L'ITALIA DEI SINDACI - LA LOBBY DEI PRIMI CITTADINI BATTE RENZI: DELRIO (EX PRESIDENTE DELL'ASSOCIAZIONE DEI COMUNI) COSTRINGE MATTEUCCIO A RINVIARE LA CURA DIMAGRANTE PER LE SOCIETA' PARTECIPATE LOCALI
Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"
Non c’è una semplice ragione «tecnica» dietro il rinvio al taglio delle spa dei comuni. La cura dimagrante alle società partecipate locali potrebbe diventare indigesta per i sindaci italiani: ecco perché, battendo i pugni sul tavolo, il sottosegretario Graziano Delrio ha avuto la meglio sul premier Matteo Renzi.
E ha imposto una lunga pausa di riflessione sul giro di vite alle aziende comunali, inizialmente previsto nel decreto «Sblocca Italia» approvato venerdì dal consiglio dei ministri.
Delrio ha cercato di tenere lontane le polemiche, spiegando la faccenda con la necessità di varare una «riforma organica» che troverà spazio, ha promesso il sottosegretario, nella legge di stabilità. La ex finanziaria sarà presentata entro metà ottobre e in 45 giorni può succedere di tutto. Nessun accenno alle polemiche interne al governo né alle tensioni, seppur lievi, con il Primo ministro.
Sta di fatto che la questione crea più di un imbarazzo. Che sia un terreno da disboscare è chiaro da un pezzo: il rapporto messo a punto poche settimane fa da mister spending review, Carlo Cottarelli, ha portato alla luce una situazione insostenibile.
La mappa di Cottarelli conta 1.250 società addirittura non operative, quindi da cancellare. Non subito, però. Perché evidentemente i sindaci non possono fare a meno delle loro «partecipate», anche se si tratta di cosiddette scatole vuote, utilizzabili quanto meno per distribuire un po’ di incarichi nei consigli di amministrazione e nei collegi sindacali.
Una linea, quella dettata da Delrio, non particolarmente apprezzata da Renzi - che pure si è formato nelle file dei sindaci - e invece gradita, si dice, al presidente dell’Anci (l’Associazione dei comuni), Piero Fassino. I sindaci hanno chiesto (e ottenuto, pare) un maggiore coinvolgimento nella questione «partecipate», formalmente perché interessati ad approfondire il destino del personale, coi sindacati già pronti a dare battaglia.
Gli interessi, per la verità, sono molteplici e prima di cedere ai privati scatole più o meno vuote, gli enti locali vogliono riflettere. Ne sanno qualcosa proprio in Anci, dove è stata appena bloccata la privatizzazione di Ancitel, una spa attiva nel business dell’information technology e controllata, appunto, dall’associazione presieduta da Fassino.
Già ad aprile era tutto pronto per cedere il «controllo di fatto» di Ancitel a un’azienda privata, DataManagement, con la benedizione di alcuni parlamentari del Partito democratico, «renziani» della prima ora. Ma pochissimi giorni fa, all’improvviso, è saltato tutto e lo stesso Fassino ha annunciato il congelamento del progetto, destinato a questo punto a finire su un binario morto.
Che fine farà il pacchetto «partecipate locali» del governo non è chiaro. La trattativa tra Delrio (in passato alla guida di Anci) e i sindaci è aperta. Senza dimenticare che legge di stabilità - sempre che non ci siano ulteriori passi indietro - prima di entrare in vigore deve superare l’esame di Camera e Senato, dove il consueto «assalto alla diligenza» può stravolgere le norme e annacquare gli obiettivi di palazzo Chigi.
Cottarelli ha spiegato che un intervento nel comparto delle imprese dei sindaci può fruttare risparmi per almeno un miliardo di euro. La sensazione è che la scelta finale del governo non dipenderà dalla salute delle finanze pubbliche, ma dagli interessi di parte.