“O IL DL SICUREZZA PASSA ENTRO IL 3 DICEMBRE O SALTA TUTTO” - SALVINI LANCIA IL SUO ULTIMATUM AI GRILLINI: "MI RIFIUTO DI PENSARE CHE QUALCUNO VOGLIA TORNARE INDIETRO" - IL TESTO ARRIVERA' ALLA CAMERA IL 23 NOVEMBRE E IL GOVERNO POTREBBE METTERE LA FIDUCIA, COME GIA' ACCADUTO AL SENATO - MA LA FRONDA GRILLINA INVIA UNA LETTERA AL CAPOGRUPPO M5S D'UVA PER LAMENTARE LE CONTRADDIZIONI CON IL PROGRAMMA ELETTORALE
1 – ALT DI SALVINI SUL DL SICUREZZA: 'O PASSA ENTRO IL 3 DICEMBRE O SALTA TUTTO'
Da www.ansa.it
Altolà del ministro dell'Interno Matteo Salvini sul decreto sicurezza."Il Dl sicurezza - ha detto il leader della Lega a margine della presentazione di una iniziativa per la donazione del sangue nel piazzale del Viminale - serve al Paese e passerà entro il 3 dicembre o salta tutto e mi rifiuto di pensare che qualcuno voglia tornare indietro".
Il testo arriverà in Aula alla Camera il 23 novembre e il governo potrebbe decidere di mettere la fiducia, come già al Senato. Una fronda dei pentastellati contrari al provvedimento si è però fatta sentire anche a Montecitorio con una lettera inviata al capogruppo Francesco D'Uva per lamentare scarsa "collegialità" nell'esame del provvedimento che "non trova, in molte sue parti, presenza nel contratto di Governo ed è, in parte, in contraddizione col programma elettorale del M5s".
gregorio de falco paola nugnes
Obiettivo della lettera di protesta, che riporta 19 firme pure se due di queste - sembra - sarebbero state aggiunte per errore, è quello di testimoniare la contrarietà ad alcune parti del provvedimento anche se, precisano i firmatari, "non è nostra intenzione complicare i già delicati equilibri di governo".
2 – M5S, la rivolta dei 18 deputati: cambiamo il decreto sicurezza
Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Sono diciotto, giovani, forti e piuttosto arrabbiati. La pattuglia dei neodeputati strappa il velo e decide che il re è nudo. Lo fa scrivendo una lettera ufficiale al capogruppo del Movimento 5 Stelle, con una sorta di ultimatum che arriva alla fine: «Concludiamo, non più sperando in maggiore condivisione e collegialità, come facciamo da tempo, ma chiedendola con forza».
matteo salvini al maurizio costanzo show
Il cuore della lettera è l' attacco a testa bassa contro il decreto sicurezza. Quel provvedimento, targato Matteo Salvini, che al Senato è passato ma non è stato votato da cinque dissidenti 5 Stelle, tra i quali Gregorio De Falco ed Elena Fattori. Prontamente deferiti ai probiviri. Che tanto pronti nel procedimento non sono stati, visto che si attendono ancora gli esiti.
Ma forse questo «lassismo» (almeno in confronto alla raffica di espulsioni della scorsa legislatura) ha incoraggiato i 18 a prendere in mano la loro coscienza e a lasciarne traccia su un documento ufficiale.
I 18 allegano otto emendamenti «che sicuramente non renderebbero il decreto ottimale, ma migliorerebbero sostanzialmente alcune parti davvero critiche». Cosa che non accadrà. Perché modificare anche solo di una virgola il testo, significherebbe far tornare il provvedimento al Senato, con effetti imprevedibili.
gregorio de falco elena fattori
Che non ci sia nessuna intenzione di fare concessioni lo confermano le prime dichiarazioni. Salvini non fa passare che pochi minuti prima di spiegare, secco: «Il decreto sicurezza deve essere approvato, e in fretta, per il bene degli italiani».
Ma anche Luigi Di Maio, chiamato in causa dai dissidenti, interviene con durezza: «Auspichiamo che il decreto sicurezza venga approvato alla Camera senza altre modifiche». Anche perché, aggiunge, «chi ha firmato lo ha fatto spiegando che riconosce l' importanza del decreto per governo e maggioranza. Credo che vogliano fare un' azione di testimonianza. Mi aspetto lealtà e rispetto».
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO
Testimonianza, ma fino a un certo punto. Visto che i 18 chiedono ai destinatari di «girare mail a tutti i portavoce deputati» perché «gli emendamenti sono aperti alla firma di tutti».
Proposito minaccioso che inquieta i vertici. Anche se si fa sapere che «gli irriducibili sono soltanto due o tre». Per ora non sarà preso nessun provvedimento ma si valuta la fiducia.
Tra i 5 Stelle ci si chiede se non sia il caso di fare concessione ai peones, sempre più irrequieti perché tenuti ai margini. Fa pensare soprattutto un passaggio: «Sappiamo che questo iter di condivisione possa non essere canonico e che la firma su un emendamento dovrebbe essere il passo conclusivo di un percorso: tale percorso però non c' è mai stato e la responsabilità non è certo dei singoli deputati. Non rimane altra strada, al momento, di procedere in questa maniera».
Qualcuno sospetta che dietro la lettera ci sia lo zampino di Roberto Fico. E autorizzerebbe il pensiero il fatto che tra i firmatari ci sono due «fichiane». Gilda Sportiello, che protestò contro l' eccesso di poteri a Di Maio. E Doriana Sarli, che scrisse dopo il caso Diciotti: «Sui diritti civili subiamo un' impostazione leghista che sta fomentando odio e paura. Cosa stiamo diventando?».
Mancano all' appello alcuni fichiani doc, di peso. Come Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura. Ma anche questo, secondo alcuni uomini della maggioranza, sarebbe un segnale che fa puntare il dito contro Fico.