MONTI, LO SENTI QUESTO PUNZO CHE ARRIVA DALLA TERRA DELLA CAMORRA? - TRA I FEDELISSIMI SMONTEZEMOLATI C’E’ GIANNI PUNZO, IL “RAS” DEL CIS DI NOLA - SOCIO DI LUCHINO E DELLA VALLE IN NTV, SAREBBE LUI IL “MODELLO” DI IMPRENDITORE PER FAR RIPARTIRE L’ITALIA? - HA ATTRAVERSATO INDENNE (UN’ASSOLUZIONE E UNA PRESCRIZIONE) UN’INCHIESTA SUI RAPPORTI CON IL CLAN DEL CAMORRISTA ALFIERI - NEL 1995 FINI’ IN MANETTE - QUEI PASSAGGI “DELICATI” DELLA SENTENZA…

Vincenzo Iurillo per il "Fatto quotidiano"

Eccola, l'Italia degli imprenditori di successo che Luca Cordero di Montezemolo vorrebbe trasformare in un modello di buona politica per sostenere Mario Monti e salvare l'Italia dal baratro. Scendete a Napoli e ne troverete uno molto caro al leader di ‘Italia Futura': Gianni Punzo, 74 anni, l'inventore del ‘sistema Nola' - il Centro Ingrosso Sviluppo (Cis), l'Interporto Campano, l'ipermercato Vulcano Buono che insieme formano uno dei più grandi distretti del commercio del Paese - socio di Montezemolo in Ntv e suo amico intimo: fu tra i pochi ammessi nell'estate del 2006 alla festa dei 60 anni in Villa Caprile a Capri, la magione che cinque anni dopo è costata a Montezemolo una condanna a un anno per abusi edilizi.

Quella tra Punzo e Montezemolo è un'amicizia indissolubile. Nata trent'anni fa nell'isola dei Faraglioni, quando l'ex commerciante di biancheria vendette il suo motoscafo al pupillo di Agnelli. E poi articolatasi in una serie di rapporti di affari. Con Montezemolo che investe nella Cisfi, la finanziaria del Cis, e nella Banca Popolare di Sviluppo, inventata da Punzo nel 2001, e spinge la Fiat Engineering (ceduta poi nel 2004) a prendere il 4% dell'Interporto. E Punzo che utilizza quest'amicizia per affacciarsi nei salotti finanziari che contano, entrando nel 2005 nel fondo Charme, fondato da Montezemolo, una private equity in cui figura Della Valle (il terzo socio di Ntv).

E' una storia da film, quella di Punzo. Da modesto rappresentante di pezze, l'imprenditore napoletano è diventato il padre-padrone del Cis di Nola, 320 aziende consociate, 3500 addetti e un giro d'affari che sfiora i 7 miliardi l'anno. Gratta gratta però i fattori alla base delle straordinarie fortune dell'ex ‘pannizzaro' nella bolgia di Piazza Mercato a Napoli sono una miscela poco potabile di amicizie politiche, uso forsennato di fondi pubblici e una visione ‘lunardiana' dei rapporti con la criminalità organizzata, sulla falsariga dell'infelice frase dell'ex ministro di Berlusconi: "Con mafia e camorra bisogna convivere".

L'elenco degli sponsor politici di Punzo è trasversale. Da Renato Altissimo, che allargò ai centri commerciali i benefici di una legge pensata per i centri alimentari, a Paolo Cirino Pomicino, che secondo l'ex re del grano Pasquale Casillo fu il deus ex machina dei finanziamenti agevolati per l'allargamento del Cis, fino ad Antonio Bassolino, che da Governatore della Campania ha coordinato lo stanziamento di vagonate di fondi regionali per le iniziative imprenditoriali di Punzo.

Ma secondo un'inchiesta della Dda di Napoli poi finita con il proscioglimento pieno di Punzo dalle accuse di camorra e la prescrizione del presunto favoreggiamento, dietro lo sviluppo del Cis c'era una ‘sponsorizzazione' di ben altro tipo: quella di Carmine Alfieri, l'ex capo della Nuova Famiglia, il clan che contendeva alla Nco di Raffaele Cutolo il controllo del vesuviano. Nel 1995 Punzo finì in manette e dichiarò: "Pago la mia abilità di ‘pattinare'. Non ho mai negato di conoscere Alfieri fin dal 1959, e che questa persona mi abbia fatto timore... Non sono un eroe".

Punzo uscì pulitissimo dalla vicenda penale, dimostrò di essere vittima dei clan. Nello Trocchia su Il Fatto Quotidiano ha però rivelato passaggi inediti della sentenza con la quale il Tribunale di Napoli rigettò una richiesta di sequestro dei beni di Punzo. Nel documento, i giudici sottolinearono che Punzo incontrò Alfieri quando il boss era latitante e sarebbe stato disposto a finanziarne la corruzione dei magistrati "che indagano sul conto dello stesso Alfieri".

Quindi scrissero: "La figura di Punzo deve essere allora ripensata come quella di un abile imprenditore che in terra di camorra, pur di continuare la propria attività imprenditoriale, non ha esitato a mantenere buoni rapporti con le organizzazioni criminali (...) spia, in uno con le frequentazioni pericolose del proposto (Punzo, ndr) - di una mentalità caratterizzata da tendenziale assenza di rispetto per le regole e per le istituzioni, capace, in sostanza, di scendere a patti con la criminalità organizzata pur di conservare il potere economico conseguito grazie a indiscusse capacità imprenditoriali".

 

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