Diodato Pirone per “il Messaggero”
Gualtiero Bassetti, presidente Cei
La manovra per il 2019 piomba direttamente nell' aula del Senato senza che la Commissione Bilancio abbia votato neanche un articolo. Ma l' Aula di fatto non la esaminerà poiché sarà costretta a votare il maxiemendamento che il governo dovrebbe presentare oggi. Il Senato voterà intorno a mezzanotte.
Difeso strenuamente durante il referendum del dicembre 2016 dalle due forze che oggi governano, proprio il Senato di fatto viene saltato in occasione della legge più importante dello Stato. «Non era mai successo: è emergenza democratica, violenza al Parlamento», protesta il Pd.
E non sono solo le opposizioni: la Conferenza episcopale lancia l' allarme per misure che potrebbero «colpire i deboli». Mentre nel governo è fino all' ultimo scontro sulle misure: rischia di saltare per i costi il saldo e stralcio caro alla Lega.
MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE
LE TASSE FUTURE
Resta alta la polemica in particolare sugli aumenti Iva per 23 miliardi nel 2020 e 29 miliardi nel 2021: «Sarà la più alta d' Europa», denuncia il Pd. Ma i leader di M5S e Lega assicurano all' unisono che «non aumenterà»: gli aumenti saranno annullati nella prossima manovra. Non salirà, scrivono i pentastellati, «finché saremo noi al governo».
Ma, lamenta Fdi, cancellare i 23 miliardi previsti sarà una «pesante ipoteca» sulla prossima manovra. Ad attacchi e critiche Salvini risponde con una scrollata di spalle: «Ho perso? Spero di perdere così tutte le volte... Ci sono più di 20 miliardi nel triennio per smontare la Fornero».
Di Maio - non è una novità - lo scavalca per entusiasmo: dice che salirebbe ancora sul balcone di Palazzo Chigi a festeggiare e pubblica un elenco di misure «fatte», dallo stop all' aumento Iva nel 2019, fino a reddito e pensioni di cittadinanza.
Ma i decreti sul reddito e «quota 100», le misure di bandiera del governo, arriveranno solo a gennaio. E i dettagli si scopriranno solo allora: per fare solo un esempio, Giovanni Tria dice che il reddito partirà il primo aprile, ma Di Maio insiste per l' avvio «a fine marzo», anche per evitare sfottò sul pesce d' aprile.
SALVINI CON IL PUPAZZO DI DI MAIO
Quanto ad altre misure annunciate dal leader M5s, come il rinvio della direttiva Bolkestein per gli ambulanti, o volute da Salvini, come il «saldo e stralcio» delle cartelle Equitalia, solo la lettura del maxiemendamento scioglierà le incognite. Tanto che l' arrivo del testo slitta e al tavolo della riscrittura si segnalano tensioni e litigi tra M5s e Lega. Il nuovo tassello della pace fiscale con la sanatoria sulle cartelle, per dire, avrebbe dovuto già essere nel decreto fiscale ma rischia di nuovo di saltare perché troppo costoso.
Per la stessa ragione slittano le assunzioni nella P.A. e il presidente dell' Inps Tito Boeri lancia l' allarme per il suo istituto prendendosi l' ennesimo invito alle dimissioni da parte di Salvini.
Viene abrogata inoltre la mini-Ires per enti non commerciali che, denuncia la Cei, ad oggi aiuta tante attività di volontariato.
Sembra invece raggiunta un' intesa sull' intervento dell' esercito per riparare le buche di Roma: come ricorda il presidente Sergio Mattarella le Forze Armate hanno già mostrato la loro disponibilità in altre emergenze come Strade sicure.
In Parlamento, intanto, è solo attesa. Pd e LeU abbandonano i lavori della commissione, per denunciarne l' irrilevanza: «non era mai successo», dicono Andrea Marcucci e Vasco Errani, che non ci fosse neanche un voto. Il presidente della commissione Daniele Pesco, imbarazzato, chiede che fare alla presidenza dell' Aula. E la maggioranza decide di mandare il testo in Aula senza mandato al relatore.
Ma forse non basterà bypassare il Senato per approvare la manovra prima di Natale come da tradizione. E così i deputati (della maggioranza) dovranno tornare a Roma probabilmente il 27 o il 28 dicembre per il loro sì definitivo ma sempre a scatola chiusa.