Francesco Bei per “la Repubblica”
Unioni civili. Si chiameranno così i nuovi “matrimoni gay” che il governo si appresta a presentare tra pochi giorni. Un disegno di legge copiato nei suoi aspetti essenziali dal modello in vigore in Germania fin dal 2001 — «Eingetragene Lebensgemeinschaft » — molto simile al matrimonio tranne che per due aspetti essenziali: non si chiama matrimonio e non si possono adottare bambini esterni alla coppia.
Tutto è pronto. Matteo Renzi ha chiesto ad Antonella Manzione, capo dell’ufficio legislativo di palazzo Chigi, di preparare un testo da portare al Consiglio dei ministri entro la fine del mese. Dopo anni di tira-e-molla su Pacs, Dico e DiDoRe, stavolta sembra quella buona. «Ai vescovi — ha confidato il premier nei giorni scorsi — già l’ho detto. Si mettano l’anima in pace». Ai primi di settembre, all’ambasciata italiana presso la Santa sede, ai piedi dei Parioli, Renzi incontrò il Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin, il segretario del Sinodo Lorenzo Baldisseri e il presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco.
E durante il pranzo annunciò la novità in arrivo, senza incontrare opposizioni. Del resto Papa Bergoglio stava già preparando la rivoluzione del Sinodo, dove l’apertura ai gay è risultata il piatto forte dell’assemblea. L’ultimo ostacolo, quello interno alla maggioranza rappresentato dai teocon del Nuovo centrodestra, è stato superato nel week-end. Lavorando alla legge di Stabilità Renzi e il braccio destro Yoram Gutgeld hanno infatti “trovato” mezzo miliardo da destinare agli sgravi fiscali per aiutare le famiglie numerose. Una sorta di quoziente famigliare, da sempre cavallo di battaglia dell’Ncd. Così si è consumato questa sorta di patto tra Matteo e Angelino.
Una pace siglata dopo le polemiche che hanno coinvolto Alfano per lo stop imposto ai sindaci che stavano avanzando per conto proprio trascrivendo i matrimoni gay nei registri comunali. «Serve una legge», è stato il refrain comune. In cambio dell’assenso alle unioni civili, Alfano potrà sbandierare i soldi alle famiglie tradizionali con molti figli. E così ognuno avrà ottenuto qualcosa. Dietro questa svolta in realtà c’è una preparazione che va avanti almeno da due anni.
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«Stiamo lavorando a questo schema fin dalla Leopolda del 2012 — spiega il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto — e ormai i tempi sono maturi. Persino il sinodo dei vescovi riconosce la validità del rapporto omosessuale, lo Stato italiano è l’ultimo in Europa a non aver normato le unioni tra persone dello stesso sesso». Anche la Corte costituzionale del resto, fin dal 2010, aveva messo in mora il Parlamento chiedendo di chiudere questo buco dell’ordinamento.
La filosofia del governo è chiara: «Stiamo modernizzando l’Italia — insiste Scalfarotto — e questo processo di estende al lavoro, all’economia, ma anche ai diritti civili. Capisco che per l’Ncd può essere doloroso, ma anche noi nel Pd stiamo subendo un forte travaglio identitario per l’articolo 18. Dobbiamo tutti rinunciare a qualcosa per andare avanti».
L’aspetto più delicato, sul quale anche i vescovi hanno chiesto a Renzi cautela, è quello che riguarda i figli. Il punto di mediazione è che l’adozione del bambino sarà possibile solo se uno dei due genitori è quello biologico. Un partner potrà adottare il figlio naturale dell’altro. Nessun affidamento insomma di bambini esterni alla coppia. Per il resto, i diritti (e doveri) saranno quelli del matrimonio tradizionale, reversibilità della pensione, diritto alla successione in caso di morte e possibilità di assistenza negli ospedali e nelle carceri, partecipazione ai bandi per le case popolari, sussidi fiscali.
In Senato dunque si fermerà il cammino del disegno di legge Cirinnà, che già riunisce proposte molto simili, e arriverà il nuovo matrimonio alla tedesca. Il cammino parlamentare a questo punto si annuncia spedito. Se la resistenza del Nuovo centrodestra si limiterà al no di alcuni irriducibili come Giovanardi e Roccella, il governo potrà sicuramente contare sul voto favorevole di molti parlamentari dell’opposizione. «Io sono per il matrimonio tout-court — dice l’ex vendoliano Alessandro Zan — ma non c’è altro tempo da perdere. Iniziamo dalle unioni civili alla tedesca, purché si facciano subito».
Sel è sulle stesse posizioni, anche dai cinque stelle ci si aspettano aperture. Ma è da Forza Italia, dopo la clamorosa apertura di Berlusconi (grazie a Francesca Pascale), che dovrebbero arrivare i consensi più larghi. «E pensare che noi eravamo il partito — scherza Gabriella Giammanco alla buvette — che con la Gardini impedì al deputato Luxuria di andare nella toilette delle donne!». Acqua passata, adesso la svolta “omo” del Cavaliere rimescola tutte le carte. Tanto che Renato Brunetta, il capogruppo, attacca Renzi da sinistra: «I miei DiDoRe sono del 2008. Non siamo noi che ci accodiamo, casomai è il governo che ci copia».