Steve Inskeep per Npr (National Public Radio) - Traduzione di Marzia Porta per “la Repubblica”
obama con la tiara e le girl scout
Da quando il suo partito è stato sconfitto nelle elezioni, lei ha messo a segno due importanti iniziative: una riguarda l’immigrazione, l’altra Cuba. Quelle elezioni sono state una sorta di liberazione per Lei?
«Non credo che siano state liberatorie. Era da tempo che lavoravamo a questi problemi. Per arrivare alla risoluzione su Cuba c’è voluto circa un anno. Quanto alla riforma dell’immigrazione, è evidente che ci ho lavorato per sei anni».
Allora questo era semplicemente il momento giusto per agire?
«È da sei anni che occupo questa carica. Abbiamo affrontato la peggiore crisi economica e finanziaria dai tempi della Grande depressione. Abbiamo affrontato dei disordini internazionali che non si vedevano da anni. Da un punto di vista economico l’America si trova nella migliore situazione che abbia conosciuto da molto tempo a questa parte; la leadership americana nel mondo è più necessaria che mai, e tutto ciò è liberatorio. Ciò mi consente di iniziare a focalizzarmi su altre difficili sfide delle quali sino ad ora non ho avuto il tempo o la possibilità di occuparmi».
Dopo i discorsi sulla riconciliazione ecco la prima azione tra obama raul castro e dilma rousseff
Signor presidente, da un punto di vista razziale gli Stati Uniti oggi sono più divisi di quando lei assunse l’incarico, sei anni fa?
«No, in realtà credo che nelle interazioni quotidiane siano forse meno divisi. E penso che il problema sia emerso in un modo probabilmente sano. Voglio dire: il problema della diffidenza reciproca tra polizia e comunità di colore non è certo nuovo. Il fatto è che non se ne è parlato per una varietà di motivi. Vi assicuro però che gli afro-americani o gli ispanici che risiedono in comunità disagiate e convivono con questa realtà da sempre non direbbero che la situazione oggi è peggiore rispetto a dieci, quindici o venti anni fa».
Si è discusso molto anche della decisione del gran giurì nel caso di Ferguson. Da alcuni sondaggi emerge che la maggioranza dei bianchi ritiene che abbia fatto bene a non incriminare il poliziotto che ha sparato a Michael Brown; la maggioranza degli afro-americani crede invece che abbia fatto male. Come può guidare il Paese quando le persone hanno opinioni così divergenti su questioni fondamentali?
OBAMA A COLLOQUIO TELEFONICO CON ROUHANI
«Credo che il fatto che se ne parli e che esistano degli strumenti che possono contribuire a colmare quel divario di incomprensione e diffidenza dovrebbe renderci ottimistici. Inoltre, ho istituito una task force formata da rappresentanti delle forze di polizia e della comunità religiosa, oltre che da leader e attivisti del mondo civile, e ciò che mi ha colpito è stato di vederli davvero interessati a risolvere un problema. Sono convinto che l’anno prossimo compiremo progressi in questo ambito».
Cosa pensa della posizione che l’America occupa nel mondo e in che modo, potendo, le piacerebbe modificarla nei due anni che le restano? Dopo Cuba esiste forse la possibilità di aprire un’ambasciata Usa a Teheran?
il presidente iraniano rohani si gode l iran ai mondiali
«Mai dire mai, ma ritengo che occorra procedere gradualmente. Nel caso di Cuba, per 50 anni ci siamo comportati sempre nello stesso modo senza ottenere alcun cambiamento. L’Iran è un Paese grande, progredito, con una comprovata tradizione di terrorismo sponsorizzato dallo Stato; sappiamo che voleva sviluppare un’arma nucleare e che ha danneggiato i nostri alleati; [è un Paese] la cui retorica, oltre ad essere esplicitamente antiamericana, è stata anche incendiaria nei confronti dello Stato di Israele.
Detto ciò, ammesso che Teheran dichiari di non essere interessata alla realizzazione di un’arma nucleare e che riconosca che è nel proprio interesse dimostrarlo affinché con il tempo le sanzioni possano essere sollevate, se riusciremo a compiere quel primo importante passo, allora mi auguro che esso possa fungere da base per un progressivo miglioramento dei nostri rapporti».
In un suo discorso lei ha parlato della “tradizione di libertà” degli Stati Uniti aggiungendo di volerla preservare ed ampliare. Quali possono essere le modalità adatte per estendere la democrazia al Medio Oriente?
«Credo che sia importante fare una distinzione tra le azioni che intraprendiamo per promuovere la democrazia, i diritti umani e il buon governo, e l’umiltà di rendersi conto che tutto ciò accade perché il popolo di un Paese lo vuole. Nel caso del Medio Oriente è vero l’opposto: una considerevole percentuale degli estremisti islamici è riuscita a far breccia nell’immaginario dei giovani. Esistono governi repressivi, che spesso non agiscono nel bene del proprio popolo. Ciò che noi possiamo fare è individuare luoghi dove qualcuno è pronto e disposto a farsi avanti, e poi fare tutto il possibile per essere d’aiuto. Quando però si tratta di nation- building o di progetti generazionali in paesi come la Libia o la Siria o l’Iraq, possiamo aiutare, ma non agire al posto loro».
antonio martin ucciso vicino ferguson da un poliziotto
La limitata risposta che lei ha dato all’Is in Iraq e in Siria è stata dovuta alla sensazione che l’Is non fosse il principale problema degli Stati Uniti e al fatto che ha preferito non farsi distogliere da vicende più rilevanti?
«Penso che il pericolo rappresentato dall’Is non si possa sottovalutare. Tuttavia, non è l’unico. Le prospettive dell’America per il futuro sono migliori di quanto non fossero da molto tempo. Da quando sono presidente abbiamo creato più posti di lavoro che Giappone, Europa e ogni altra nazione progredita messi insieme. Le nostre risorse energetiche, sia convenzionali che “pulite”, sono tali da far impallidire la maggior parte dei nostri avversari. Dunque, riguardo al futuro, l’America si trova in una posizione ottima. La domanda dunque è: come possiamo giocare al meglio le nostre carte?
sostenitori di isis festeggiano in siria
In parte dobbiamo risolvere problemi immediati, come l’Is; in parte dobbiamo assicurarci di continuare a sostenere con fermezza le norme internazionali, come abbiamo fatto in Ucraina; in parte dobbiamo gestire delle crisi imminenti, come nel caso dell’ebola. In definitiva però, il maggior pericolo per gli Stati Uniti è quello che deriva dalla mancata cura delle fonti stesse della nostra forza.
rafael ramos e wngian liu poliziotti uccisi a new york
Riguardo all’Is, è vero che dopo aver investito senza grandi risultati nell’imponente campagna di occupazione di altri Paesi, esito a destinare un altro bilione di dollari. Inoltre, abbiamo anche imparato che se facciamo per gli altri ciò che questi dovrebbero fare per conto proprio nessuna iniziativa è destinata a durare. La nostra tradizione migliore è quella di guidare attraverso l’esempio, essere forti e sicuri e garantire il rispetto di ciò in cui crediamo ».
LA CONTROFFENSIVA DELL ESERCITO UCRAINO CONTRO I FILORUSSI