1. BREXIT: MAY SCEGLIE RAAB AL POSTO DI DAVIS
(ANSA) - Un altro 'brexiteer' al ministero per la Brexit. E' Dominic Raab, 44 anni, finora viceministro della Giustizia e in passato elemento di punta nel fronte pro-Leave durante la campagna referendaria del 2016, l'uomo scelto da Theresa May per rimpiazzare David Davis, fattosi da parte in aperta polemica con la "svolta" negoziale più soft con Bruxelles annunciata dalla premier conservatrice britannica.
Se il 69enne Davis era un veterano, Raab rappresenta la leva dei giovani leoni Tory. La sua scelta è interpretata come un tentativo della May di salvare - attraverso l'ennesimo mini rimpasto - la propria poltrona e i sempre più fragili equilibri interni al governo e al Partito Conservatore, diviso tra 'falchi' euroscettici e 'moderati'. Davis, nella sua lettera di dimissioni diffusa nella notte e nelle dichiarazioni successive, ha esplicitamente preso le distanze dalla nuova piattaforma negoziale fissata dalla premier venerdì scorso di fronte al consiglio dei ministri, accusandola di aver "concesso troppo e troppo facilmente" a Bruxelles, senza neppure la garanzia di non dover accettare "ulteriori concessioni".
Si è inoltre detto convinto che il rispetto della promessa di portare la Gran Bretagna fuori dal mercato unico e dall'unione doganale - oltre che dall'Ue - sia "sempre meno probabile", pur aggiungendo di "sperare" di sbagliarsi, ribadendo la sua lealtà al governo e negando di voler sfidare la leadership di May nel partito. La premier da parte sua ha risposto ringraziando il ministro uscente e rendendogli omaggio per il lavoro svolto, ma dichiarandosi "in disaccordo con la sua caratterizzazione" della nuova linea negoziale britannica. Una linea che al contrario, secondo la premier, conferma l'impegno per l'uscita del Regno dall'Ue "dal 29 marzo 2019" e anche quello di "lasciare il mercato unico e l'unione doganale, ma puntando a una nuova partnership speciale" con i 27.
2. BREXIT, THERESA MAY IN BILICO: DOPO LE DIMISSIONI DEL MINISTRO DAVIS, COSA FARÀ BORIS JOHNSON?
Nicol Degli Innocenti per www.ilsole24ore.com
Il momento di trionfo di Theresa May è durato poco: venerdì la premier britannica era all’apparenza riuscita a convincere tutti i suoi ministri a sostenere la sua strategia su Brexit. Oggi invece la May si trova di nuovo in bilico dopo le dimissioni a sorpresa di David Davis, il ministro responsabile di Brexit che ha condotto i negoziati negli ultimi due anni.
Davis ha dato le dimissioni in una lettera alla May ieri sera, spiegando di non poter sostenere una strategia che, secondo lui, fa troppe concessioni all’Unione Europea e sottrae troppi poteri al Parlamento britannico.
«Per me è stata una questione di principio - ha detto stamani Davis. – Sarebbe toccato a me difendere questo progetto e in coscienza non potevo negoziare e promuovere una strategia che secondo me non può funzionare».
Secondo Davis la premier «ha fatto troppe concessioni alla Ue. Temo che ora Bruxelles prenderà tutto quello che offriamo e chiederà ancora di più, perché fanno sempre così. Spero che le mie dimissioni portino a un ripensamento della strategia e sull’allineamento troppo stretto con le regole Ue in futuro».
La May, che stamane avrebbe dovuto illustrare al Parlamento la nuova strategia del Governo nei negoziati con la Ue, ha invece nominato un nuovo ministro responsabile di Brexit: è Dominic Raab, 44 anni un sostenitore di Brexit. Raab, considerato una figura di non grande esperienza, è entrato nel governo dopo il rimpasto di gennaio con la qualifica di ministro dell’Edilizia.
Raab, 44, campaigned for Brexit. He is relatively inexperienced and was brought into the Cabinet in the January reshuffle as a young up-and-coming Tory with leadership ambitions.Le dimissioni di una figura chiave nei negoziati, come Davis, indeboliscono l’autorità della May e potrebbero convincere gli euroscettici a tentare di deporla. Davis ha dichiarato stamane di essere “certo che la premier può sopravvivere”, ma di fatto la sua posizione è molto fragile.
Molto dipenderà da cosa deciderà di fare Boris Johnson, ministro degli Esteri e leader degli euroscettici, che non fa mistero della sua ambizione di diventare premier. Durante il fine settimana Johnson ha criticato la strategia della May con il suo solito linguaggio colorito, ma alla fine si è allineato alla richiesta della premier di responsabilità collettiva del Governo.
La May aveva messo in chiaro venerdì che non aveva intenzione di tollerare ribellioni e che chi non era d'accordo con il piano su Brexit poteva dare le dimissioni. Johnson non ha lasciato l'incarico e, come Gove, ha fatto una scelta pragmatica di restare.
Le dimissioni di Davis però potrebbero convincere il fronte pro-Brexit a raggrupparsi e a sferrare l’offensiva. Gli euroscettici hanno detto più volte che secondo loro lasciare la Ue sbattendo la porta, senza un accordo, sarebbe meglio di accettare un'intesa con troppe concessioni, quindi le possibili conseguenze di un’uscita non li preoccupano.
Il fronte pro-Brexit ha un forte sostegno, soprattutto all’interno del partito conservatore, e può contare sulla popolarità di Johnson, ma non ha i numeri in Parlamento per vincere la battaglia. La maggioranza dei deputati è a favore di una Brexit morbida. L’unica speranza degli euroscettici è convincere abbastanza deputati che la May è mortalmente ferita e non può continuare a guidare il Paese. La premier oggi dovrà ancora una volta dimostrare la sua capacità di sopravvivere a tutto.