominciano a prendere corpo: finora è circolato solo qualche appunto informale, che non è arrivato sulla scrivania del premier, Mario Monti. Ma è assai probabile che nei prossimi giorni vengano confezionati veri e propri pareri legali, quelli previsti per tutti i nuovi testi normativi.

Sta di fatto che i rilievi dei tecnici, ancorché non scritti, sono stati sussurrati alle orecchie di Monti e Fornero. La riforma del lavoro, la scorsa settimana, è stata approvata dal consiglio dei ministri, ma il testo non è stato definito. Sindacati e politici si confrontano quotidianamente con toni sempre più aspri. E le sigle del settore, proprio contro le nuove regole sui licenziamenti facili, si sono compattate e vanno verso uno sciopero generale.

Una situazione complessa da gestire, anche per un Governo tecnico e apparentemente determinato. Monti deve sciogliere, tra altro, la riserva tra disegno di legge "classico" e ddl delega. Tuttavia la questione dell'illegittimità costituzionale potrebbe avere un peso specifico nelle scelte finali. La faccenda scotta sempre di più. E l'ultima parola spetta al premier che sta per tornare dalla missione in Oriente. E nell'ultima limatura del testo i rilievi sulla incostituzionalità del nuovo articolo 18, non è da escludere un dietrofront.

 

Elsa Forneroelsa forneroELSA FORNERO E MARIO MONTI CAMUSSO E MONTI A CERNOBBIOMAURIZIO LANDINI

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