Stefano Filippi per “il Giornale”
Previsioni confermate, Luca Zaia sarà governatore del Veneto per altri cinque anni. Le proiezioni Rai non lasciano margini ad Alessandra Moretti: il leghista è al 47,1% mentre la candidata del Pd si arena al 23,9. Oltre venti punti percentuali di distacco, un abisso incolmabile: più che doppiata. Il terzo è Flavio Tosi, ex leghista che ottiene il 13,7% lasciando al quarto posto il grillino Jacopo Berti.
Se non ci fosse stata la scissione interna al Carroccio, e Tosi avesse unito i propri suffragi a quelli della coalizione vincitrice, Zaia sarebbe stato reinvestito con più del 60 per cento. Il che equivale alla quota raccolta da lui stesso cinque anni fa, quando la Lega toccò il suo massimo storico al 35,1 e il centrodestra (unito nel Pdl) era al 24,7 per cento.
Il Veneto conferma che Forza Italia e Lega Nord uniti vincono. Il governatore uscente ha capitalizzato cinque anni di buon governo regionale e il successo di Matteo Salvini. Tosi, che raccoglieva gli ex leghisti a lui fedeli e Area popolare, dà voce a un blocco moderato superiore ai Cinque stelle che non hanno raccolto la protesta per lo scandalo delle tangenti Mose.
La sconfitta della Moretti era prevedibile ma non in queste proporzioni: il distacco dalla coalizione Lega-Forza Italia-Fratelli d'Italia è oceanica. Un certo danno gliel'ha fatto anche la sinistra più radicale che si è coagulata attorno alla lista L'altro Veneto, che si ispira a Tsipras e Podemos.
Ma Alessandra Moretti ci ha messo del suo. Ieri Ladylike ha votato all'insegna del motto che ha segnato la sua campagna elettorale: con una gaffe, l'ultima di una lunga serie. Aver messo la croce sul proprio nome come governatore del Veneto deve averle procurato uno stress.
O forse era prostrata dall'estenuante tour che l'ha portata a visitare in un mese tutti i 579 comuni del Veneto, a lei completamente sconosciuti. Fatto sta che non è riuscita a piegare correttamente la scheda elettorale a rischio di farsi invalidare il voto. Il presidente di seggio alla scuola Giacomo Zanella di Vicenza ha dovuto richiamarla davanti al nugolo di giornalisti e fotografi in attesa del lieto evento.
L'ex portavoce di Pier Luigi Bersani convertitasi al renzismo ha mestamente ripreso la scheda, è tornata nella cabina elettorale numero 3, ha sistemato il foglietto e finalmente l'ha inserito nell'urna come si deve. «Vedete che scherzi fa l'emozione?», ha tentato di sdrammatizzare la regina delle figuracce. La penultima gaffe è di pochi giorni fa, quando ha firmato il manifesto delle associazioni Lgbti (lesbiche, day, bisessuali, trans e intersexual) un mese dopo aver sottoscritto gli impegni a favore della famiglia naturale proposti dal Forum veneto delle famiglie.
Il Veneto è la regione con la più alta affluenza alle urne e secondo il sociologo Paolo Feltrin ciò va tutto a vantaggio di Zaia. Qui si vota anche per i sindaci di 34 comuni, tra cui Venezia commissariata dopo le inchieste sui lavori del Mose che hanno travolto la giunta di sinistra di Giorgio Orsoni.
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Si è recato ai seggi il 57% del corpo elettorale, un dato comunque in calo del 10% rispetto a cinque anni fa, quando si votò anche il lunedì mattina a fine marzo e non durante il primo ponte di caldo estivo. La Moretti ha fatto la sua gaffe verso le 10,30; Zaia ha deposto la scheda nell'urna a San Vendemiano (Treviso) verso le 13 e poco dopo è toccato a Tosi a Marzana, frazione di Verona dove abita.