Francesco Carrassi per “il Giorno”
L'Italia ancora nella morsa di un'economia che cerca di uscire definitivamente dallo stato di lunga crisi, il futuro dell' Europa, i mutamenti sociali e la necessità di «sostenibilità a più livelli». Il professor Jean-Paul Fitoussi ne ha parlato dal palco della rassegna «Cortile di Francesco» ad Assisi.
Il Governatore della Banca d'Italia ha detto, circa la manovra italiana, che è necessario definire una strategia credibile negli obiettivi di bilancio per mantenere una stabilità finanziaria. Professore, è d' accordo?
«Non so cosa significhi stabilità finanziaria, se non abbiamo stabilità sociale. Non capisco perché chiediamo a italiani o francesi di fare uno sforzo più grande dopo 10 anni di fatiche, dopo che non hanno avuto la minima ricompensa. Non va bene: compito del governo non è far soffrire la gente ma far crescere il livello di benessere. Parliamo di stabilità finanziaria, parliamo di debito pubblico, di disavanzo, di cifre, e pensiamo che questa sia l'economia. Ma non è così: questo è il discorso dell' elite. Perché abbiamo limitato la lingua economica in questo modo? Perché vogliamo che la gente pensi in una sola direzione».
In Italia Movimento Cinque Stelle e Lega si sono compattati per sforare sul deficit. Lei è d'accordo?
«Le promesse elettorali vanno mantenute quando è possibile, ma bisogna capirne le conseguenze. Siamo sotto la tutela dei mercati e se non amano cosa si fa, allora aumenterà lo spread: significa impoverimento delle famiglie, fallimento delle imprese, diminuzione della ricchezza in modo brutale».
Cosa propone, allora?
«Non facciamo arrabbiare i mercati, perché non vogliamo che gli italiani diventino poveri, ma facciamo una manovra fiscale che piaccia, poi diciamo che vogliamo investire perché il ruolo di un governo è di investire sul futuro».
L'Italia-cenerentola dell'Europa, o, adesso con questa politica, è 'mister muscolo'?
«La politica dei muscoli richiede coraggio. Quando Sarkozy arrivò al potere promosse il G20, che nel 2009 approvò il più importante piano di rilancio della storia economica. Poi però il Paese ha avuto paura, il debito cresceva, e ha detto basta. E Sarkozy ha ubbidito».
Professore, lei a proposito d'Europa disse che conta sempre meno e che i cittadini sono sempre più lontani...
«L'Europa impone politiche di austerità, possono essere cambiate solo all'unanimità. E ogni Paese ha un diritto di veto. Ma il fatto di continuare sulla linea delle austerità fa emergere i partiti estremisti, che guadagnano alle elezioni. Significa che per ragioni dottrinali e dogmatismo siamo sul punto di lasciar cadere la democrazia per non avere un debito pubblico più alto del 60 %».
Questione-migranti: giusto chiudere i porti perché non c'è l'intesa con l'Europa?
«Non sono d'accordo con la chiusura dei porti, sono un lavoratore emigrato e non sono d'accordo. Gli immigrati ricchi sono accolti col tappeto rosso e non conta la nazionalità. Poi ci sono i poveri, che chiamiamo immigrati. Questo non si può accettare. So che non è facile gestire i grandi flussi di stranieri, che c'è un problema di integrazione. Ma se l'Europa non arriva a una soluzione è perché non vuole. Un anno fa poteva decidere, quando il Governo italiano non era chiuso, mentre quello francese lo era già e lo è anche oggi, pur se dice il contrario».
Che speranze per i giovani?
«Sono risorse rare e nell' economia di mercato si dice che ciò che è raro è caro. Il livello di disuguaglianza fa sì che non ci sia più un desiderio di crescita, perché quando ci sono disoccupati, il lavoro costa poco».
Lei è molto amico dell' Italia...
«La considero la donna più bella del mondo».
Ci racconti la sua prima volta, a Firenze...
«Pioveva tanto. Mi ero perso, chiesi indicazioni a un passante. Malgrado la pioggia, restò con me oltre dieci minuti, il tempo necessario per farmi capire dove andare.
Allora decisi: questo è il Paese dove voglio vivere».