MILIONI & BIDONI – AL PROCESSO PER LA COMPRAVENDITA DI SENATORI, DE GREGORIO PARLA DI “GUERRIGLIA URBANA” DI BERLUSCONI PER FAR CADERE PRODI – “PENSAMMO A MASTELLA PREMIER DI TRANSIZIONE” - MASTELLA SMENTISCE: ‘TUTTE BALLE”
1.”CONTRO IL GOVERNO PRODI ATTI DI GUERRIGLIA URBANA DECISI DA BERLUSCONI”
Dario Del Porto e Conchita Sannino per “la Repubblica”
sergio de gregorio a servizio pubblico
«Silvio Berlusconi voleva a tutti i costi sabotare il governo Prodi. Aveva attivato persone, risorse, era la sua battaglia navale. Il rapporto tra noi due si intensificò quando con i voti dell’opposizione berlusconiana diventai presidente della commissione Difesa al Senato. Ricordo che in uno degli incontri col Cavaliere, mentre gli spiegavo dei miei problemi finanziari, mi chiese: “Ma di quanto sei esposto?”. Io neanche conoscevo il buco nero che avevo alle spalle. E sparai: 3 milioni. Pensavo fosse un cifrone. Lui mi rassicurò: “Da oggi non avrai più problemi”. Così partì la nostra azione di guerriglia urbana ».
Eccola, la “compravendita” di parlamentari raccontata in prima persona. Davanti alla Quarta sezione penale del Tribunale di Napoli, arriva Sergio De Gregorio, l’ex senatore eletto nel 2006 con Idv e poi passato con i berlusconiani dopo quella mega tangente.
SILVIO BERLUSCONI E SERGIO DE GREGORIO
«Quel governo doveva morire per asfissia». L’ex leader di “Italiani nel mondo”, che ha già patteggiato 20 mesi, depone come “testimone assistito” e accende il processo che vede imputati per corruzione l’ex premier Silvio Berlusconi e l’ex direttore de l’Avanti Valter Lavitola. Interrogato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli e dal pm Fabrizio Vanorio (che hanno indagato con il sostituto Henry John Woodcock), De Gregorio parla per tre ore: sicuro, lucido, abile.
SERGIO DE GREGORIO SILVIO BERLUSCONI resize
Conferma le accuse. Ricorda che fu proprio «Berlusconi a battezzare quella battaglia come “Operazione Libertà”», svela che a nome del Cavaliere cercò anche di convincere «Clemente Mastella a diventare nostro premier di un eventuale governo di transizione». Aggiunge: «Ero un fuoriclasse, e lui me lo riconosceva». Perché si fece comprare? «Ero diventato un senatore sotto usura: ricattabile. Ma mi ero indebitato per la politica, non perché giocassi al casinò. Se quel giorno avessi detto 5 o 10 milioni, li avrei ottenuti. Lavitola mi portò i primi pacchetti in tagli da 500 euro avvolti in fogli di giornali».
Poi De Gregorio evoca scenari di spionaggio. «Eravamo in “guerra”. C’era alcuni pezzi dei Servizi con noi, altri con Prodi. Nell’estate del 2006 o 2007, dopo una pagina di Repubblica che indicava Berlusconi e Pollari in un progetto eversivo, come presidente della commissione Difesa, diedi la notizia che Pollari poteva venire a parlare al Copasir su tutte le altre rendition (i trasferimenti coatti di presunti terroristi, come nel caso Abu Omar): anche quelle eventualmente autorizzate dai governi D’Alema o Dini. Quelle parole bastarono. Finì quella storia».
VALTER LAVITOLA A FIUMICINO jpeg
2. MASTELLA SCAGIONA BERLUSCONI: ‘TUTTE BALLE DA DE GREGORIO”
Salvatore Dama per "Libero Quotidiano"
“Operazione libertà”. Questo, secondo Sergio De Gregorio, era il nome in codice dell’operazione per destabilizzare il governo Prodi portandogli via quei pochi senatori su cui si reggeva il secondo esecutivo del Professore dopo le elezioni del 2006. L’ex parlamentare dell’Italia dei valori è uscito dal processo patteggiando la sua pena. Ieri è stato ascoltato come testimone sempre nell’ambito del caso sulla compravendita di senatori in cui sono imputati Silvio Berlusconi e Valter Lavitola.
De Gregorio ha accusato Berlusconi di avergli dato 3 milioni di euro per organizzare al Senato «guerriglie urbane, atti di sabotaggio, devastazioni». Il Cavaliere non avrebbe badato a spese pur di raggiungere il suo obiettivo, non aveva digerito la sconfitta alle elezioni per una manciata di voti: «Mi disse: faccio qualsiasi sacrificio politico ed economico per portarti a casa. Io venivo da Forza Italia». Ma De Gregorio tira in mezzo anche Clemente Mastella. Gli propose di diventare premier al posto di Prodi. «Organizzai un pranzo con un capocentro della Cia, gli americani non si sentivano abbastanza tutelati da una coalizione troppo spostata a sinistra».
E volevano Clemente premier. Mastella però ribalta la questione e scagiona il Cavaliere. «Mai visto un euro». E, soprattutto, non era De Gregorio che cercava di portare via pezzi di maggioranza a Romano Prodi, «ero io che cercavo di portare De Gregorio a sinistra. Ecco perché andai a parlare con lui». E trovò al tavolo Sergio De Gregorio e Robert Gorelich, capo del Central Intelligence Agency a Roma. La aspettavano. Avevano grandi progetti per lei... «Ma non fu un pranzo, sono rimasto tre minuti. Appena ho visto quel tipo strano, me ne sono scappato».
Robert Gorelich. «Solo dopo scoprii che era un funzionario della Cia, io non lo sapevo. Non parlava italiano. Aveva una faccia da spione. Capii subito che c’era qualcosa di strano. La compagnia non mi piaceva. Presi il caffè e me ne andai». Le proposero di fare il premier al posto di Prodi? «Io, presidente del Consiglio… Al Senato avevamo un solo voto di maggioranza, alla Camera la coalizione era tutta spostata a sinistra. Chi poteva pensare di mettere Mastella a Palazzo Chigi? Con quali voti? Era fantascienza. Solo chi non capisce di politica, può bersela...». Gli americani si sarebbero sentiti tutelati da un governo Mastella. «Gli americani erano grati a me? Io ero grato agli americani! Vengo da una famiglia di emigrati, mia moglie aveva vissuto a Long Island. I parenti di Sandra erano partiti nel 1892. Ricordo gli zii che mandavano i dollari nei pacchi, erano le rimesse che arrivavano al Paese».
E i pacchi di soldi di Berlusconi? «Nooo, mai visto un euro. E infatti De Gregorio non ha fatto riferimento a soldi diretti a me. Non lo può dire perché non esiste». Perché accolse l’invito a pranzo? «Andai - e non lo avessi mai fatto - perché era di strada. Da Villa Borghese, per andare a via Arenula, passavo da via Veneto. E lì c’era il Majestic, il ristorante allora era di Filippo Lamantia. Mi fermai anche perché c’era Enzo De Chiara, mio vecchio amico dai tempi della Dc. Quando ho visto quello lì, sono rimasto interdetto».
L’agente della Cia? «Lì fanno il brunch all’americana, alla fine con il caffè offrono sempre i pasticcini. Ma io manco il pasticcino ho preso! Caffè e via, sono scappato. Quello lì non mi piaceva, ho afferrato immediatamente che era uno spione. Poi quando De Gregorio mi ha detto che era uno della Cia, ho pensato: “Ecco, lo sapevo”. Ma chi è, ma come ti viene in mente, ma chi cazzo lo conosce a questo?!». Però era vero il suo rapporto con l’amministrazione americana? «Sì. Ma io dico: sono un amico degli americani, ero ministro della Giustizia, avevo rapporti con l’ambasciatore. Se mi volevano parlare, mandavano lui, no? Mica uno della Cia…». Perché De Gregorio l’ha tirata in mezzo? «Non so perché mi tira in ballo, io in questo processo non sono stato chiamato. Nessuno al mondo crederebbe alla storia di Mastella premier».