NANI IN EUROPA/2 – LA RABBIA DI RENZI SCONFITTO SUI MIGRANTI: “SE QUESTA È L’IDEA CHE AVETE D’EUROPA, NON FATECI PERDERE TEMPO. FAREMO DA SOLI” – L’UNIONE DICE NO ALLA NOSTRA RICHIESTA DI SPARTIRSI I PROFUGHI: SIAMO IL PAESE CHE NE HA DI MENO
Andrea Cuomo per “il Giornale”
Grecia batte Italia 1-0. Europa batte Italia 2-0. Una serata di sconfitte per il governo Renzi sul tavolo europeo. Con l'immigrazione che finisce a cena, tra una caprese e un'insalata, come un sorbetto per sciacquarsi la bocca. E la decisione di dire sostanzialmente no alla richiesta italiana di spartirsi i profughi. Insomma, è l'ennesimo schiaffo al governo Renzi da parte dell'Europa.
Al Consiglio d'Europa iniziato ieri a Bruxelles e che andrà avanti anche oggi, l'immigrazione avrebbe dovuto essere il primo punto all'ordine del giorno. Tutti avevano cerchiato questa data in rosso sulle proprie agende. Si sperava che Bruxelles desse finalmente il via libera al ricollocamento du base obbligatoria dei 40mila migranti che nessuno vuole e che restano in Italia (24mila) e nella derelitta Grecia (16mila). Un tema sul quale molti altri alleati fanno i finti tonti o chiudono addirittura le frontiere. Ma la discussione sul Grexit si è protratta a lungo e così di immigrazione si è parlato di sfuggita, in coda alla tragedia greca e poi a cena.
Tanta attesa, insomma, non è stata ripagata. L'Europa ci ha schiaffeggiato ancora, malgrado ufficialmente la commissione avesse garantito di volere insistere sul progetto della relocation, ovvero la redistribuzione dei migranti arrivati nel Sud dell'Europa. Si temeva al massimo uno zero a zero, una pacca sulla schiena, un vago appello alla solidarietà e un rinvio. E invece è andata peggio, il pareggio si è trasformato in sconfitta secca: la discussione è stata violenta, i Paesi contrari hanno fatto blocco contro il ricollocamento dei 40mila migranti e l'accordo non c'è stato, nemmeno al ribasso.
Al punto che Matteo Renzi è sbottato e rivolgendosi ai suoi alleati solo a parole ha urlato: «Se questa è l'idea che avete d'Europa, non fateci perder tempo. Faremo da soli». E sì che malgrado uno strano ottimismo che serpeggiava alla vigilia, il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk , prima dell'inizio del vertice aveva messo in guardia: «Non c'è alcun consenso fra gli Stati membri sulle quote obbligatorie per i migranti. Ma al tempo stesso lo schema volontario non può essere una scusa per non fare niente» .
RENZI GUARDA IL CULONE DELLA MERKEL
A questo punto prende piede di nuovo il piano B italiano, quello a volte evocato e spesso smentito, con la prospettiva di concedere visti temporanei ai migranti perché possano andare dove vogliano in Europa. Altrimenti il destino dell'Italia è di essere ancora un Paese aperto. Con il suo sterminato confine marino percorso da barconi carichi di disperati e i confini terresti con la Francia, con l'Austria, con la Svizzera, con la Slovenia, sbarrati dal decisionismo degli altri.
Le certezze restano che Regno Unito, Irlanda e Danimarca non ospiteranno un solo profugo, avendo giocato la carta dell'opt-out, la clausola di esenzione che permette agli Stati membri di sottrarsi a un particolare settore della cooperazione comunitaria per evitare di bloccare tutti gli altri. E che altri Paesi come quelli baltici, la Repubblica Ceca e la Slovacchia che continuano a mettersi di traverso. Alla fine paghiamo solo noi.