MINISTRO NONOSTANTE TUTTO - DOPO I CASI SHALABAYEVA, I TWEET SUL CASO GAMBIRASIO E GLI SCAZZI SUGLI IMMIGRATI, ALFANO PIAZZA NEL CURRICULUM AL VIMINALE ANCHE LE MANGANELLATE AGLI OPERAI - LA VERSIONE DELLA QUESTURA SMENTITA DAI LAVORATORI
Fiorenza Sarzanini per “il Corriere della Sera”
La polizia fa muro, i vertici difendono l’operato degli agenti. Ribadiscono fino a sera la versione della questura che esclude «cariche» e parla di «semplice azione di contenimento», ma la polemica monta e non basta l’incontro convocato in serata dal ministro Angelino Alfano con i rappresentanti sindacali per chiudere il caso.
«Una brutta giornata per tutti», la definisce il titolare del Viminale, così riconoscendo gli errori e gli eccessi che hanno segnato il sit in di ieri e assicurando di voler «garantire il diritto di manifestare, rispettando ogni forma di protesta pacifica».
Si respira un’aria pesante, è ben chiaro che quanto accaduto a Roma, in piazza Indipendenza, di fronte all’ambasciata tedesca dopo l’incontro con gli operai della ThyssenKrupp, soprattutto dopo le tensioni forti dei giorni scorsi tra il premier Matteo Renzi e i leader della Cgil, può essere la miccia che fa scoppiare l’incendio. Rendendo debole la posizione dello stesso Alfano, anche per il rischio che nuove manifestazioni vengano organizzate in tutta Italia facendo aumentare ulteriormente la tensione sociale.
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Un pericolo che si sta cercando di evitare proprio con gli appelli ad abbassare i toni e la disponibilità a «condividere le modalità per le prossime proteste, in modo da evitare che situazioni analoghe possano ripetersi».
LA DISTANZA TRA MINISTRI
Alle 13, quando cominciano gli scontri, Alfano è a Palermo. Lo informano di quel che è successo e intanto viene diramato il comunicato della questura che giustifica l’intervento sostenendo che i manifestanti «volevano occupare la stazione Termini, bisognava fermarli».
Effettivamente l’autorizzazione concessa riguardava soltanto una protesta «statica», ma i leader sindacali per tutto il giorno ribadiscono che l’intenzione — annunciata anche ai funzionari presenti — era quella di raggiungere il ministero dello Sviluppo economico: «Non abbiamo mai pensato di andare in altre direzioni». E in ogni caso sono le immagini degli operai con la testa insanguinata, oppure a terra mentre prendono le manganellate, a fare impressione.
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Proprio su questo alcuni esponenti del governo decidono di marcare la distanza con Alfano, a partire dal sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio che spiega di attendere per la serata una relazione del titolare del Viminale, per continuare con il ministro della Giustizia Andrea Orlando che, «fortemente preoccupato», non si limita a chiamare il collega dell’Interno, ma fa sapere di aver «contattato anche il prefetto della capitale Giuseppe Pecoraro».
VIDEO E RELAZIONI
Alle 18 Alfano incontra il capo della polizia Alessandro Pansa. Il prefetto ha già incaricato i suoi uffici di preparare una relazione tecnica, un’ora dopo al Viminale sale il neoquestore di Roma Nicolò D’Angelo. Porta i filmati girati durante gli scontri, la ricostruzione effettuata dal capo della Digos. Ribadisce la correttezza dei suoi uomini, spiega che «c’era un pericolo imminente che un gruppo di almeno quaranta persone organizzasse un corteo non autorizzato e dunque era necessario fermare la protesta prima che potesse degenerare».
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Sono vari i video che vengono esaminati più e più volte proprio per fissare ogni momento della manifestazione. Quelli trasmessi da televisioni e siti Internet mostrano la polizia mentre carica i manifestanti e li allontana, ma anche tre lavoratori a terra colpiti dai manganelli. E poi c’è quello della questura che invece si sofferma sul lancio di oggetti contro gli agenti che prima si proteggono e poi reagiscono.
«GARANTIREMO RISPETTO»
Alle 19.30, mentre Alfano incontra i leader sindacali, viene diramata la nota di Renzi. La richiesta di avere una «analisi dettagliata per accertare le responsabilità», dà per scontato gli errori nella gestione dell’ordine pubblico. Proprio di questo si parla nella sala del Viminale con la delegazione guidata da Maurizio Landini.
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I rappresentanti dei lavoratori chiedono una smentita ufficiale sulla versione della questura perché, come spiega Marco Bentivogli della Cisl al ministro e al capo della polizia, «nessuno ha mai pensato di andare a Termini, questa è una ricostruzione falsa e strumentale».
Lentamente la tensione comunque si allenta. Al termine della riunione il viceministro Filippo Bubbico assicura che «l’intesa è di condividere le modalità di tutte le prossime manifestazioni proprio per garantire al massimo l’espressione della protesta, soprattutto in questo momento di grave crisi per i lavoratori».
Oggi Alfano riferirà prima in Senato, poi alla Camera come chiesto da tutti i partiti. Anche tenendo conto che nelle ultime settimane la tensione in piazza è salita di livello e, come sottolinea il responsabile sicurezza del Pd, Emanuele Fiano, «siamo certi che le forze dell’ordine conservino intatto il loro alto senso delle istituzioni e per questo ci rivolgiamo a loro direttamente, affinché sappiano sempre contenere la difficile tensione sociale di giornate come queste evitando ogni possibile esito violento».