Paolo Colonnello per "La Stampa"
ROBERTO FORMIGONI MANI ALZATEÈ sempre stato l'interfaccia di Roberto Formigoni: Alberto Perego, l'amico fidato, il compagno di viaggi, vacanze e avventure, il coinquilino discreto con cui condividere casa e fede come «memores domini», il collaboratore fidato. Per la Procura, adesso, anche qualcosa di più: un vero e proprio complice, anzi, un coindagato come si evince dall'invito a comparire recapitato l'altro ieri al Governatore della Lombardia per corruzione aggravata. Tutta colpa della «casetta» come la chiama Formigoni.
PIERANGELO DACCO'Ovvero la villa in Costa Smeralda che l'amico Pierangelo Daccò vendette a Perego una settimana prima di essere arrestato e che Perego, con un milione e centomila euro versati da Formigoni, acquistò pagandola 3 milioni di euro anziché 7. Uno «sconto» che ora rientra nel computo dei quasi 8 milioni in benefit vari che Formigoni è accusato di aver ottenuto da Daccò per favorire i rimborsi sulle «funzioni non tariffabili» della Clinica Maugeri: 200 milioni.
Votati entrambi alla castità e alla povertà (ma non si direbbe, scorrendo l'elenco dei «regali» di Daccò), Perego e Formigoni hanno condiviso molte cose di questa vicenda, tanto che la Procura considera il coinquilino del Governatore una sorta di prestanome. Bisogna dire che in passato Perego aveva già trascorso qualche guaio per colpa delle amicizie di Formigoni. Successe quando venne inquisito e condannato in primo grado (poi prosciolto per prescrizione) per falsa testimonianza in relazione allo scandalo «Oil for food».
ALBERTO PEREGO jpegStavolta però, le cose sembrano diverse. Gli inquirenti infatti mettono in relazione l'acquisto della villa in Sardegna a prezzi di saldo, con un favore immediato a Daccò: la nomina ai vertici della sanità pubblica lombarda di una persona di sua assoluta fiducia, Alessandra Massei, ciellina, bocconiana, la donna con la quale condivide una stretta amicizia e alcuni remunerativi affari immobiliari ed edilizi in Argentina nella società «Avenida».
massimo buscemiLa villa effettivamente è bellissima: 7 stanze su tre livelli, patio, verande coperte, in cima alla collina del Pevero gode di una vista mozzafiato su Cala Volpe. Ma villa «Perego-Formigoni» per Massimo Buscemi, ex assessore della Regione alla Cultura e genero di Daccò, è soprattutto «villa Formigoni». Lo si capisce da una sua telefonata intercettata dai magistrati, che Buscemi lo scorso 10 febbraio fa partire proprio dall'ufficio del Celeste, dove si è recato per chiedere «un risarcimento» alla poltrona di assessore perduta.
Il cellulare, che diventa così una microspia ambientale, riporta le parole di Buscemi, che informa falsamente Formigoni di una convocazione in Procura di sua moglie Erika Daccò : «Le chiederanno della casa... E come mai così poco...Tre milioni? Contro 9/10 milioni di valore commerciale! No, guarda, siamo nella merda fino a qua, Roberto...».
FORMIGONI E BUSCEMICi vuol poco agli investigatori per capire che Formigoni conosce bene i dettagli dell'acquisto della villa e che Buscemi parla della questione, agitandola come uno spauracchio, non a Perego che formalmente sarebbe il vero proprietario della casa, ma a Formigoni, ritenendolo evidentemente il vero padrone.
Anche perchè, poco dopo il preliminare di vendita, maggio 2011, la Massei entra nel management della Regione, consentendo al «mediatore» Daccò di espandere al massimo il suo controllo sulla Sanità in Regione.
Un potere d'intervento che si sarebbe tradotto nei famosi rimborsi delle «funzioni non tariffabili» e in particolare aggiungendo «la riabilitazione di alta complessità» e la «qualità nella riabilitazione». Formigoni continua a dirsi «tranquillissimo e sicuro di me» ma ieri ha mandato il suo legale, l'avvocato Stivala, in Procura a chiedere di rinviare l'interrogatorio previsto per domani. Se ne parlerà, forse, in agosto quando Formigoni sarà ancora più tranquillo.