MATTEONOMICS - RENZI PUNTA A SCALARE IL PD ( E A ROTTAMARE IL LETTINO) CON UNA PIATTAFORMA ECONOMICA “LABURISTA”

Claudio Cerasa per "Il Foglio"

Ricordate? Qualche giorno fa il Foglio vi ha dato conto delle bozze di un dossier ancora inedito sul quale stava lavorando da tempo il guru economico di Matteo Renzi: Yoram Gutgeld, deputato del Pd, cinquantatré anni, una vita passata in McKinsey. Bene. Quel dossier ora è stato definitivamente completato, il consigliere del Rottamatore lo ha raccolto in cinquantuno pagine di powerpoint, il sindaco ha dato la sua approvazione di massima al lavoro di Gutgeld e da oggi in poi il documento di cui vi parliamo in questa pagina (e che da oggi sarà consultabile sul sito del Foglio, www.ilfoglio.it/cerazade/3008) diventerà a tutti gli effetti la piattaforma programmatica attraverso la quale Renzi, proprio partendo dall'economia, proverà prima a conquistare il Pd e poi a incalzare con le buone o con le cattive il governo dell'"amico" Enrico Letta.

Ecco. Dalla lettura delle cinquantuno slide di Gutgeld si può dire che il piano studiato dal sindaco per sedurre il suo partito e garantirsi un consenso ampio all'interno del Pd sia più o meno questo. Mettiamola così: Renzi ha capito che uno degli errori commessi durante la sua campagna elettorale (quella per le primarie) è stato (a) aver puntato troppo sulla famosa teoria giavazziana del "liberismo è di sinistra" e (b) aver insistito troppo su alcuni concetti indigeribili per la gauche italiana (come l'abolizione dell'articolo 18).

E così, per uscire dall'"equivoco" di essere considerato lontano dal popolo di sinistra sulle policy di natura economica, il sindaco di Firenze ha accolto con favore alcuni suggerimenti di Gutgeld (che ha un profilo più laburista rispetto al liberista Pietro Ichino, che aveva scritto buona parte del programma economico di Renzi alle primarie) e ha deciso di costruire il suo nuovo profilo con questa idea: dimostrare ai suoi compagni di partito di essere diverso rispetto al liberista sfegatato delle primarie e costruire una grande coalizione attorno alla sua candidatura partendo proprio dalla Matteonomics.

La lieve svolta a sinistra del sindaco di Firenze, se così si può dire, è ben testimoniata dalle cinquantuno pagine di Gutgeld. E allo stesso tempo, attraverso il dossier del deputato renziano, di cui pubblichiamo in questa pagina alcune slide, si indovinano anche quali sono i veri temi scelti dal Rottamatore per dettare l'agenda al governo e imprimere alla rotta del Pd una rupture rispetto alla vecchia direzione imboccata nel passato. Tre temi su tutti: riduzione della pressione fiscale, taglio radicale della spesa pubblica, nuovo modello di produttività.

Sul primo punto, ovvero la riduzione della pressione fiscale, i renziani, Gutgeld in testa, ieri hanno accolto con poco entusiasmo il rinvio di tre mesi dell'Iva annunciato dal governo: tra le ipotesi studiate da Letta per bloccare il passaggio dell'Iva dal 21 per cento al 22 per cento vi è infatti la possibilità che a novembre venga aumentata di quattro punti percentuali l'anticipo dell'acconto sull'imposta delle persone fisiche (l'Irpef), e i renziani, su questo fronte, promettono di non fare sconti al governo. Motivo? Facile. La riduzione dell'Irpef è una delle priorità del programma del Rottamatore e il guru economico di Renzi ricorda non a caso che "è un errore non far pagare una tassa aumentandone un'altra" e che "il governo avrebbe tutte le carte in regola per tagliare subito l'imposta sulle persone fisiche".

Già ma come? Gutgeld sostiene, molto semplicemente, che "per abbassare le tasse bisogna far pagare le tasse e che per far pagare le tasse non vanno più alzate le tasse". "La riduzione dell'Irpef sulle fasce di reddito medio-basse - scrive Gutgeld - va avviata immediatamente. E' infatti possibile ridurre l'Irpef di 50 euro al mese da subito su tutti i lavoratori dipendenti (o assimilabili) con redditi netti inferiori a 2.000 euro al mese.

L'operazione richiede tra gli otto e i dieci miliardi di euro che sono reperibili in due modi". Il primo: "Messa in vendita di tutte le case popolari agli inquilini a prezzo di favore stabilito nazionalmente. Si stima - continua Gutgeld - che il valore complessivo delle case popolari superi i 30 miliardi, e la misura lascerebbe nelle casse dei comuni una parte del ricavato (20-40 per cento), utilizzando il resto per la riduzione dell'Irpef sulle fasce di reddito medio basse".

Il secondo: "Utilizzare la Cassa depositi e prestiti per pagare una quota della spesa in conto capitale, creando uno spazio di manovra di pari misura per una riduzione delle tasse. Queste misure straordinarie saranno sostituite dal 2014 dal gettito fiscale atteso dalle azioni di prevenzione dell'evasione, che come è noto in Italia ammonta a circa 150 miliardi di euro all'anno, 60 miliardi in più rispetto alla media europea".

Sull'evasione fiscale, le idee di Gutgeld per recuperare "30-35 miliardi di euro all'anno" sono state anticipate qualche giorno fa sul Foglio (pagamenti tracciabili, riduzione fino a 500 euro o anche 300 euro dell'uso contante, strumenti di pagamento elettronici obbligatori, dichiarazione patrimoniale, fattura elettronica per i pagamenti tra aziende). Ma oltre a questo, l'altro programma studiato da Gutgeld per "vincolare la lotta all'evasione fiscale a una riduzione della pressione fiscale" riguarda uno schema che prevede "una redistribuzione dei proventi derivanti da maggior fedeltà fiscale a favore dei contribuenti a basso reddito". 
Ok, ma in che modo?

Così: "La riduzione della pressione fiscale deve essere orientata a favore dei pensionati e dei lavoratori dipendenti con un reddito annuo inferiore ai trentamila euro. Il tutto attraverso una detrazione media mensile di circa novanta euro finanziata con 25 miliardi derivati dalla lotta all'evasione. Quanto varrebbe in termini di pil l'operazione? A regime avrebbe un impatto di circa 0,5 punti di pil all'anno creato da maggiori consumi".
Il libro dei sogni sulla destinazione degli introiti ricavati dall'evasione fiscale, si sa, è ricco di protagonisti: e non c'è politico che (sia da destra sia da sinistra) prima di preparare una cavalcata verso una leadership non abbia evocato il desiderio di collegare la riduzione della pressione fiscale a una più severa lotta all'evasione.

Il guru di Renzi sa che incatenare i finanziamenti per ridurre le tasse alla semplice lotta all'evasione è un rischio non da poco (si rischia cioè di non fare nulla) ed è per questo che all'interno della piattaforma economica suggerita al Rottamatore per prendersi il Pd e dettare l'agenda al governo Gutgeld ha puntato anche su una questione che finora, per forza di cose, non è stata affrontata dal governo: "Un taglio choc alla spesa pubblica".


Negli ambienti governativi, il fatto che Enrico Letta finora non abbia mai fatto accenno alla necessità di mettere in pratica una formidabile opera di spending review è spiegata con un ragionamento di questo tipo: "Gli equilibri dell'esecutivo sono già molto fragili e metterci a discutere proprio adesso di che cosa tagliare rischia di far saltare tutto, e non ne vale la pena".

In verità, a quanto risulta, la commissione Bilancio della Camera, presieduta dall'ultra lettiano Francesco Boccia, ha cominciato a discutere di spending review e ha promesso di ritornare sul tema dopo l'estate. Renzi, nei suoi colloqui privati, è critico però con la lentezza dell'esecutivo, e non è un caso che il sindaco ricordi costantemente che se il governo non prende di petto il tema spending review rischia di sbattere contro un muro grande così.

Per questo, dunque, il Rottamatore ha chiesto al suo consigliere economico di mettere in pratica un progetto di spending review. E sulla questione "dove si possono andare a trovare un po' di soldi per stimolare la crescita e creare occupazione" Gutgeld ha alcune idee.

L'ex McKinsey - che nel suo dossier ricorda come in Italia tra il 2000 e il 2011 la spesa pubblica sia passata dal 39,7 al 45,5 per cento del pil (in Germania, negli stessi anni, è passata dal 41,9 al 42,8) - sostiene che ci sono molte strade da percorrere per rendere "più produttiva la spesa pubblica" e "convincere una volta per tutte la sinistra che sia possibile avere un welfare state più forte anche spendendo di meno". Il primo punto, secondo Gutgeld, sono le pensioni.

"Abbiamo 500 mila pensionati che percepiscono, con il metodo retributivo, più di sette volte la pensione minima (circa 3.400 euro al mese), per un costo complessivo di oltre 32 miliardi all'anno. Cosa si potrebbe fare per ottimizzare? Per le pensioni che superano di tre o cinque volte il minimo, quelle che vanno da 1.443 fino a 2.405 euro al mese lordi, andrebbe dimezzato l'adeguamento all'inflazione per un anno, e avremmo un risparmio di 0,7 miliardi.

Per le pensioni che superano tra 5 e 7 volte il minimo, quelle cioè che vanno da 2.405 euro a 3.367 euro, dovremmo fermare l'adeguamento per 2 anni e avremmo un risparmio di un miliardo a partire dal secondo anno. Per le pensioni superiori di sette volte il minimo andrebbero infine previsti tagli del 10 per cento e blocco dell'adeguamento all'inflazione per 3 anni: avremmo così un risparmio di tre miliardi il primo anno e di 3,8 miliardi dal terzo anno in poi".

Con questi risparmi, aggiunge il guru di Renzi, "si potrebbe per esempio dare un incentivo vero alla lotta alla disoccupazione". Secondo Gutgeld, infatti, "trasformare qualche contratto precario in qualche contratto stabile, come ha fatto oggi il governo (ieri, ndr), non è una misura che aiuta a creare nuovi posti di lavoro, ma è una misura che si limita a stabilizzare. E avendo risorse limitate, oggi sarebbe giusto dare la priorità alla creazione di nuovo lavoro piuttosto che trasformare alcuni contratti".

Per esempio? "Con quattro miliardi all'anno potremo finanziare 650 mila giovani in servizio civile o apprendistato a cinquecento euro al mese, come accade in Germania, e in pratica, in questo modo, sarebbe lo stato che potrebbe accollarsi il pagamento di questi stipendi, seppur per un periodo limitato".

Oltre alle pensioni, poi, Gutgeld, come si evince dalle slide, sta preparando anche un progetto di legge, voluto da Renzi, che prevede una revisione del settore delle assicurazioni che potrebbe far risparmiare quattro miliardi di euro all'anno, e che porterebbe a una riduzione del 22 per cento delle spese complessive nel settore del Rc auto.

A questo, infine, sempre scorrendo il dossier, andrebbero aggiunte altre proposte che nei prossimi mesi diventeranno parte della piattaforma programmatica dell'universo renziano in materia di spending review. Il primo punto è la sanità, dove Gutgeld sta studiando un modo per creare un unico contenitore organizzativo e giuridico per evitare dispersioni e inefficienze tra Inps, comuni e regioni, e il piano porterebbe a un risparmio intorno ai dieci miliardi. Il secondo punto riguarda le prefetture, e qui Gutgeld ha suggerito a Renzi un accorpamento che farebbe passare il numero effettivo di prefetture da 70-80 presidi periferici a 20-30 prefetture centrali. Il terzo punto è relativo ai contributi alle imprese e Gutgeld propone di chiudere con la fase dei contributi a pioggia e suggerisce a Renzi di intestarsi una campagna per la patrimonializzazione delle imprese puntando a recuperare 50 miliardi di investimenti privati in 5 anni.

E infine l'ultimo capitolo più corposo riguarda la produttività. Il ragionamento del guru di Renzi, già accennato qualche giorno fa sul Foglio, è che prima di chiedere una qualsiasi diminuzione dell'Irap nel mondo confindustriale è necessario aumentare la produttività, "e per la politica è importante non cedere alle pressioni dei sindacati". Ma il ragionamento, in un certo senso, riguarda non solo Confindustria ma anche i servizi dello stato. Gutgeld sostiene che si può "aumentare la produttività producendo gli stessi prodotti o servizi con costi più bassi" e dice che "tutto ciò che viene risparmiato nella pubblica amministrazione andrebbe reinvestito nelle stessa pubblica amministrazione per creare nuovi posti di lavoro". E quanto vale il piano? L'ex McKinsey stima che si potrebbe portare la macchina dello stato a un risparmio tra i 4 e i 6 miliardi l'anno.

Ecco. Questo dunque è il succo della nuova piattaforma economica del renzismo. Una piattaforma forse meno liberista, meno giavazziana e anche meno blairiana del passato ma una piattaforma che, comunque sia, Renzi nelle prossime settimane farà sua per realizzare un doppio obiettivo: prendersi il Pd (e creare attorno alla sua candidatura un fronte di consenso trasversale); e mettere in campo sul piano delle politiche economiche un'agenda alternativa non solo a quella del centrodestra ma anche a quella del governo.


Il percorso è complicato, e Renzi dovrà stare attento a non cadere nella tentazione di trasformare la propria voglia di dettare l'agenda al governo in una voglia di rottamare il governo. Ma la strada che Renzi seguirà per raggiungere i suoi obiettivi comincia dall'economia: e in questo senso per seguire la traiettoria che il sindaco di Firenze imboccherà da qui al congresso forse bisogna partire proprio da qui.

 

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