Francesco Moscatelli per “la Stampa”
«Mi ha chiamato il ministro della Funzione pubblica, ho dato la mia disponibilità e ci siamo incontrati. Non conoscevo Giulia Bongiorno ma ci siamo subito intesi: è una persona pragmatica, come me.
Adesso sto tornando in treno sul Lago Maggiore e aspetto con grande serenità quello che decideranno le istituzioni. È molto probabile che mi debba trasferire a Roma».
Gian Carlo Blangiardo, 70 anni, ordinario di Demografia a Milano Bicocca, collaboratore di Ismu, Censis e Conferenza episcopale, è in pole position per succedere a Giorgio Alleva alla guida dell' Istat.
Esperto di flussi migratori e politiche famigliari, è considerato l' antagonista naturale del presidente dell' Inps Tito Boeri e delle sue battaglie pro-immigrazione.
Professore, senza immigrati chi pagherà le pensioni degli italiani?
«Boeri vuole contribuenti e lo capisco. Ma oggi più che puntare a farci pagare la pensione dagli immigrati dovremmo aumentare l' occupazione femminile, che in Italia è ancora bassissima.
Siamo distanti dieci punti percentuali dagli altri Paesi europei. Tornando agli immigrati non ho paura di parlare di espulsioni e porte chiuse. Qui non ci stanno: è un dato di fatto».
Difficile convincere chi scappa dalla miseria a non provarci.
«Basta informarli. Bisogna togliere a tanti poveri disgraziati l' idea che la soluzione dei loro problemi sia indebitarsi per infilarsi su una barca o attraversare il deserto rischiando la vita.
Devono sapere che dopo mille sacrifici rischiano di trovarsi di nuovo alla casella di partenza».
Come si batte la crisi della natalità in Italia?
«Dal 2012 nel cassetto della presidenza del Consiglio c' è un piano nazionale sulla famiglia condiviso da tutte le forze politiche: basta applicarlo.
Se l' ipotesi di un quoziente famigliare è troppo impegnativa dal punto di vista fiscale - e non possiamo scimmiottare il modello francese - alcuni interventi economici per facilitare la maternità e la conciliazione figli e lavoro femminile sono fattibili.
Penso ad assegni famigliari dai costi sostenibili, non solo per chi ha redditi bassissimi. L' importante è cominciare a fare qualcosa con una prospettiva di lungo periodo».
Pensa che questo governo ce la possa fare?
«La buona volontà c' è. È ora di finirla con i pregiudizi».
Si parla tanto di fake news. Qual è la più grande bufala statistica propinata all' opinione pubblica italiana?
«Prima dell' approvazione della legge sull' interruzione di gravidanza si diceva che ogni anno in Italia morivano 30 mila donne per aborto.
Una scemenza. Le morti legate alla gravidanza - non solo per aborto - erano alcune centinaia.
I numeri da sempre sono usati in maniera ambigua e falsa anche se oggi, al di là di alcune stupidaggini che circolano online, la qualità delle statistiche e la cultura scientifica sono cresciute».
Come si spiega l' importanza politica del tema immigrazione davanti alla sostanziale stabilità dei numeri?
«Il numero complessivo degli immigrati non cresce non perché calano gli ingressi, ma perché aumentano gli stranieri che diventano cittadini italiani.
Nel 2016 l' Italia ha avuto 202 mila nuovi cittadini: il record europeo. E nel 2017 sono stati circa 150 mila. Sono numeroni. Qui si vuole fare una battaglia per riformare la legge sulla cittadinanza proprio adesso che sta cominciando a produrre dei buoni risultati».
La battaglia è per riconoscere come italiani bambini e ragazzi nati in Italia.
«L' articolo 14 della legge attuale dice che se papà e mamma diventano italiani i figli minori lo diventano automaticamente. Vado a memoria: nel 2016 erano 74 mila ragazzini.
E comunque al bambino di avere in tasca il passaporto italiano non gliene frega niente. Noi dobbiamo garantire la parità de facto, al di là del passaporto.
Il Parlamento ha votato una legge che permette a tutti i ragazzini, italiani e stranieri, di partecipare alle attività delle associazioni sportive. Questa è una conquista di civiltà che a me piace moltissimo».
Ci sono ragazzi che non possono andare in gita scolastica perché non hanno il passaporto italiano. Non le sembra ingiusto?
«Se succede è solo perché la segreteria della scuola non lavora per ottenere i visti necessari.
E comunque sono situazioni marginali: il ragazzino di origine araba che non può partire con la classe per Israele. Ma quante sono le scuole che vanno in gita a Gerusalemme?».