CON LEGGE GASPARRI O SENZA, RENZI SARA' IL PADRONE DI VIALE MAZZINI - IN CASO DI OSTRUZIONISMO, L’AD NOMINATO DAL GOVERNO DIVENTEREBBE UN CAPO AZIENDA SENZA IL BISOGNO DI TRATTARE LE NOMINE CON IL CDA
Carlo Bertini per “la Stampa”
«La notizia è che il nuovo cda della Rai sarà rinnovato con la Gasparri e Matteo darà la colpa a quelli che fanno ostruzionismo e bloccano la riforma»: gli uomini più vicini al premier ammettono che sarà questo l’esito più probabile della partita quando esce l’emendamento del governo che spiana la strada a questa soluzione. Pure se il premier «non è affatto contento» di questo esito, il tempo è tiranno e Renzi prova a sparigliare.
maurizio gasparri maria scicolone e abdan tamiz
L’emendamento presentato in Senato non solo rende possibile rinnovare il cda con la Gasparri in attesa che entri in vigore la nuova normativa. E permette di assegnare in questo interregno al direttore generale dell’azienda gli stessi poteri sulle nomine previsti dalla riforma per la figura dell’amministratore delegato, compreso il potere di firma fino a 10 milioni di euro.
STRADE APERTE
Nel caso in cui l’ostruzionismo impedisse di approvare in tempi brevi la riforma, la norma transitoria permette di recuperare il rafforzamento dei poteri che è fondamentale per rilanciare la Rai. L’ad diventerebbe un capo azienda senza il bisogno di trattare con il cda su tutto.
Ma la norma non risolve una possibile conflittualità, tra funzioni rafforzate e del dg e quelle del cda della Gasparri. «La responsabilità di questo caos sarebbe di Fi, Lega e 5 Stelle che vogliono far restare tutto così e tenersi il suk per spartirsi il potere nel cda», dice Francesco Verducci, uno dei membri Pd della Vigilanza.
il consiglio di amministrazione rai con roberto fico
E anche se fioccano varie ipotesi, dal mettere la fiducia alla Camera ad un decreto che recepisca il testo varato dal Senato, quella più accreditata è un ricorso alla Gasparri: il rinnovo del Cda con le attuali regole, per poi applicare in autunno, dopo il varo della riforma, la norma che assegna super poteri al direttore generale. E la nuova governance varrebbe solo a partire dal successivo rinnovo, cioè fra tre anni.
IL REBUS 5STELLE
Con la Gasparri anche i grillini avrebbero diritto a uno dei nove membri del cda. «È automatico, perché loro hanno cinque membri in Vigilanza e al di là di quel che dicono ci tengono tanto, stando alle interrogazioni che presentano sul fatto che sono penalizzati nel minutaggio delle trasmissioni», spiega un altro commissario Pd della Vigilanza, Vinicio Peluffo del Pd.
Ma i grillini partono lancia in resta e urlano all’inciucio con una nota congiunta dei gruppi di Camera e Senato, «Prende forma la riforma Rai come un cerbero con le teste di Gasparri, Renzi e Romani: così il governo si piega alle richieste di Forza Italia e regala a centristi e forzisti tre anni di cda con l’attuale legge prima di trasformare l’azienda a sua immagine e somiglianza».
E a dimostrazione che esistono due fronti tra i renziani, quello più ortodosso rappresentato da Michele Anzaldi, spara a zero. «Questa storia dimostra che il Parlamento arranca: nonostante le migliori intenzioni la legge si è arenata nel bicameralismo perfetto e trasformata in un provvedimento che ha vanificato i due principali cardini: via la politica dalla Rai e la figura dell’ad con grandi poteri».