“GIGGINO”, AMERIKANO O PARAKULO?: “NON POSSIAMO CAMBIARE POSTO ALL’ITALIA NELLO SCACCHIERE INTERNAZIONALE” – E SE SALVINI (SUO GEMELLO DIVERSO) VUOLE L’ABOLIZIONE DELLE SANZIONI ALLA RUSSIA PER L’UCRAINA, DI MAIO FA IL DEMOCRISTIANO: OK, MA LO DEVE DECIDERE BRUXELLES
1. DI MAIO: LESSON NUMBER ONE, SEMPRE CON GLI USA
Federico Capurso per la Stampa
Di Maio e Varricchio, a Washington
Spazza via la polvere siriana dal tavolo, Luigi Di Maio. E sceglie di restituire chiarezza a uno scenario politico che nelle ultime ore si era fatto confuso, sulla via per il governo, tra i Cinque stelle filo-Usa e la Lega a trazione putiniana. «Mi troverà sempre contrario chi vuole approfittare della Siria per riposizionare l' Italia nello scacchiere internazionale e sganciarci dagli alleati storici», sentenzia Di Maio a La7, ospite della trasmissione «Otto e mezzo». Il messaggio e il suo destinatario sono chiari: l' asse con gli Stati Uniti viene prima di qualunque altra cosa.
Riportate le cose al loro posto, il leader M5S osserva il faro di Washington che illumina un ulteriore ostacolo sulla strada per possibili alleanze con Matteo Salvini: le sanzioni alla Russia. A questo proposito Kurt Volker, inviato speciale dell' amministrazione Trump per l' Ucraina, nell' intervista pubblicata ieri su questo giornale ha lanciato un avvertimento preciso: «L' Italia non può togliere le sanzioni senza subire gravi conseguenze. Sono misure europee, non italiane». Salvini, però, ha già annunciato che il suo primo atto da presidente del Consiglio sarà proprio l' abolizione delle sanzioni a Mosca. Insomma, una mina pericolosa sulla strada per il governo. Ma Di Maio - giurano i suoi - ha pronto uno schema con cui disinnescare le spinte russofile della Lega.
Di Maio e Varricchio a Washington
Il grimaldello sarà contenuto nel contratto "alla tedesca" a cui i Cinque stelle stanno lavorando da settimane e che a breve verrà presentato ai possibili alleati di governo. «Nel contratto - spiega a microfoni spenti un uomo dei vertici del Movimento - ci sarà anche l' eliminazione delle sanzioni alla Russia», ma con una postilla che è bene sottolineare: «Per abolirle si dovrà prima passare da una discussione a Bruxelles, in seno alla Commissione Europea. Non possiamo di punto in bianco non rispettare più gli accordi con i nostri partner». Ed è lì che la mozione spinta dai Cinque stelle e dalla Lega, sotto braccio, sarebbe pronta a naufragare.
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Di Maio è cosciente che in Europa non ci saranno le condizioni per portare avanti questa battaglia. La trappola verrebbe messa in piedi con l' obiettivo dichiarato di trovare «un' alternativa alle sanzioni, che comunque non funzionano, ma sempre in ottica punitiva - evidenziano da M5S - perché non si possono incoraggiare certi atteggiamenti di Mosca». E alla fine, si prenderà atto dell' impossibilità di proseguire.
Nonostante tutto, Di Maio di una cosa rimane convinto: si deve riaprire il dialogo con Mosca, considerata «un interlocutore storico». Oggi però, gli Stati Uniti vengono prima di tutto. E quindi non se ne parla. O meglio, «do svidaniya».
2. L’EX CONSIGLIERE DI OBAMA CONTRO IL LUMBARD
Paolo MAstrolilli per la Stampa
Le posizioni prese da Kurt Volker sull' Italia e le sanzioni alla Russia sono largamente condivise negli Stati Uniti. Oltre a rispecchiare la linea dell' amministrazione Trump, che lui rappresenta in Ucraina, vengono confermate dai professionisti della politica estera di entrambi i partiti.
Le ragioni sono principalmente due: primo, sul territorio di Kiev è in corso una vera guerra, che richiede l' unità dell' alleanza occidentale per essere fermata; secondo, Mosca in generale ha adottato una strategia finalizzata a sfidare l' ordine globale, proprio per smantellare questa alleanza. L' Ucraina è solo un tassello della sfida, come lo è la Siria, ma è molto importante perché l' invasione della Crimea ha segnato la prima occasione dalla Seconda guerra mondiale in cui i confini dell' Europa sono stati cambiati con la forza. Proprio per questo Kiev non è il terreno su cui fare concessioni, almeno fino a quando il Cremlino non dimostrerà nei fatti di voler cambiare linea.
Volker era stato nominato da Trump quando aveva incontrato Putin al G20 di Amburgo, con l' obiettivo di cercare una soluzione condivisa al conflitto in Ucraina. La speranza del presidente resta quella di poter ricostruire il dialogo col Cremlino, al di là della vicenda del «Russiagate», ma gli ultimi eventi, a cominciare dal raid appena lanciato in Siria, dimostrano che per ora lo spazio per un' intesa non c' è. Volker ha appena incontrato due volte il nuovo segretario di Stato Mike Pompeo, per aggiornarlo sulla situazione.
Il prossimo capo di Foggy Bottom è sulla stessa linea, condivide l' approccio di Volker, e gli ha confermato il mandato a tempo indeterminato. Inclusa l' operazione già avviata per fornire armi al governo ucraino, che ha lo scopo di «colmare le lacune esistenti nel suo apparato difensivo». Dunque Washington non vuole fare la guerra per procura a Mosca, ma siccome Kiev è chiaramente svantaggiata dal punto di vista bellico, la sta aiutando a proteggere i propri cittadini.
Perché il problema, secondo Volker, è insieme politico e militare: «In Ucraina - ci ha spiegato - è in corso una guerra calda, non fredda. Si combatte ogni giorno, e la gente muore. Ciò accade perché la Russia non sta rispettando gli accordi di Minsk, che pure aveva sottoscritto». In questa condizione, la scelta di mantenere o togliere le sanzioni acquista un significato drammatico, perché in gioco non c' è solo il rapporto politico o economico con Mosca, ma la vita di centinaia di persone.
Naturalmente gli Stati Uniti si rendono conto del peso che le sanzioni hanno per l' Italia, e sono disposti a fare il possibile per alleviarlo. Ma lo stesso discorso riguarda altri alleati europei, tipo la Germania, dove la cancelliera Merkel ha appena condiviso pubblicamente l' orientamento a congelare il progetto per il gasdotto Nord Stream 2, fino a quando la situazione in Ucraina non si sarà chiarita.
Queste posizioni sono largamente condivise dai professionisti della politica estera di entrambi i partiti, come dimostrano le considerazione fatte dall' ex consigliere di Obama Charles Kupchan nell' intervista pubblicata domenica. Michael Carpenter, che durante la scorsa amministrazione democratica si era occupato proprio di Russia e Ucrania alla Casa Bianca e al Pentagono, aggiunge questo commento: «Se la nuova coalizione di governo in Italia toglierà le sanzioni alla Russia, sarà un fatto disastroso per l' unità europea e incoraggerà Putin ad interferire ancora di più nelle elezioni future, in sostegno dei partiti populisti e nazionalisti.
Inoltre, se l' unità europea verrà incrinata sulla Russia, il risultato sarà meno unità sulle migrazioni, la lotta al terrorismo, e altre questioni vitali. Sarà un male per l' Italia, e per l' Europa». Il rischio dunque è quello di compromettere l' intero equilibrio dell' alleanza occidentale, non solo sulla Russia, ma anche su altre questioni di importanza primaria e diretta per il nostro Paese.
salvini maglietta pro putin pro russia
L' Italia è una democrazia e i suoi cittadini hanno il diritto di decidere la direzione che vogliono. L' importante però è rendere chiaro a tutti, elettori e politici, che in discussione c' è una scelta di campo, non molto diversa da quella che dopo la Seconda guerra mondiale ci ha garantito oltre settant' anni di pace e prosperità.