di maio salvini de bortoli

“SIAMO SULL'ORLO DEL PRECIPIZIO” - DE BORTOLI CONTRO IL GOVERNO: “SFIDA L'UE CONVINTO DI AVERE IL VENTO DEL CONSENSO, PERSINO DELLA STORIA, A SUO FAVORE. IL POTERE STORDISCE GLI ULTIMI ARRIVATI, EMERSI DAL NULLA - UNA PARTE CRESCENTE DELL'ITALIA CHE PRODUCE TEME DI PAGARE UN PREZZO PIÙ ALL'INCOMPETENZA E ALL'ARROGANZA DI QUALCHE MINISTRO CHE AL CALCOLO POLITICO DI LEADER SPREGIUDICATI. E NON SAREBBE MALE SE TRIA…”

Ferruccio De Bortoli per il “Corriere della Sera”

FERRUCCIO DE BORTOLI

 

Siamo sull'orlo del precipizio ma il governo non sembra avvertirne il pericolo reale. Sfida l'Unione Europea convinto di avere il vento del consenso, persino della storia, a suo favore. Scommette e forse si illude che un trionfo del voto sovranista alle prossime elezioni europee possa mutare i rapporti di forza nell'Unione. Il potere inebria, specie quando si hanno molti posti da spartire e non si è abituati a farlo. Stordisce poi gli ultimi arrivati, emersi dal nulla.

 

Una parte crescente dell' Italia che produce e lavora teme di pagare un prezzo sanguinoso, ingiusto. Di pagarlo più all' incompetenza e all'arroganza di qualche ministro che al calcolo politico sovranista o populista di leader spregiudicati. Ma questa consapevolezza del rischio, che mina già di fatto la solidità dei nostri risparmi, non è ancora pienamente percepita dall' opinione pubblica. Non si può vivere a lungo con uno spread oltre quota 300.

DE BORTOLI CONTRO CONTE

 

Quello che dovrebbe preoccupare di più poi è il differenziale con la Spagna. Segnala tutta la nostra debolezza relativa. Come se fossimo già tornati al 2011. Si riflette poco sulla probabile crisi di alcuni istituti bancari che, ironia della sorte per l' attuale maggioranza, potrebbero essere ancora salvati con il denaro dei contribuenti. Se dovesse poi partire una procedura d' infrazione per violazione della regola del debito, non reggeremmo all' onda speculativa, specie se un' asta dei titoli pubblici andasse male e sorgessero problemi di liquidità.

 

JUNCKER ORA LEGALE

Andrebbe in frantumi anche l'alleanza gialloverde. Poi fare la campagna elettorale sulle macerie di cui si è responsabili sarebbe tutt' altro che semplice. L'Italia è oggi isolata in Europa. Respinta anche da quei governi, Austria e Ungheria ma non solo, che la Lega considera interlocutori naturali, alleati preziosi.

 

Il paradosso di questi giorni è che l'unico sottilissimo filo di trattativa con la Commissione europea è teso dai due personaggi più presi di mira dal verbo sovranista e populista: il presidente Jean-Claude Juncker e il commissario agli affari economici Pierre Moscovici. Solo attraverso un dialogo realista con loro, non necessariamente remissivo, si potrebbe arrivare a qualche forma di compromesso. Semmai ancora sia possibile.

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

 

Il ruolo più delicato lo ricopre, su questo fronte, il ministro dell' Economia Giovanni Tria. Il suo arretrare da quella che appariva, anche a lui non solo all' Europa, una soglia insuperabile del deficit 2019, ovvero l' 1,6 per cento, ha indebolito al limite dell' irrimediabile la sua credibilità. Appare un prigioniero di Salvini e Di Maio, attestati nella difesa a oltranza di un ormai mitologico e irrealistico disavanzo del 2,4 per cento. Un ostaggio rassegnato. Lui, personaggio mite e misurato, si è dovuto convertire al linguaggio acrobatico della politica muscolare che può permettersi di dubitare persino delle leggi della fisica e della matematica.

 

il ministro giovanni tria (2)

Costretto a rifugiarsi nell' inedita formula di «défaillance tecnica» per dire che Bruxelles non sa far di conto, inimicandosi così i suoi colleghi stranieri. Nonostante tutto, siamo convinti che Tria sia un economista capace, un tecnico di valore, ma soprattutto una persona seria e per bene.

 

Ed è dunque a lui che molti guardano aspettandosi un discorso di verità. Non un gesto di coraggio per sfogarsi e andarsene. No, sarebbe dannoso per il Paese. Ma un esame serio, giudizioso, e soprattutto pubblico, dei pericoli dell' avventurismo cieco, del costo pluriennale della violazione alle regole europee, questo sì. Lo dovrebbe sentire come un dovere morale. Ha l' autorevolezza e la competenza per spiegare, in modo semplice e comprensibile a tutti, il costo opportunità di alcune scelte politiche che un Paese fortemente indebitato non può fare a cuor leggero.

 

PAOLO SAVONA

Denunciare l' assalto dadaista in Parlamento per votare norme e normette alla legge di Bilancio. Sempre più costose. Sottolineare la contraddizione fra la voglia di un ritorno miracolistico dello Stato in economia e la promessa, del tutto fantasiosa aggiungiamo noi, di fare 18 miliardi di privatizzazioni. E non sarebbe male se il mite Tria trovasse anche il tempo di dire che i cosiddetti tecnici di area del governo, ogni volta che parlano sognando a occhi aperti l'uscita dall' euro, producono danni irreversibili. Rischierebbe il posto? Sì ma farebbe chiarezza e aiuterebbe il Paese.

 

RENZI DE BORTOLI

Nel settembre scorso, durante il workshop Ambrosetti a Cernobbio, il ministro disse di temere che il vantaggio di fare un po' di deficit in più sarebbe stato annullato dall' aumento del costo per gli interessi passivi sul debito. È quello che sta puntualmente accadendo. La Commissione europea ha chiesto, nei giorni scorsi, quali fossero i «fattori rilevanti» a giustificazione di una maggiore spesa pubblica.

 

I primi due riguardano il raffreddamento del ciclo internazionale, complicato peraltro anche dal caos sulla Brexit. Dunque, in un documento ufficiale, ammettiamo che il quadro macroeconomico sul quale è stata formulata la manovra è cambiato. In peggio.

Ciò renderebbe urgenti interventi, ma più sugli investimenti che sui sussidi. I dati negativi sulla crescita, la produzione, l'andamento degli ordinativi dovrebbero suscitare qualche saggio ripensamento sull' intero impianto della legge di Bilancio.

 

mauro de bortoli

Tria dice ai suoi collaboratori di non credere che il reddito di cittadinanza possa essere facilmente operativo nei prossimi mesi. Si spenderà meno del previsto. Peccato che i mercati non lo sappiano. Forse ci illudiamo. Ma avanti così il mite Tria rischia di passare alla storia per la sua pavidità. E non lo merita.

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...