LA RAMAZZA DI BERGOGLIO - IL CARDINALE ANTIABORTISTA AMERICANO BURKE ESCLUSO DALLA CONGREGAZIONE DEI VESCOVI, COME PIACENZA E BAGNASCO

Burke, tra i cardinali più conservatori, aveva criticato le parole di Francesco sul "non enfatizzare le battaglie su aborto e matrimoni gay" - Ma il repulisti di Bergoglio non si è fermato a Burke: promossi Bassetti e Rabitti al posto di Piacenza e Bagnasco - Salva il posto invece Bertone...

Condividi questo articolo


Massimo Gaggi per il "Corriere della Sera"

Solo qualche giorno fa LifeSiteNews.com, uno dei più importanti siti dei cattolici integralisti americani, invitava a respingere la tesi dei cristiani liberal secondo i quali papa Francesco è poco interessato alla lotta contro l'aborto e i matrimoni gay: «Non è vero, ha ricevuto e lodato i capi dell'Istituto per la dignità umana, impegnatissimi su questi fronti» aveva scandito la testata digitale.

PAPA BERGOGLIOPAPA BERGOGLIO

Ma ieri lo stesso sito esprimeva sconcerto per la decisione del Pontefice di escludere dalla Congregazione dei vescovi - uno dei più potenti organi della Chiesa, quello che designa i capi delle diocesi di tutto il mondo - il cardinale americano Raymond Burke: il leader della crociata antiabortista, un personaggio in grande evidenza sotto il papato di Benedetto XVI e molto stimato anche da Giovanni Paolo II.

«Il movimento per la vita è sotto choc» ha scritto ieri LifeSiteNews.com, ma papa Francesco è stato implacabile. E probabilmente non poteva fare altrimenti, dopo le critiche ricevute dal cardinale americano. Davanti al suo invito a non enfatizzare troppo le battaglie su aborto e matrimoni gay, concentrandosi di più sulle questioni da lui definite «essenziali», cioè quelle della fede, della dignità umana e la lotta alla povertà, Burke aveva replicato secco: «E cosa c'è di più essenziale della tutela delle leggi etiche sulla natura dell'uomo? Non parleremo mai abbastanza della difesa della vita umana, dei nascituri indifesi che vengono privati del loro diritto alla vita, del massacro dei non nati».

Un'aperta ribellione da parte di un cardinale agli antipodi rispetto a Francesco fin dalla coreografia dei paramenti sacri. Burke ha continuato a scegliere quelli più solenni, appariscenti e «lussuosi» in un implicito rifiuto dell'abbigliamento più sobrio e umile suggerito dal Pontefice.

BERTONE-BERGOGLIOBERTONE-BERGOGLIO

Una ribellione che Francesco ha deciso di non tollerare, ma al suo gesto non va dato un significato dottrinario, né di «spostamento a sinistra» dell'asse della Chiesa. Francesco ha sostituito Burke con Donald Wuerl, il cardinale di Washington: un moderato collocabile a sinistra di Burke solo perché, a differenza di quest'ultimo, non vuole negare il sacramento della Comunione ai politici cattolici favorevoli alla libera scelta sull'aborto, come il segretario di Stato, John Kerry.

CARDINALE MAURO PIACENZA jpegCARDINALE MAURO PIACENZA jpeg

Ma papa Francesco ha confermato nella congregazione che nomina i vescovi un altro conservatore moderato americano: il cardinale William Levada, comunque su posizioni meno dure di quelle di Burke. Un'altra «epurazione» tra i prelati conservatori Usa, quella del cardinale Justin Rigali, era scontata, visto che l'ex arcivescovo di Filadelfia è stato travolto da uno scandalo per il pessimo modo in cui ha gestito il caso dei preti pedofili della sua diocesi.

Insomma, papa Francesco non cambia la dottrina cattolica, ma riorienta le priorità della Chiesa e cerca di aprirla di più alle istanze del mondo. Ma senza strappi. La corrente liberal dei cristiani americani ha raffreddato i suoi entusiasmi per il successore di Benedetto XVI quando, a ottobre, il Papa ha promosso, nominandolo vescovo di Hartford, il reverendo Leonard Blair: il prelato che ha condotto l'inchiesta ecclesiastica contro le suore progressiste che si sono ribellate alle rigidità della gerarchia ecclesiastica Usa. Adesso alcuni cominciano a pensare (o ad augurarsi) che quella promozione sia stata voluta proprio da Burke e che anche per questo il Papa abbia deciso di togliergli l'importante incarico.

raymond cardinal burke oratoryraymond cardinal burke oratory

2. TUTTI I SILURATI DA PAPA FRANCESCO. LE NOVITÀ NELLA CONGREGAZIONE PER I VESCOVI
Pietro De Michele per "Formiche"

Va bene la misericordia, ma a tutto c'è un limite. Così, a poche ore di distanza dalle dichiarazioni del cardinale Raymond Burke contro lo stile di Francesco improntato a non fare di aborto, eutanasia e nozze gay i capisaldi della sua agenda pastorale, il porporato americano è stato rimosso dalla congregazione per i Vescovi. Una bocciatura in piena regola: Burke ha solo 65 anni ed era stato nominato nell'importante dicastero curiale solo dal 2009.

JOHN KERRY ABBRACCIA CATHERINE ASHTON DOPO LACCORDO USA IRANJOHN KERRY ABBRACCIA CATHERINE ASHTON DOPO LACCORDO USA IRAN

CHI E' BURKE
Prefetto del Tribunale della Segnatura apostolica, giurista di rango, già vescovo di St.Louis, Burke è considerato il più conservatore tra i conservatori della curia. Vicino ai tradizionalisti, è spesso balzato alle cronache per l'uso da lui fatto di vistosi paramenti caduti in disuso: cappemagne, galeri cardinalizi, strascichi lunghi parecchi metri, mitre altissime che non si vedevano da decenni. Insomma, quanto di più lontano possa esserci dal modello sobrio di prete che ha in mente l'argentino gesuita.

LE CRITICHE DI BURKE AL PAPA
Ma è sulle questioni morali che il solco tra i due si è allargato sempre di più. Quest'estate, conversando con una rivista d'oltreoceano, Burke ribadiva tutte le sue critiche al cambio di passo impresso dal decisionista Pontefice gesuita: "Basta con il falso senso del dialogo che si è insinuato anche nella Chiesa. Non è possibile riconoscere pubblicamente chi sostiene aperte violazioni della legge morale, né rendere loro onori in qualche forma. Questo è uno scandalo, una contraddizione, è sbagliato".

PAPA RATZINGER E DOMENICO GIANIPAPA RATZINGER E DOMENICO GIANI

E ancora, rincarando la dose, notava la "allarmante rapidità con cui si sta realizzando l'agenda omosessuale", elemento "che dovrebbe risvegliare tutti noi e spaventarci per quanto riguarda il futuro della nostra nazione". Nelle sue parole si leggeva l'eco battagliero, l'appello alla "difesa della fede cattolica".

LE DIVERGENZE SULLA BATTAGLIA ANTI ABORTISTA
Qualche giorno fa, poi, il punto di non ritorno. Intervistato da una rete televisiva americana, Raymond Burke rendeva nota urbi et orbi tutta la sua perplessità circa i contenuti della recente esortazione apostolica bergogliana, la Evangelii Gaudium: "Non ho ancora trovato nella mia mente il modo esatto di descrivere questo documento". Ciò che "posso dire è che non mi pare possa essere considerato parte del magistero papale".

PAROLINPAROLIN

E questo perché "leggendo le parole del Papa sembra che a suo parere si parli troppo di aborto, matrimonio tra uomo e donna. Ma noi non potremmo mai parlare abbastanza di questo. Siamo letteralmente davanti a un massacro di non nati", aggiungeva il porporato. Chiara la distanza tra lui e Francesco che invita a non "ossessionare" con la "trasmissione disarticolata di dottrine".

RIMOSSI ANCHE BAGNASCO E PIACENZA
Il cambio di linea alla congregazione per i vescovi non si ferma all'epurazione del cardinale Burke. Fuori anche Mauro Piacenza e Angelo Bagnasco. Il primo, già caduto in disgrazia da tempo, a fine settembre era stato estromesso dalla Congregazione per il Clero, dove era stato nominato neppure tre anni prima.

BAGNASCOBAGNASCO

Al suo posto, un diplomatico. Il secondo, capo della Cei, sarà sostituito nella congregazione per i Vescovi dal vicepresidente Gualtiero Bassetti, profilo diametralmente opposto al suo. Se a questi si aggiunge anche la promozione del pensionato Paolo Rabitti, vescovo emerito di Ferrara-Comacchio e non certo tradizionalista, si comprende la portata del cambiamento.

Gualtiero-Bassetti_Gualtiero-Bassetti_

Una tornata di nomine che chiarisce il profilo del vescovo che ha in mente Francesco, lontano mille miglia da quello impersonato da Burke e Piacenza. Nota a margine: ha destato sorpresa che il Papa, nominando Pietro Parolin quale membro della congregazione, vi abbia lasciato anche il predecessore, Tarcisio Bertone.
Ignoto il motivo.

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MAMMA! MORMORA LEONARDINO… - L’AFFETTUOSO INCONTRO TRA LA VEDOVA DEL VECCHIO, NICOLETTA ZAMPILLO, CON IL VIVACISSIMO FIGLIO LEONARDO MARIA, IN DECOLLO PER LA “FEBBRE DEL SABATO SERA” MILANESE: "CHIODO" AL POSTO DEL DOPPIOPETTO MANAGERIALE - DAL 27 GIUGNO 2022, SONO TRASCORSI OLTRE DUE ANNI DALLA SCOMPARSA DI DEL VECCHIO E LA GUERRA SULL’EREDITÀ TRA GLI 8 EREDI SI E’ INGARBUGLIATA DEFINITIVAMENTE QUANDO È ESPLOSO IL CASO DEGLI SPIONI MILANESI DI EQUALIZE SRL, DOVE TRA I CLIENTI PIU’ DOVIZIOSI SBUCA LEONARDINO CHE ‘’VORREBBE MONITORARE IL FRATELLO MAGGIORE CLAUDIO DEL VECCHIO E UN CONSULENTE CHE STA VICINO A UNA DELLE SUE SORELLE, PAOLA DEL VECCHIO…”

AL QUIRINALE HANNO LE PALLE PIENE DI MALUMORE PER LE SPARATE ANTI-GIUDICI DEL GOVERNO DUCIONI: "NEANCHE AI TEMPI DI BERLUSCONI..." - SERGIO MATTARELLA, CHE È IL CAPO DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, È IRRITATO PER IL CLIMA DI DELEGITTIMAZIONE COSTANTE DELLE TOGHE DA PARTE DELLA MELONI E DEI SALVINI – L’AMMISSIONE PRESIDENZIALE (“PIÙ VOLTE HO PROMULGATO LEGGI CHE RITENEVO SBAGLIATE E INOPPORTUNE”) SPIEGA BENE IL CLIMA DI INSOFFERENZA VISSUTO AL COLLE - DI SCAZZO IN SCAZZO, MATTARELLA, DEPOSTA LA MASCHERA DA "MUMMIA SICULA", POTREBBE RISPONDERE IL 31 DICEMBRE, SCODELLANDO UN DURISSIMO DISCORSO DI FINE ANNO IN MODALITA' COSSIGA: UNA PICCONATA DOPO L'ALTRA…

DAGOREPORT – LA MEGALOMANIA DI LETIZIA MORATTI NON HA LIMITE: NON PAGA DEI FLOPPONI ALLE REGIONALI E ALLE EUROPEE, SI AUTO-CANDIDA A SINDACO DI MILANO. E HA FATTO UNA “PROPOSTA INDECENTE” A MARINA E PIER SILVIO: LA SIGNORA BRICHETTO VORREBBE RILEVARE UNA QUOTA DELLA FIDEIUSSIONE BANCARIA DA PIÙ DI 90 MILIONI CON CUI I FRATELLI BERLUSCONI SONO DIVENTATI “PROPRIETARI” DI FORZA ITALIA. RISPOSTA? NO, GRAZIE – I RAPPORTI TRA LA FAMIGLIA DEL CAV E TAJANI NON SI RASSERENANO…

DAGOREPORT - L’INIZIATIVA DI OLAF SCHOLZ DI CHIAMARE PUTIN PER TROVARE UNA SOLUZIONE ALLA GUERRA, CON CONSEGUENTE INCAZZATURA DI ZELENSKY, HA UN COMPLICE: LA POLONIA DI TUSK – LA MOSSA È INNESCATA NON SOLO DALLA CRISI ECONOMICA TEDESCA MA ANCHE DAL TRIONFO DI TRUMP - CON URSULA VON DER LEYEN DEBOLISSIMA, I LEADER DI GERMANIA E POLONIA HANNO CAPITO CHE NON POSSONO LASCIARE L’INIZIATIVA DI UNA TRATTATIVA DI PACE CON PUTIN AL TRUMPONE E ALLA SUA POLITICA ISOLAZIONISTICA CHE DELL’EUROPA SE NE FOTTE...