MANOVRE PERICOLOSE - LE PROMESSE DI RENZI SU IRPEF, IRAP E SCUOLE COSTANO ALMENO 18 MILIARDI. E I CONTI ANCORA NON TORNANO - SENZA COPERTURE, IL DEFICIT ZOMPA AL 4%

Federico Fubini per ‘La Repubblica'

Proprio oggi i tecnici del Tesoro e di Palazzo Chigi sono al lavoro per stringere i bulloni, martellare le escrescenze, coprire le crepe: martedì prossimo il governo presenta il Documento di economia e finanza. E c'è ancora molto da fare. Perché da ciò che è dato sapere dalle slide di Matteo Renzi, i conti faticano a tornare. In totale le misure che sono state promesse aprono un buco per 18 miliardi di euro, ma molte delle coperture si presentano incerte: le una tantum o le misure friabili pesano per più di 10 dei 18 miliardi da trovare. Quasi due terzi della manovra.

Da Palazzo Chigi al ministero dell'Economia, tutti hanno presenti i problemi. Che per ora non presentano sintomi, è vero. L'onda lunga dei capitali internazionali a caccia di rendimenti è arrivata anche in Italia, in uno degli ultimi party prima che la Federal Reserve fra un anno chiuda il bar del denaro facile. Ma nel frattempo il deficit e il debito minacciano di salire: mentre si lavora al Def, nel governo cresce la convinzione che, a un certo punto, andranno prese decisioni per garantire la rotta.

Renzi vuole risollevare il morale depresso degli italiani e mettere in cassaforte il consenso, ma capisce che operazioni del genere presentano un costo. In primo luogo, c'è quello degli impegni che avranno effetti permanenti sul bilancio. Gli sgravi ai redditi bassi per esempio costeranno 6,6 miliardi di euro quest'anno e dieci miliardi in ciascuno dei prossimi. Il taglio del 10% dell'Irap, la tassa regionale sulle imprese, costerà due miliardi. E la riduzione della bolletta energetica per le piccole imprese sottrarrà alle entrate 1,4 miliardi. Insomma, dalle slide di Renzi si evincono minori entrate in pianta stabile per 10 miliardi quest'anno e 13,4 dal 2015. Già così, senza contromisure, il deficit si avvicinerebbe al 4% del Pil.

Ci sono poi spese non ricorrenti: 3,5 miliardi per rimettere a posto le sedi delle scuole - ormai un'urgenza - e 1,5 miliardi per la tutela del territorio da frane, smottamenti, alluvioni. Infine, se saranno liquidati gli arretrati dello Stato alle imprese, il deficit salirà di altri 3-5 miliardi a causa delle uscite legate a spese per investimenti.

Semplicemente sulla base di ciò che ha detto Renzi, una stima cauta mostra che servono 18 miliardi di coperture. Ma tre mesi dell'anno sono già trascorsi, ne restano solo 9 per farle funzionare e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan a Repubblica ha osservato: «È mia convinzione che tagli fiscali permanenti debbano essere finanziati da coperture permanenti, cioè da tagli di spesa». Non è chiaro se si tratti di un'opinione o di un impegno; ma ancora meno chiaro è se - e quando - sia possibile trovare 10 miliardi di tagli permanenti alla spesa e 18 di coperture in tempi brevi. Dal governo su questo sono uscite indiscrezioni ma anche indicazioni che sollevano altre domande.

Certo per esempio è che gli sgravi all'Irap avranno come controparte un aumento del prelievo sui guadagni da capitale investito. È una scelta che contiene un messaggio di programma perché si detassano le attività che creano lavoro e si tassano le rendite, il contrario di ciò che l'Italia ha fatto per decenni. Se però si guarda solo ai numeri, l'impianto del governo vacilla perché con tassi bassi come oggi è difficile che i redditi da capitale generino due miliardi di gettito solo alzando l'aliquota di uno 0,6%.

C'è poi il piatto forte delle coperture, la spending review del commissario Carlo Cottarelli. Anche qui non sarà possibile fare molto nel 2014: forse fino a cinque o, secondo lo stesso Cottarelli, tre miliardi di risparmi. Mezzo miliardo arriverebbe tagliando i compensi ai grand commis pubblici e molto di ciò che resta da una sforbiciata sugli acquisti di forniture dello Stato. È un'area in cui c'è spazio per intervenire, anche se la vendita di beni e servizi alle amministrazioni è un'attività vitale per decine di migliaia di imprese: la crescita ne risentirà.

Le coperture solide per ora finiscono qua, a quota 5-7 miliardi su 18. Il resto ha caratteri diversi: il rientro dei capitali nascosti al Fisco in Svizzera resta arduo da misurare e dal 2015 non si ripeterà; il maggior gettito Iva prodotto dai pagamenti degli arretrati alle imprese è stimato in 5 miliardi, ma non è una risorsa in più: è un'entrata anticipata a questo dai prossimi anni, quando si aprirà un buco corrispondente; e il risparmio da minori interessi sul debito sarà valutabile solo tra un anno: nessuno fonda una manovra su una voce del genere, anche perché l'anno prossimo probabilmente i rendimenti dei titoli di Stato torneranno a salire con l'aumento previsto dei tassi internazionali.

Insomma l'operazione per riportare ottimismo in Italia costa, ma coperture da 18 miliardi si trovano solo compiendo lo sforzo eroico di crederci. Beato quel bilancio pubblico che non ne ha bisogno.

 

RENZI E PADOAN PADOAN FIDUCIA AL GOVERNO RENZI IN SENATO FOTO LAPRESSE COTTARELLI case e catasto IMUBANCHE SVIZZERE

Ultimi Dagoreport

giancarlo giorgetti francesco miller gaetano caltagirone andrea orcel nagel

DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET  SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER AVVANTAGGIARE IL LEONE DI TRIESTE NEL RICCO MERCATO DEL RISPARMIO GESTITO. MA LA JOINT-VENTURE CON I FRANCESI IRRITA NON SOLO GIORGETTI-MILLERI-CALTAGIRONE AL PUNTO DI MINACCIARE IL GOLDEN POWER, MA ANCHE ORCEL E NAGEL - PER L'AD UNICREDIT LA MOSSA DI DONNET È BENZINA SUL FUOCO SULL’OPERAZIONE BPM, INVISA A PALAZZO CHIGI, E ANCHE QUESTA A RISCHIO GOLDEN POWER – MENTRE NAGEL TEME CHE CALTA E MILLERI SI INCATTIVISCANO ANCOR DI PIU' SU MEDIOBANCA…

papa francesco spera che tempo che fa fabio fazio

DAGOREPORT - VOCI VATICANE RACCONTANO CHE DAL SECONDO PIANO DI CASA SANTA MARTA, LE URLA DEL PAPA SI SENTIVANO FINO ALLA RECEPTION - L'IRA PER IL COMUNICATO STAMPA DI MONDADORI PER LA NUOVA AUTOBIOGRAFIA DEL PAPA, "SPERA", LANCIATA COME IL PRIMO MEMOIR DI UN PONTEFICE IN CARICA RACCONTATO ''IN PRIMA PERSONA''. PECCATO CHE NON SIA VERO... - LA MANINA CHE HA CUCINATO L'ENNESIMA BIOGRAFIA RISCALDATA ALLE SPALLE DI BERGOGLIO E' LA STESSA CHE SI E' OCCUPATA DI FAR CONCEDERE DAL PONTEFICE L'INTERVISTA (REGISTRATA) A FABIO FAZIO. QUANDO IL PAPA HA PRESO VISIONE DELLE DOMANDE CONCORDATE TRA FABIOLO E I “CERVELLI” DEL DICASTERO DELLA COMUNICAZIONE È PARTITA UN’ALTRA SUA SFURIATA NON APPENA HA LETTO LA DOMANDINA CHE DOVREBBE RIGUARDARE “SPERA”…

giuseppe conte beppe grillo ernesto maria ruffini matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – ABBATTUTO PER DUE VOLTE BEPPE GRILLO ALLA COSTITUENTE, UNA VOLTA CASSATO IL LIMITE DEI DUE MANDATI,  LIBERO DA LACCI E STRACCI, GIUSEPPE CONTE POTRA' FINALMENTE ANNUNCIARE, IN VISTA DELLE REGIONALI, L’ACCORDO CON IL PARTITO DI ELLY SCHLEIN – AD AIUTARE I DEM, CONCENTRATI SULLA CREAZIONE DI UN PARTITO DI CENTRO DI STAMPO CATTOLICO ORIENTATO A SINISTRA (MA FUORI DAL PD), C'E' ANCHE RENZI: MAGARI HA FINALMENTE CAPITO DI ESSERE PIÙ UTILE E MENO DIVISIVO COME MANOVRATORE DIETRO LE QUINTE CHE COME LEADER…

alessandro sallusti beppe sala mario calabresi duomo milano

DAGOREPORT – CERCASI UN SINDACO A MISURA DUOMO - A DESTRA NON SANNO CHE PESCI PRENDERE: SALLUSTI PIACE A FRATELLI D’ITALIA MA NON AI FRATELLI BERLUSCONI, CHE LO CONSIDERANO UN “TRADITORE” (IERI AI PIEDI DEL CAVALIERE, OGGI BIOGRAFO DI MELONI) – A SINISTRA, C'E' BEPPE SALA CHE VUOLE IL TERZO MANDATO, CERCANDO DI RECUPERARE IL CONSENSO PERDUTO SUL TEMA DELLA SICUREZZA CITTADINA CON L'ORGANIZZAZIONE DELLE OLIMPIADI DI MILANO-CORTINA 2026 - SI RAFFORZA L’IPOTESI DI CANDIDARE MARIO CALABRESI (IN BARBA ALLE SUE SMENTITE)...

nancy pelosi - donald trump - joe biden - michelle e barack obama

DAGOREPORT – FINALMENTE UNA DONNA CON LE PALLE: MICHELLE OBAMA NON CEDE AI VENTI DI TRUMPISMO E SI RIFIUTA DI PARTECIPARE ALL’INAUGURATION DAY. L’EX FIRST LADY SI ERA GIÀ RIFIUTATA DI ANDARE AL FUNERALE DI JIMMY CARTER: UNA VOLTA SAPUTO CHE AVREBBE DOVUTO POSARE LE CHIAPPONE ACCANTO A QUELLE DI TRUMP, SI È CHIAMATA FUORI – UNA SCELTA DI INDIPENDENZA E FERMEZZA CHE HA UN ENORME VALORE POLITICO, DI FRONTE A UNA SCHIERA DI BANDERUOLE AL VENTO CHE SALGONO SUL CARRO DEL TRUMPONE. E CHE IN FUTURO POTREBBE PAGARE…

giorgia meloni daniela santanche matteo salvini renzi

CHE SUCCEDE ORA CHE DANIELA SANTANCHÈ È STATA RINVIATA A GIUDIZIO PER FALSO IN BILANCIO? NIENTE! PER GIORGIA MELONI UN RIMPASTO È INDIGERIBILE, E PER QUESTO, ALMENO PER ORA, LASCERÀ LA "PITONESSA" AL SUO POSTO - LA DUCETTA TEME, A RAGIONE, UN EFFETTO A CASCATA DAGLI ESITI INCONTROLLABILI: SE ZOMPA UN MINISTRO, LEGA E FORZA ITALIA CHIEDERANNO POLTRONE – IL DAGOREPORT DI DICEMBRE CHE RIVELAVA IL PIANO STUDIATO INSIEME A FAZZOLARI: IL PROCESSO DI SALVINI ERA DI NATURA POLITICA, QUELLO DELLA “PITONESSA” È “ECONOMICO”, COME QUELLO SULLA FONDAZIONE OPEN CHE VEDEVA IMPUTATO RENZI. E VISTO CHE MATTEONZO È STATO POI ASSOLTO IN PRIMO GRADO, COME DEL RESTO IL "CAPITONE" PER IL CASO "OPEN ARMS", PERCHÉ LA “SANTADECHÈ” DOVREBBE LASCIARE? – IL SUSSULTO DI ELLY SCHLEIN: “MELONI PRETENDA LE DIMISSIONI DI SANTANCHÈ”