MONTI NON VUOLE “TIRARE A CAMPARE” E L’ITALIA SI PREPARA A TIRARE LE CUOIA - SULLA SPENDING REVIEW PRENDERE O LASCIARE: SI VA AVANTI PER DECRETO, PARTITI E SINDACATI NON POTRANNO METTERE BECCO SUI TAGLI, ANNICHILITI DALLO SPETTRO DI UN ALTRO AUMENTO IVA - GIOVEDI’ IL TEATRINO DELLE CONSULTAZIONI CON ABC? – BERSANI SUDA FREDDO - IL PDL SPERA CHE STAVOLTA IL CETRIOLO TOCCHI TUTTO A CULATELLO (INTERVENTO SUGLI STATALI E SALASSO PER LE REGIONI…)
Ugo Magri per "la Stampa"
Monti prova a surfare l'onda del successo europeo per riprendere slancio in Italia e superare le resistenze delle corporazioni, dei sindacati, dei partiti. Tornato da Kiev (deviazione di cui forse, col senno di poi, avrebbe fatto a meno), il Prof è concentratissimo sulla «spending review».
Dei tagli di spesa il governo ha maledetta urgenza, anzitutto per evitare l'aumento dell'Iva (scatta il 30 settembre), ma anche per pagare il conto del terremoto in Emilia. Lancerà due assalti a ondate successive. Il primo venerdì, in coincidenza con il prossimo Consiglio dei ministri, o al massimo entro questo weekend, per definire i tagli immediati dell'anno in corso.
L'altro assalto, attraverso misure che a Palazzo Chigi qualcuno definisce «più strutturate», seguirà a ruota e riguarderà i risparmi degli anni successivi. Qualcosa di meglio ne capiremo oggi, quando Monti vedrà parti sociali e rappresentanze degli enti locali. Escluso tuttavia che il premier intenda scoprire le carte. Anche se volesse, non potrebbe: la riunione interministeriale di ieri non ha sciolto tutti i nodi, ai ministri serve un supplemento di ingegno per venirne a capo.
Ma la vera ragione che vieta a Monti di spiattellare l'intero pacchetto di tagli è una questione di metodo. E il metodo, mettono in chiaro fonti accreditate, non sarà certo quello della contrattazione coi sindacati, tantomeno coi partiti. Più che di cercare preventivamente un consenso politico e sociale, il presidente del Consiglio si sforzerà di far intendere a tutti l'alternativa secca, l'aut-aut ineludibile tra tagli e nuove tasse, tra risparmi di spesa e aumento della pressione fiscale a livelli insopportabili. Informerà per grandi linee e quindi procederà , stavolta per decreto, niente disegno di legge aperto a tutte le modifiche.
Scottato in parte dall'esperienza sul mercato del lavoro (riforma snaturata a furia di emendamenti), Monti è deciso a tornare all'antico, perlomeno così lo descrivono i collaboratori più stretti, cioè al «prendere o lasciare» che ebbe successo sulle pensioni: messi alle corde, sindacati e partiti furono costretti a inghiottire il rospo. D'altra parte, come intendere diversamente il «basta tirare a campare» pronunciato ieri sera dal presidente del Consiglio?
Poi, si capisce, per quanto «tecnico» Monti è politicamente tutt'altro che sprovveduto. Prima di mettere il timbro sul decreto, i contatti non mancheranno né con le centrali sindacali né con le segreterie dei partiti. Da Palazzo Chigi è già arrivata a via dell'Umiltà e a San'Andrea delle Fratte la richiesta di indicare i nomi degli ufficiali di collegamento cui sottoporre in segreto le bozze di riforma. Sebbene non abbiano ancora ricevuto convocazioni, Alfano Bersani e Casini danno per probabili colloqui separati con il premier alla vigilia del varo, si tengono pronti per giovedì.
Nel Pdl qualcuno più ottimista scommette che i tagli faranno più male a sinistra che a destra. Di sicuro dalle parti di Bersani c'è parecchio disagio, causa le voci di intervento sugli statali e ancor più di salasso al bilancio delle Regioni. «Ci riserviamo di cambiare e correggere in aula il decreto», anticipa il responsabile economico Fassina. Meno ansia di essere convocati si coglie nei centristi, dove Rao (fedele interprete di Casini) denuncia i rischi di «una trattativa formale che si tradurrebbe nella voglia di piazzare bandierine».
Però questo pericolo, garantiscono dalle parti del premier, non verrà corso. La «spending review», aggiungono, vedrà la luce senza estenuanti mediazioni. Se vuole strappare all'Italia gli ultimi sacrifici nel nome dell'Europa, Monti sa che deve cogliere l'attimo, il momento è ora o mai più.
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