MATTEO VUOLE RINVIARE IL REFERENDUM A FEBBRAIO - SE VINCONO I “NO” CHIEDERA’ ELEZIONI ANTICIPATE IN APRILE - PER “COMPRARSI” IL CONSENSO VUOLE SCONTI FISCALI COPERTI DA MINORI DETRAZIONI - BRUXELLES SCETTICA, PER NON DIRE CONTRARIA

Il “pezzo forte” di Padoan è una “furbata”. Vale a dire, finanziare lo sconto Irpef con un taglio delle agevolazioni fiscali. Lo sconto lo ottieni subito, mentre le minori detrazioni fiscali te ne accorgi solo l’anno successivo con la dichiarazione dei redditi. Nella sostanza sarebbe una “partita di giro”.

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Aspirina per Dagospia

 

le frecce tricolori e il no al referendum le frecce tricolori e il no al referendum

 

Nonostante il pressing contrario di Madonna Boschi, Matteuccio nostro sta pensando di rinviare ai primi di febbraio il referendum costituzionale. Il premier di Rignano pensa che, in caso di sconfitta, la Mummia del Quirinale possa sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate per la fine di aprile. Si parla 23 aprile.

 

A sostenere l’idea, la convinzione che (salvo miracoli) la Commissione europea non concederà all’Italia tutta la flessibilità di bilancio necessaria per sgravi fiscali e le 80 euro ai pensionati. Due misure, però, che Matteo conta ancora di utilizzare per “comprare” il “si” al referendum.

 

Il “pezzo forte” bisbigliato da Piercarlo Padoan è in realtà una “furbata”. Vale a dire, finanziare lo sconto Irpef con un taglio delle agevolazioni fiscali.

 

MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN MATTEO RENZI E PIERCARLO PADOAN

Lo sconto lo ottieni subito, mentre le minori detrazioni fiscali te ne accorgi solo l’anno successivo con la dichiarazione dei redditi. Nella sostanza sarebbe una “partita di giro”. E per far digerire l’operazione alla Commissione europea, il ministro promette fantasmagorici interventi di riduzione del debito.

 

Nonostante l’opposizione di Nannicini, l’idea non dispiace a Renzi. Anzi. Tant’è che, malgrado il rinvio del referendum, il premier sarebbe pronto a farla inserire nella Legge di Stabilità. Dai primi conti, stiamo parlando - fuori tutto - di quasi un punto di pil: 16 miliardi; divisi fra meno tasse (poi recuperate l’anno successivo, sottoforma di minori detrazioni) e maggiore flessibilità.

 

Anche perchè, i primi soldi in busta paga arriverebbero proprio con lo stipendio di gennaio 2017: e dopo pochi giorni, guarda caso, si vota.

 

PADOAN RENZI PADOAN RENZI

Matteuccio, insomma, prova ancora a giocarsela sul referendum: spacchettando i quesiti ed utilizzando il bilancio dello Stato. E se proprio gli dovesse andare male, martellerà Mattarella per sciogliere il Parlamento.

 

Il problema di tutti i giocatori di poker è quando qualcuno ti viene a vedere il bluff...

 

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