INDIGNADOS IN COSTA AZZURRA - ALTRO CHE ZONE ROSSE, PER ARRIVARE A CANNES CI VORREBBERO I MARINES - I GRUPPI ANTI-SISTEMA RELEGATI A PROTESTARE SOLO A NIZZA, A 30 KILOMETRI - BLACK BLOC E SOCI SNERVATI DA UN LUNGO LAVORO DI PREVENZIONE E SCORAGGIATI DA MISURE DI SICUREZZA DAVVERO ECCEZIONALI (“GLI ITALIANI SONO RIMASTI A CASA - DICE UN ESPERTO DI INTELLIGENCE - GLI SCONTRI DI ROMA E QUELLI SUL FRONTE DELLA TAV HANNO CONSIGLIATO A TUTTI DI STARE ACCORTI”)...
Niccolò Zancan per "La Stampa"
Alejandra Galleguillos dice che il suo mestiere è fare la rivoluzione. «Tanto non c'è lavoro - spiega - solo così posso dare un senso alla mia vita». E' una ragazzona con la faccia pallida e una canottiera a fiori, 21 anni, arriva da Vitoria, Paesi Baschi. Passa davanti ai poliziotti in tenuta antisommossa e con un gessetto bianco disegna dei cuori sull'asfalto, proprio davanti alle punte dei loro anfibi. A tutti mostra un cartello: «Adesso il silenzio è rotto». Sorride, si lascia fotografare, poi ricomincia.
Vista da qui, la rivoluzione è uno strano mestiere. A trenta chilometri dal G20. Sempre più lontani dai potenti della Terra. Dentro un quartiere periferico di Nizza, blindato in ogni anfratto e senza anime per strade. Una specie di gabbia per chi vuole dissentire. Diecimila agenti sono impegnati in Costa Azzurra per garantire la sicurezza del vertice. Ma poi incontri Alejandra Galleguillos e non capisci. Ora sta scrivendo una frase sul marciapiede: «Solo l'amore ci salverà ».
Ce l'hanno con il capitalismo. Chiedono la tassazione delle rendite finanziarie. Molti si sono travestiti da Robin Hood. La parola d'ordine è «giustizia sociale». Persino una delegazione di coreani è arrivata fino a qui per lo stesso motivo: «I ricchissimi devono essere un po' meno ricchi, i poveri un po' meno poveri». Eppure questo movimento, visto alla vigilia di un appuntamento importante, sembra in cerca di identità . Non è più il forum internazionale sui grandi temi, non è ancora il popolo degli indignati. Non qui, almeno.
Le due anime si osservano a distanza, quasi con diffidenza. Storiche realtà francesi come Attac e nuovi ragazzi arrabbiati, partiti da ogni parte d'Europa per rivendicare un barlume di futuro. Tipo il diciassettenne Alexander Thorolfsonn da Reykjavik, Islanda: «L'unica cosa che potevo fare era studiare - dice - l'ho fatta. Ora la mia vita è finita». Molti spiattellano nasi da clown davanti agli idranti della gendarmerie.
Altri indossano le maschere di Chirac e di Obama, spesso affiancate alla maschera della morte. Scene «New hippy». Situazionismo. Una ragazza consegna un cuore di cartone agli agenti. Mettono in scena un tiro alla fune fra società civile e politici. Un finto presidente francese su una sdraio, che si gode una pioggia di dollari, da un lontano paradiso fiscale. Poi arriva il momento del letame. Letame contro il nemico numero uno, le banche. Ma - attenzione, attenzione prima viene lanciato e poi ripulito. Tutto sotto il controllo dei poliziotti.
Oggi i manifestanti si conteranno. Appuntamento alle 10 nella piazza centrale di Cap d'Ail. Vogliono cercare di raggiungere il Principato di Monaco dal crinale della montagna, per protestare contro un simbolo della finanza mondiale. Un certo tipo di finanza.
Diverse fonti di polizia concordano sul fatto che i violenti questa volta non arriveranno. Snervati da un lungo lavoro di prevenzione e scoraggiati da misure di sicurezza davvero eccezionali. Quattro ragazzi spagnoli sono stati arrestati martedì solo perché ritenuti non abbastanza ben intenzionati.
Osservare la vita a Cannes, ieri a mezzogiorno, faceva riflettere. Chiunque volesse entrare in città doveva esibire un pass e un documento d'identità . La stessa trafila per i diplomatici di Tokyo, come per i residenti che tornava a casa con i figli. Passeggini controllati uno ad uno. Anche gli agenti avevano il nome ben in vista sulla divisa. Noi, per esempio, abbiamo osservato al filtraggio il poliziotto Karim Ben Nasser: attento e imperturbabile, come al valico di una vecchia frontiera. Ma qui siamo a duecento metri dalla Croisette. E intorno, ovunque, ti scrutano altri occhi, altri agenti. Sono di vedetta persino su tutti i ponti autostradali. Difficile che il movimento tenti di avvicinarsi.
Anche i numeri, almeno fino a ieri sera, scoraggiavano propositi tanto temerari: circa 10 mila manifestanti. E gli italiani, in mezzo agli altri, dove sono? «Molti sono rimasti a casa - dice un esperto di intelligence - gli scontri di Roma e quelli sul fronte della Tav hanno consigliato a tutti di stare accorti...».
C'è Piero Bernocchi, leader dei Cobas, che si aggira sconsolato: «A Roma avevamo numeri molto più importanti. E' stato uno scempio sprecare tutto in quel modo». C'è Francesco Falco, 22 anni, volontario di Actionaid: «Sono qui per protestare contro la fame nel mondo». Ogni tanto, dalle casse di un furgone, rimbomba una versione francese, storpiata e malinconica di «O bella ciao».








