Sergio Rizzo per il “Corriere della Sera”
Osserverebbero i maligni che si tratta del primo caso di riciclaggio precedente addirittura la trombatura. Anche se di trombatura in senso tecnico non si può parlare, né si può dire che a Costantino Boffa manchi l’esperienza nel campo. Il curriculum parla chiaro: dirigente provinciale del Pci a vent’anni e dirigente regionale del partito a ventisei, quindi consigliere regionale a 28 e deputato a quarantanove. Con doppio vitalizio, sulla carta, già maturato.
In mezzo ai due incarichi elettivi, una parentesi da dirigente alla Regione Campania con il governatore Antonio Bassolino. Che non abbia una laurea in tasca, è ritenuto dettaglio insignificante per un «facilitatore dei processi di concertazione socio-istituzionali». Perché questo è adesso il suo mestiere. Lo è ormai da un anno e mezzo, quando è stato assunto come consulente fino al 31 dicembre 2015 da Invitalia con un compenso annuo di 100 mila euro lordi per iniziativa del direttore del ministero dello Sviluppo economico, Vincenzo Donato.
Il quale, nel ricordare l’esistenza di un’apposita convenzione fra quella società pubblica e il suo dicastero, ha spiegato per iscritto che il ministro della Coesione Territoriale Fabrizio Barca ha deciso di dare seguito a una decisione del Comitato del Contratto istituzionale di sviluppo Napoli-Bari-Lecce/Taranto di avvalersi di «professionalità aggiuntive» che «favoriscano il rapporto tra il territorio e i soggetti istituzionali coinvolti e cooperino a dare impulso all’azione amministrativa degli stessi».
Per concludere, Invitalia deve ingaggiare quella persona che ha vinto la procedura selettiva indetta un paio di mesi prima dal suddetto ministro per l’incarico di «Esperto di relazioni istituzionali e facilitatore dei processi di concertazione socio-istituzionali». Ovvero, Costantino Boffa.
A questo punto occhio alle date. La lettera di Barca è del 18 dicembre 2012: tre giorni prima delle dimissioni del governo di Mario Monti, che però le aveva annunciate il 9 dicembre. La decisione del Comitato, invece, è del 12 dicembre: tre giorni dopo quell’annuncio. Mentre è del 12 ottobre la procedura selettiva di cui sopra. Particolarissima, per diversi aspetti. Il bando risulta pubblicato il 21 settembre solo sul sito del ministero di Barca.
Il termine delle domande è fissato fulmineamente al primo ottobre. Non è previsto un titolo di studio specifico (Boffa ha la maturità scientifica) ma è richiesto un curriculum dettagliato, oltre a una dichiarazione sostitutiva di certificazione. E qui viene il bello. Perché in quella dichiarazione ci dev’essere scritto che il candidato non ha incarichi incompatibili come quelli «di natura politica, presso qualsivoglia istituzione europea, nazionale, regionale o locale»: com’è ovvio che sia. C’è però una scappatoia, e cioè l’impegno a rimuovere eventuali incompatibilità «prima della sottoscrizione del contratto».
E la clausola calza perfettamente al caso. Le elezioni politiche si terranno comunque di lì a qualche mese e per le regole interne al Partito democratico Boffa, che sta concludendo il suo secondo mandato, non verrà candidato. Gli stessi componenti della commissione esaminatrice, del resto, sanno perfettamente che l’ex capo della segreteria politica di Bassolino, in quel momento riveste un incarico incompatibile essendo un deputato in carica. La prova è nel verbalino del 12 ottobre 2012 con il quale «la commissione all’unanimità seleziona in prima posizione l’ on. Boffa».
I nomi dei commissari? Il direttore del Ministero dello Sviluppo Vincenzo Donato, che solleciterà Invitalia ad assumere il deputato del Pd. Paolo Caputo, vice capo di gabinetto di Barca. Fabio Di Matteo, membro dell’Unità di verifica degli investimenti pubblici. Infine Mario Vella, capo della medesima Unità.
Resta il problemino del curriculum, che metterebbe nero su bianco l’esistenza dell’incompatibilità politica. L’unico reperibile online porta però la data del 27 marzo 2013, dodici giorni esatti dopo la fine del mandato parlamentare, scaduto il 15 marzo, e giorno precedente alla proposta di «incarico per collaborazione a progetto» recapitatagli da Invitalia. A cinque mesi e mezzo di distanza dalla famosa selezione. Giusto il tempo per far svanire magicamente l’incompatibilità.