MACRON NON CI VUOLE FRA LE PALLE? – BLOCCATO L’INVIO DI MILITARI ITALIANI IN NIGER ED IN TUNISIA: L’AFRICA E’ ROBA SUA – BLOCCATI NEL DESERTO 40 SOLDATI: ERANO GIA’ NELLA BASE DI NIAMEY PER ORGANIZZARE L’ARRIVO DI ALTRI 400 FANTI. LO STOP E' ARRIVATO DAL NIGER, MA PARE CHE DIETRO CI SIA PARIGI: L'ACCORDO FU SOTTOSCRITTO DA GENTILONI, CHE ORA E' MENO DI UN'ANATRA ZOPPA...
Fiorenza Sarzanini per il Corriere della Sera
La partenza era prevista per giugno. Ma la missione dei soldati italiani in Niger, già approvata dal Parlamento nel gennaio scorso, è sospesa. Troppe resistenze a livello locale hanno convinto il presidente nigerino Mahamadou Issoufou a chiedere al nostro governo un rallentamento nelle procedure di invio del contingente, che di fatto si traduce in uno stop.
Bloccata anche la partenza dei militari per la Tunisia: la richiesta di 60 uomini era stata fatta dalla Nato, ma in questo caso il premier Yussef al-Shed ha fatto sapere che sarebbe stato meglio evitare di darle seguito e tutto si è fermato. Resta dunque da risolvere il problema del reparto che era stato mandato a Niamey per la pianificazione logistica: 40 persone che il governo potrebbe decidere di far rientrare visto che al momento restano confinate nella base statunitense in attesa di nuove disposizioni.
Era stato il titolare della Difesa nigerino Kalla Moutari a sottoscrivere un «accordo di collaborazione» con la collega Roberta Pinotti il 26 settembre 2017. Il 1 novembre 2017 e il 15 gennaio 2018 aveva invece spedito due lettere con la richiesta di un contingente «per l' addestramento per il controllo dei confini». Istanza accolta a Montecitorio il 17 gennaio quando sono state prorogate e rifinanziate tutte le missioni all' estero. In realtà già dieci giorni dopo la radio francese Rfi rilancia le perplessità del ministero degli Esteri nigerino con una fonte che sottolinea il fatto di «non essere stati consultati» e soprattutto «non siamo d' accordo».
Circola l' ipotesi che sia stato il governo di Parigi a fare pressioni affinché il nostro Paese rimanesse fuori dalla Coalizione già presente con Stati Uniti e Germania. E prende corpo il 10 marzo scorso quando il ministro dell' Interno, Mohamed Bazoum, definisce la missione «inconcepibile» spiegando che l' unica possibilità è «l' invio di alcuni esperti, senza ruoli operativi». Una dichiarazione che convince il ministro degli Esteri Angelino Alfano a frenare: «Il dispiegamento della missione non può che avvenire su richiesta delle autorità nigerine e sulla base di consenso per rispettare profondamente la sovranità del Niger. Sono ovvietà, ma nell' ambito del diritto internazionale è fisiologico che sia così».
Nei giorni successivi ci sono numerosi contatti a livello governativo ed è lo stesso presidente nigerino a sottolineare le difficoltà di accogliere i soldati. Adesso bisognerà quindi stabilire il ruolo dei 40 militari già partiti nelle scorse settimane, che non hanno più compiti operativi. E non è escluso che si decida di farli rientrare in Italia, sia pur scaglionati, visto che in questa situazione non possono nemmeno uscire dalla base statunitense a Niamey dove sono ospitati e dove hanno allestito il quartier generale.
Il decreto approvato per «fornire supporto alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio» prevedeva l' invio di «120 unità nel primo semestre e fino a un massimo di 470 unità entro la fine del 2018». Costo dell' operazione: «40 milioni e 482 mila euro». Soldi che a questo punto potrebbero essere destinati ad altri impieghi. Sospeso anche l' esborso dei circa 5 milioni che Montecitorio aveva destinato alla missione in Tunisia. In questo caso si trattava di partecipare con 60 soldati alla missione Nato per «supportare le forze di sicurezza tunisine nella costituzione e messa in funzione del Comando Joint e sviluppare e rafforzare le attività di pianificazione e condotta di operazioni interforze, specialmente nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo».
Il governo di Tunisi ha avuto numerosi contatti con i colleghi italiani spiegando che la presenza dei militari non appariva necessaria, soprattutto tenendo conto degli equilibri interni e della situazione locale. E così si è deciso di soprassedere. Lasciando al prossimo governo l' onere di decidere come e dove impiegare i contingenti.