maureen dowd hillary clinton

IL LATO PIÙ DIVERTENTE DELLE PROSSIME PRESIDENZIALI USA SARÀ IL “CATFIGHT” TRA HILLARY CLINTON E LA GIORNALISTA PREMIO PULITZER MAUREEN DOWD - LE DUE SI ODIANO DAI TEMPI DI BILL CLINTON ALLA CASA BIANCA: “HILLARY È UN’ICONA GOLOSA CHE SGUAZZA NEI SOLDI”

MAUREEN DOWD MAUREEN DOWD

Maria Laura Rodotà per il “Corriere della Sera”

 

Al netto dell’interesse per le inimicizie femminili. Al netto di polemiche che paiono costruite per essere vendute in saldo al Paradiso del Misogino. Al netto dell’acredine dell’una e del gelo dell’altra, sullo scarso affetto dell’editorialista Maureen Dowd verso Hillary Clinton c’è da sapere che: (1) Maureen Dowd è amica personale del vicepresidente Joe Biden e tifa perché si candidi. E (2) Maureen Dowd non odia Hillary Clinton. Piuttosto, (3) Maureen Dowd odia tutti e due i Clinton. Ma in qualche modo è legata a loro, è scrivendo di loro che è diventata famosa.

JOE BIDEN E HILLARY CLINTONJOE BIDEN E HILLARY CLINTON

 

Prima, era una celebrità washingtoniana, la più brillante colorista a seguire la Casa Bianca per il New York Times , liberal ma prediletta da George Bush padre, da lei sempre chiamato -sul giornale- «Poppy». Dopo Poppy, nel 1992, arriva dall’Arkansas una coppia poco più grande di lei (Bill è del ’46, Hillary del ’47, Dowd del ’52); interessante, intrigante (nel senso che ogni minuto saltava fuori qualche loro intrigo), arcinemica dei giornalisti. Dowd viene ignorata, come quasi tutti. Se la prende, più di tutti. Si dedica a raccontare con ferocia il presidente piacione e la first lady co-presidenziale.

MAUREEN DOWD  MAUREEN DOWD

 

Non si sa se la faida abbia reso migliori i Clinton. Di certo, nei due mandati di Bill, Dowd scrive cose ispirate, con penna alla Mark Twain. Tutti i nerd politici di una certa età, a Washington, ricordano quando nel 1994 demolisce il simpaticamente ipocrita leader del mondo libero con un incipit: «Il presidente Clinton è tornato oggi a Oxford per un viaggio sentimentale nell’università dove non aveva aspirato, non aveva fatto il militare, non si era laureato».

 

Sottotesto: i Clinton mentono. Bill ha evitato la leva e la guerra in Vietnam, a volte gonfia il suo curriculum, ci sono testimoni del suo consumo di marijuana ma lui dice di averla fumata senza inalare.

hillary clintonhillary clinton

 

Successivamente: Clinton, ufficialmente, mente. E’ il 1998, la stagista Monica Lewinsky ha «rapporti impropri» con il presidente nello Studio Ovale, lui nega, ma era una bugia. Dowd ne scrive nonstop, e vince un premio Pulitzer. Ma anche lei ha i suoi momenti di incoerenza. Prima accusa Clinton e il suo staff di lavorare per distruggere una povera ragazzina descrivendola come una pazza e una stalker.

MAUREEN DOWD   MAUREEN DOWD

 

Poi lei stessa si fa prendere la mano, e la descrive come una pazza e una stalker. La paragona a Glenn Close ossessionata e coltellomunita nel film Fatal Attraction . La prende selvaggiamente in giro immaginando sue fantasie da scemotta innamorata di Bill e dei dolciumi. Lewinsky ha detto in seguito di averla soprannominata «Moremean», «piùcattiva» Dowd.

 

Cattiva anche con le femministe che (come lei, alla fine) «avevano buttato sotto l’autobus» Lewinsky per salvare il presidente democratico: «Se decidi che è Ok sacrificare le singole donne a obiettivi più importanti, crei un precedente pericoloso».

 

hillary for presidenthillary for president

Come finisce, si sa. Dopo una censura del Congresso, Bill Clinton conclude il secondo mandato tra i rimpianti generali, per gli otto anni buoni per l’America, per la sua economia e la sua cultura pop. Hillary è popolarissima in quanto moglie tradita e leale, e viene eletta senatore di New York. Dowd guadagna bene e — gran soddisfazione per la figlia di un poliziotto di servizio al Congresso — compra la casa a Georgetown dove viveva John Kennedy da senatore del Massachusetts.

 

bill e hillary clinton 1987bill e hillary clinton 1987

Negli anni di Bush junior, Hillary fa il senatore disciplinato, è determinatissima a correre per la Casa Bianca nel 2008. Dowd è columnist celebrata, si fidanza brevemente con lo sceneggiatore di The West Wing Aaron Sorkin, scrive un libro su Bush. Poi ne scrive un altro, intitolato Are Men Necessary? , «Gli uomini sono necessari?», nel 2005.

 

E’ il solito saggio su maschi e femmine scritto per vendere, non manca un passaggio anti-Clinton. Su Hillary che appoggia il suo «bugiardo, traditore, cacciatore di tanga» marito Bill e diventa così, paradossalmente, una star femminista. Ma così è andata.

bill e hillary ai tempi della lewinskybill e hillary ai tempi della lewinsky

 

Hillary è diventata un idolo, una candidata alla Casa Bianca che senza Barack Obama ce l’avrebbe fatta, un segretario di Stato. Dowd è tuttora un’editorialista capace e ultra-sagace; una primadonna dei media che è l’opposto di Hillary, è troppo loquace, parla troppo in prima persona, a volte fa figuracce (se Clinton fosse andata in Colorado e avesse mangiato troppi dolcetti alla cannabis non l’avrebbe raccontato sul New York Times , per dire).

 

MAUREEN DOWDMAUREEN DOWD

Ma continua a combattere, come una commentatrice-capitano Achab, contro la coppia-balena bianca Moby Dick-Clinton, da trentatré anni e più. Dubita della candidatura di lei, della «golosità di un’icona femminista americana che sguazza nei finanziamenti di retrivi Paesi mediorientali». Attacca la fondazione di famiglia: «Ci si chiede di credere che ogni dollaro donato ai Clinton è un dollaro che migliorerà il mondo. Ma lo è davvero? Clintonworld è una galassia dove l’affermazione politica e l’arricchimento personale si mescolano senza sosta».

 

Spinge l’amico Biden, irlandese e chiacchierone come lei. Sabato ha scritto un editoriale straziante su di lui e sul figlio Beau che in punto di morte gli chiedeva di candidarsi. Nello stesso editoriale ha citato come possibile candidato anche Howard Schultz, il fondatore della catena di bar Starbucks. Tutto tranne i Clinton.

 

Per i Clinton, se succedesse, sarebbe la sconfitta finale. A quel punto, magari, Dowd verrebbe mandata in pensione. E ci si dovrebbe accontentare di faide con personaggi più modesti, e peggio scritte, in America.

 

 

Ultimi Dagoreport

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…