IL MINISTRO DI GIUSTIZIA INDIANO: “NON POSSO ESCLUDERE LA PENA DI MORTE PER I MARÒ” - L’ULTIMA, TRAGICA UMILIAZIONE PER L’ITALIA. “IL POTERE ESECUTIVO NON PUÒ MICA DARE GARANZIE SULLE SENTENZE”. MA TERZI E DE MISTURA HANNO DETTO ESATTAMENTE IL CONTRARIO, ED ERA L’UNICO MOTIVO PER CUI I 2 SONO STATI RISPEDITI A DELHI -IL RIDICOLO TERZI RIMESSO IN RIGA DA NAPOLITANO - LE FAMIGLIE CONTRO IL GOVERNO: “MALEDETTI!”. I FIGLI TEMONO DI NON RIVEDERLI PIÙ


1. MARO': GUARDASIGILLI INDIA, GOVERNO NON PUO' ESCLUDERE PENA MORTE
(AGI) - Il ministro della Giustizia indiano, Ashwani Kumar, ha escluso che il governo indiano possa aver fornito un'assicurazione all'Italia che ai due maro' non sara' inflitta la pena di morte. In un'intervista alla tv Ibn, il Guardasigilli di New Delhi e' sembrato sconfessare una dichiarazione in questo senso del suo collega Salman Khurshid, il ministro degli Esteri. "Come puo' il potere esecutivo fornire garanzie sulla sentenza di un tribunale?", si e' chiesto. Khurshid "e' anche un avvocato", ha ricordato il ministro della Giustizia, "sta a lui rispondere sul perche' abbia detto quelle cose".

In realta' la spiegazione potrebbe stare nel fatto che la diplomazia indiana ha ricordato come l'applicazione della pena di morte in India sia ristretta "ai piu' rari tra i casi rari", fattispecie in cui evidentemente non poteva rientrare l'uccisione dei due pescatori indiani del Kerala.

In precedenza si era appreso che le autorita' giudiziarie indiane hanno avviato la procedura per la costituzione di un tribunale ad hoc che giudichera' sul caso dei due maro', dopo il ritorno a New Delhi di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre dalla licenza che gli era stata concessa dalla Corte suprema. In seguito all'autorizzazione arrivata dal ministero della Giustizia indiano, venerdi' sera l'Alta Corte di New Delhi ha emesso un'ordinanza che dispone la formazione di uno speciale organo giudicante, come aveva stabilito la Corte suprema il 18 gennaio.


2. "COLPI DI MANO, BUGIE E RIVALITÀ" COSÌ TERZI HA ACCELERATO LA CRISI
Vincenzo Nigro per "la Repubblica"

Venerdì 15 marzo alle 15 Giorgio Napolitano convoca al Quirinale i tre "ministri del colpo di mano" (Esteri, Difesa, Giustizia). I tecnici che hanno deciso di sfidare l´India facendo saltare l´accordo per il rientro dei marò. Mai c´era stata una riunione col capo dello Stato prima dell´annuncio fatto da Terzi (l´11 marzo con un tweet) sul mancato rientro dei fucilieri. Napolitano, che non ha poteri di governo ma ha allargato la sua capacità di influenza sui ministri già negli ultimi mesi del gabinetto Berlusconi, nel pieno della impasse politica nata dai risultati elettorali era stato informato dai suoi consiglieri di un confuso programma per alzare la temperatura con l´India.

«Ma i parametri, le indicazioni che ci avevano dato sulla situazione indiana erano differenti da quella che si è rivelata la realtà», dicevano già il 15 marzo a Repubblica fonti vicine al Quirinale. Al termine di quella riunione Terzi provò addirittura a rassicurare Napolitano: «Presidente, ne usciremo alla grande!». Si è visto.

Ieri da Dublino il ministro degli Esteri che ha guidato la Farnesina in questa Caporetto della diplomazia italiana non ha fatto che occuparsi di India. Per provare a limitare i danni, soprattutto a rintuzzare le richieste di dimissioni che gli sono arrivate dal centrodestra e da metà della stampa italiana.

«Ma il ministro degli Esteri continua a comportarsi in maniera scorretta, a dire bugie belle e buone, disegnando una realtà che é soltanto sua», dice amareggiato un ministro che nelle ultime settimane non ha saltato una riunione del Consiglio dei Ministri. Terzi ancora ieri, per allargare le responsabilità della retromarcia sull´India agli altri colleghi, ha detto che «le decisioni sul caso India sono state sempre collegiali».

«Non è vero», dice il ministro che abbiamo sentito, «da sempre di India si è parlato in riunioni in formato ristretto, e soprattutto nell´ultima fase Terzi aveva escluso da ogni comunicazione non solo il sottosegretario con la delega per le organizzazioni multilaterali (Onu, Ue) Marta Dassù, ma lo stesso Staffan De Mistura, delegato all´Asia e in particolare proprio del negoziato con l´India».

«Terzi voleva fare della questione dei marò la sua medaglia per entrare in politica, arrivando a chiedere di cancellare qualsiasi presenza mediatica per i due sottosegretari», dice un diplomatico che lavora alla Farnesina. Un esempio: a una radio nazionale ha fatto chiedere di non invitare più Dassù e De Mistura in trasmissione, altrimenti lui non avrebbe garantito più interviste. Ma il vero problema è che negli ultimi mesi sull´India De Mistura era stato estromesso da ogni decisione, perché visto come un rivale pericoloso dal punta di vista mediatico e anche politico.

Il messaggio sulla "collegialità" è quindi il tentativo di Terzi di trovare dei corresponsabili nella decisione di bloccare e poi di rimandare i marò in India. Un tentativo mal tollerato a Palazzo Chigi: la presidenza del Consiglio nel primo pomeriggio fa girare un comunicato in cui sostiene che «nella seduta del Comitato interministeriale per la sicurezza non ci sono stati nessuna accusa e nessun «processo» al ministro degli Esteri».

E infatti l´irritazione del premier Mario Monti è stata tutta bilaterale: nel Comitato si è solo cancellata la decisione di bloccare il ritorno dei marò in India, dando mandato al sottosegretario De Mistura di trattare con l´India una resa onorevole, che prevedesse una dichiarazione sulla pena di morte e sugli arresti "domiciliari" in ambasciata, cosa di cui i marò già godevano.

Una resa che di fatto ha messo da parte argomenti centrali, che gli esperti del Ministero di Grazia e Giustizia avevano segnalato da settimane nelle riunioni di coordinamento: i marò subiranno un processo in un Tribunale speciale costituito ad hoc, cosa contraria alla legge italiana e internazionale. E tra l´altro - si chiede un altro diplomatico - «abbiamo venduto il successo di aver evitato la pena di morte: ma se li condannano all´ergastolo? Oppure a 30 anni? Siamo pronti ad accettarlo?»

Terzi ieri mattina ribadiva ai suoi collaboratori quel che aveva dichiarato in un´intervista a Repubblica: «Non servono le mie dimissioni, siamo un governo dimissionario». E su questo forse non ha tutti i torti. Il problema è quanto tempo ci vorrà ad avere nuovi ministri degli Esteri e della Difesa, e in quanto tempo si impadroniranno del "dossier India" per capire cosa fare con l´affare dei marò della Enrica Lexie.


3. CASO MARO': STAMPA INDIANA, NON E' CHIARO PERCHE' ITALIA HA CAMBIATO ATTEGGIAMENTO
(Adnkronos) - La stampa indiana si interroga oggi sui motivi che hanno indotto il governo italiano a tornare sui propri passi e decidere di far tornare in India i due maro' Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. L'emittente Ibn ripercorre le ultime fasi della vicenda, con il duro braccio di ferro diplomatico tra New Delhi e Roma, ricordando che l'India ha assicurato al governo italiano un procedimento veloce, che verra' celebrato davanti al tribunale speciale deciso dalla Corte suprema di Delhi e che, se ritenuti colpevoli, i due militari non verranno puniti con la pena di morte.

Tuttavia, quelle che Roma ha definito "condizioni", per il governo indiano sono "semplici chiarimenti". Come a dire, questi punti non sono mai stati in discussione. Il Times of India, dal canto suo, chiede apertamente se il cambio di rotta nella vicenda sia dovuto a ragioni commerciali. In un lungo servizio, nel quale si da' conto delle forti polemiche suscitate in Italia dalla gestione della vicenda da parte del governo, compaiono anche le voci del presidente dell'Ice, Riccardo Monti, e di Massimo Goldoni, presidente di FederUnacoma, azienda che vende macchinari in India.

"Non c'erano indicazioni" che la crisi diplomatica stesse condizionando in maniera negativa i rapporti commerciali, sostiene Goldoni. Il volume di affari tra i due Paesi, ricorda il quotidiano indiano, e' al momento relativamente modesto, con un valore di circa 7,2 miliardi di euro. Ma si tratta di un settore che ha ancora un "potenziale inesplorato", dice Monti.

Infine, il quotidiano indiano ricorda anche la vicenda che vede coinvolta Finmeccanica, attraverso AgustaWestland, con l'accusa di presunte tangenti pagate dai vertici dell'azienda a funzionari indiani per favorire la vendita di 12 elicotteri alle forze armate di Delhi. L'india ha per il momento sospeso l'acquisto, del valore di 750 milioni di dollari. L'indagine e' ancora in corso.


4. ULTIME ORE D´ANGOSCIA IN FAMIGLIA "I FIGLI TEMONO DI NON RIVEDERLI PIÙ"
Giuliano Foschini per "la Repubblica"

«Non è facile. Non è facile spiegare a tuo figlio che suo padre non è soltanto suo padre. Ma è un eroe». Vania Girone è la moglie di Salvatore. Dall´inizio di questa storia utilizza poche parole, sempre composte. Le stesse che ha usato l´altra notte nella sua casa di Torre a Mare, periferia residenziale di Bari, quando suo marito è arrivato. Doveva essere una serata serena, avevano invitato alcuni amici a cena. E invece Salvatore ha preso tutta la sua roba, scortato da colleghi del battaglione San Marco, ed è andato via.

«Papà, non mi dire le bugie! Tu non torni più, tu non torni più», gli urlava Michele, suo figlio. Ma proprio gli urlava contro, una voce disperata di un bambino che ha visto suo padre morire, poi resuscitare e poi ancora morire. Quando era ancora vivo. «Dopo l´arresto - parla Michele Emiliano, il sindaco di Bari che è diventato come un amico di famiglia, la sua telefonata nel salone di casa Girone con il presidente del consiglio Monti sarebbe stato un memorabile pezzo di rabbia cinematografica, se non fosse stato vero - queste persone, i bambini, temevano di non vedere mai più il loro papà. Quando è tornato è stato un regalo inaspettato, quando gli hanno detto che non sarebbe più partito, una liberazione, come quando ti dicono che sei guarito da un mare incurabile. Ora come glielo spieghi quello che sta accadendo ai loro bambini?».

Come ha fatto Salvatore, che li ha presi in un angolo, mentre in casa tutti piangevano, mentre il padre era paralizzato e la madre urlava «Maledetti, maledetti», non verso la divisa che portava il figlio ma verso il pasticcio che avevano combinato (anche) quelli che portano quella stessa divisa. Pochi minuti prima quando Salvatore ancora doveva arrivare, la signora Maria ha avuto un mancamento, è arrivata l´ambulanza, i bambini hanno pianto.

Hanno smesso soltanto quando Salvatore ha spiegato ai figli quello che stava accadendo: «Io vi amo più di me stesso. Noi siamo italiani, dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani. Non possiamo permettere a nessuno di dire che gli italiani non mantengono la loro parola. Voi state tranquilli, io vi prometto che tornerò presto». «Non è vero», singhiozzavano i bambini. Michele in particolare. «Gli ho spiegato - parla il sindaco Emiliano - che se il papà non fosse partito non avrebbe potuto vivere sereno: chi crede e serve l´Italia lo deve fare a prescindere da chi la governa. Salvatore, come Massimiliano, è un italiano di cui essere orgoglioso. Michele ha capito: mi ha detto che lui è orgoglioso del suo papà».

È stato Salvatore a scegliere di tornare in India. Gli hanno detto che non aveva scelta, è vero («e probabilmente non è stato spiegato a questi ragazzi i loro diritti perché conoscono troppo bene i loro doveri» chiosa ancora Emiliano), ma è stato lui a scegliere «di fare il soldato italiano», come ha spiegato a casa, Quando giovedì notte è andato via, su una Bmw grigio chiara, direzione India, si sentiva ancora la voce di quella donna che urlava: «Maledetti, maledetti».

La stessa voce che ieri davanti a quella foto dall´India in canottiera dei due ragazzi con lo stemma dell´Italia sulla spalla, diceva convinta: «Vedrete che tutto questo finirà molto presto».

 

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