Chiara Maffioletti per “il Corriere della Sera”
La frase preferita di suor Cristina a The Voice , per spiegare come mai un’orsolina si ritrovasse a cantare in un talent show, era: «Ho un dono, ve lo dono». Sembra che i vescovi, questo dono, avrebbero preferito non riceverlo. Di certo non il suo ultimo, ovvero il suo primo disco (in uscita l’11 novembre) che contiene diversi remake tra cui Like a Virgin , di Madonna.
Non dovrebbe sorprendere che il Sir, l’agenzia di stampa dei vescovi italiani, non abbia gradito l’omaggio. In un editoriale, quella di suor Cristina è stata definita «un’operazione commerciale spericolata e furbetta». I dubbi che la vocazione artistica della religiosa non c’entri con la scelta dei brani per il suo debutto discografico non sono velati: «Lo sfruttamento del binomio diavolo/acqua santa ha sempre presa sul pubblico, ma nemmeno agli americani di Sister Act sarebbe venuta in mente una simile mossa del cavallo».
suor cristina nel videoclip like a virgin suor cristina nel videoclip like a virgin 5
Poi, l’affondo: «Il dubbio dell’uso strumentale della suora sorge spontaneo dopo i non brillanti risultati in termini di vendite e di pubblico (su YouTube il video è arrivato a 1 milione di visualizzazioni, ndr) post vittoria tv. Chi avrebbe parlato di lei se non avesse cantato proprio una canzone di Madonna?». Non esattamente un in bocca al lupo. E nemmeno un tentativo di coprire quella che, secondo l’agenzia, sarebbe appunto «l’operazione commerciale più spericolata nel panorama musicale recente».
L’insinuazione che sia stata una scelta «quantomeno furbetta», viene invece motivata così: «Lo dimostrano la scelta di girare il video nella stessa location dell’originale, l’internazionalizzazione del nome (sister Cristina invece di suor Cristina) e la scelta del brano. Chi, meglio di una suora che ha vinto un talent con un tutor fuori dagli schemi come J-Ax, poteva prestarsi a reinterpretare Like a virgin?».
Parole pesanti, che non lasciano spiragli nemmeno alla presunta «buona fede»: «E ora ci si viene a dire che si può cantarla rendendola “qualcosa di più simile a una preghiera laica che a un brano pop”. Beata ingenuità». Insomma, non c’è la benedizione dei vescovi. Anzi. «Suor Cristina — chiude l’editoriale —, sfidando la sorte, si è autolanciata l’hashtag #sonoserena. Noi lo siamo un po’ meno per il suo futuro. Di cantante pop, s’intende».