Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
FRANCESCO BELSITO CON UMBERTO BOSSIbossi belsitoPiù di 880 mila euro di assegni emessi nel 2011 a favore di non si sa chi e non si sa perché, almeno 417 mila euro di prelievi in contanti o assegni tratti dall'ex tesoriere Francesco Belsito senza adeguati giustificativi, poi due crediti da 350 mila euro l'uno ormai salutati, 885 mila di rinuncia a crediti verso la controllata Fin Group spa, e altri 384 mila tra storno di registrazioni non documentate, ammanchi di cassa e poste ormai inesigibili in 140 sezioni locali: sono i rilievi degli analisti della PricewaterhouseCoopers, incaricata l'11 aprile dalla Lega del dopo-Bossi di valutare alcune poste patrimoniali nel bilancio 2011 tutto di responsabilità di Belsito.
FRANCESCO BELSITO E RENZO BOSSI jpeg«TRADIZIONE ORALE»
La società ha svolto un rapporto, non una revisione contabile (infatti non emette giudizi sulla bontà delle operazioni) perché si è basata su documenti e informazioni fornite dalla segreteria amministrativa leghista (e spesso dalla segretaria Nadia Dagrada). Inoltre il rapporto Price, che il partito di Maroni ha consegnato anche alla Procura di Milano, più volte evidenzia nella Lega «made in Belsito» la gestione raffazzonata e il livello di confusione, tanto che di alcune operazione Price rimarca di essere venuta «a conoscenza per tradizione orale».
Vale, paradossalmente, persino nei rari casi positivi: se ad esempio i 100 camion-vela per la pubblicità elettorale comprati nel 2009 per 2 milioni fossero stati messi a bilancio in modo non pasticciato, la Lega a fine 2011 avrebbe potuto contare su mezzo milione in più di avanzo d'esercizio, comunque a quota 6,5 milioni. Sarà anche per questo che, dopo il rapporto Price, i revisori dei conti della Lega (Andrea Bignami, Adelino Brunelli e Alberto Penna) danno una «considerazione tecnica positiva» del rendiconto di esercizio al 31 dicembre 2011 e lo giudicano «redatto in conformità alla normativa» per il deposito in Parlamento.
ASSEGNI-ENIGMA
Price addita le registrazioni contabili di 1,7 milioni erogati dalla Lega tramite assegni per i quali non è stata rintracciata documentazione a supporto del servizio o della prestazione resi in teoria alla Lega: e i colloqui con il personale amministrativo hanno mostrato che gli assegni riportano spesso nomi di beneficiari per i quali nessuno sa associare fornitori conosciuti e motivazioni plausibili.
L'analisi dei conti bancari della Lega rileva anche 36 assegni per 543 mila euro e 29 prelievi per 174 mila incassati da Belsito e contabilmente registrati come prelevamenti da conto bancario e successivo versamento in cassa: solo che nella documentazione disponibile non c'è prova che questi 717 mila euro siano stati davvero versati nella cassa del partito.
ROSI MAURO IN LACRIME A PORTA A PORTAStando a Degrada, 284 mila sarebbero stati usati da Belsito per pagare ad esempio 30 mila euro a due avvocati di cui non sono noti i «servizi legali»; 27.500 per «servizi di consulenza» a una signora che negli archivi dei giornali compare come collaboratrice di Belsito; 27.400 all'infermiera di Bossi; 33 mila a un autista senza contratto; 51 mila allo stesso Belsito come «compenso» da tesoriere (ma si ignora con quale delibera). E comunque senza giustificativi e destinatari finali restano 433 mila euro. Poi c'è la carta di credito di Belsito, dove 19.700 euro hanno pagato negozi di abbigliamento (Louis Vuitton, Hermès), di elettronica e fotografia (Apple e Unieuro), gioiellerie (Tiffany), armerie e la Spa di un hotel.
MANUELA MARRONE MOGLIE DI UMBERTO BOSSISe alla voce «crediti verso associati» finiscono i 19 mila euro di spese mediche a favore di Umberto Bossi per le quali la Lega Nord non avrebbe richiesto la restituzione, forfettari rimborsi spese in contanti a dipendenti e collaboratori occasionali sfondano i 275 mila euro, di cui 35 mila in contanti sarebbero stati usati da Riccardo Bossi, uno dei figli: affitto di casa, ristoranti, multe, meccanici dell'auto, ma anche il veterinario del cane, l'abbonamento alla tv satellitare, e persino anticipi in contanti all'ex moglie.
Umberto Bossi e sua moglie Manuela MarroneBICI CAOS
In magazzino la Lega conta giacenze per 395 mila euro. Sono gadget di propaganda, ma la cosa buffa è che 410 biciclette, del valore di 82 mila euro, sono ancora depositate presso il produttore: ed è curioso che la fabbrica le abbia vendute per 145 euro l'una a «La Bicicletta Padana» (società della finanziaria di partito Fin Group), e che essa l'abbia poi rivenduta alla Lega per 165 euro. Ulteriori rispetto a queste giacenze esisterebbero altri 36 mila gadget nella sede federale per una stima di 90 mila euro, ma anche qui il caos era totale: è bastata una mini verifica a campione per trovare 3.447 orologi invece dei 15 sul tabulato, o 250 teli mare invece dei 13 annotati.